Quando si parla di munizioni in sé, bisogna sempre considerare due elementi basilari prima di valutarne la reale qualità:
- gli scenari balistici che dovranno affrontare in base al selvatico di riferimento, soprattutto se parliamo di una forma di caccia specialistica;
- le caratteristiche intrinseche dello strumento, leggi fucile, col quale le utilizzeremo: dal calibro alla tipologia sino alla lunghezza e strozzatura delle canne.
Ora, parlando di caccia a quaglie vediamo uno per uno i parametri che bisogna considerare:
- Tipologia di caccia: trattasi nel 90% di caccia con in cani da ferma, e molto meno con quelli da cerca.
- Ambienti e terreni: si pratica per lo più in prati e campi, gerbidi, stoppie e incolti: spazi aperti dove gli ostacoli al tiro forniti dalla vegetazione sono pochi o nulli.
- Distanze d’ingaggio: con buoni cani e nelle giuste condizioni climatiche capaci di favorire olfazione e relativi reperimento e negoziazione del selvatico, si spara sempre o quasi sotto ferma. Quindi con un range di tiro che va dai 10-15-20 metri per le prima canne, sino ai 25-35 e poco oltre per le seconde.
- Vulnerabilità, volo e resistenza intrinseca del selvatico di riferimento (quaglia): si tratta di un piccolo galliforme senza particolari forme protettive di piumaggio (a differenza dei colombacci e soprattutto degli anatidi, per esempio), di modeste dimensioni (quindi con ossa piccole e fragili, a differenza del fagiano) e che ha volo sempre rettilineo e piuttosto lento (contrariamente a beccacce e beccaccini), specie se parte da terra dopo la fase della ferma, e vuoi per le piccole ali vuoi per il peso intrinseco, fatica non poco ad accelerare.
Ne deriva, sintetizzando, che ci troveremo a ingaggiare un bersaglio spesso piuttosto facile, da distanze sempre ravvicinate, privo di particolari difese esterne e/o dell’apparato muscolo scheletrico e senza problematiche di percezione del medesimo. Un selvatico quindi, caratterizzato da una spiccata vulnerabilità intrinseca.
Ciò detto, ne deriva che l’arma ideale per insidiarlo sarà un fucile piuttosto leggero (si cammina tanto) meglio se basculante, meglio ancora se di calibro dal 20 ed inferiori e con canne di lunghezze medie (65-66 cm) strozzate l’una per il tiro ravvicinato, l’altra per la media distanza: Cyl. e ***, per capirci.
Le munizioni ideali vengono di conseguenza. E dovranno essere cartucce ben distinte fra prime e seconde canne, adatte a lavorare in sinergia con l’arma per assolvere nella maniera più efficiente al lavoro che si chiede loro: abbattere pulitamente quaglie senza sciuparle da vicino con le prime, fare lo stesso a distanze più significative con le seconde.
La loro specifica conformazione, ne deriva per consequenzialità logica diretta, semplicemente.
E saranno:
- Prime canne su bossoli tipo 1 massimo 2, armate di polveri per la stagione calda e asciutta, sigillate da borre bior o in feltro, purché senza contenitore, su colonna di pallini mai esagerata rispetto al calibro di riferimento in termini sia ponderali, sia di diametro.
- Seconde canne dalle medesime caratteristiche, ma assemblate con borra contenitore e armate di piombo di uno, due numerazioni in più rispetto alle prime.
Video: Munizioni ALG MIG 25 calibro 20
La mossa di ALG Munizioni
Quando abbiamo parlato con ALG Munizioni al riguardo, i loro dubbi sono stati zero, e la scelta è subito andata per la gamma MIG calibro 20. Nello specifico le MIG 25 bior, con borra biorientabile e piombo 11, e le MIG 25 con contenitore e piombo 10.
Lo ammetto, ho storto un pochino il naso perché 25 grammi da sparare con la mia fida doppietta Poli Lapis calibro 20 mi sembravano un po’ pochini.
Mi sono preso una lavata di capo che la metà basta, sotto forma di una relazione tecnico teorica che ha poi trovato puntualissima applicazione sul piano della resa pratica.
Il suo nucleo è di una semplicità sconcertante, quanto assolutamente vero. Ha spiegato infatti Lorenzo: “Quella delle cartucce iper grammate a tutti i costi e per tutte le cacce, è una moda senza senso. Un trend che parte da una presunta volontà di potenza figlia di pressapochismo ed errori tecnici imperdonabili. Lo so, uno sarebbe portato a credere che più piombo metto, più la cartuccia è potente e quindi efficace. Invece, non è così manco per scherzo.
Dosi maggiorate di piombo, hanno senso solo su cartucce per tiro a lunga distanza e con uso di polveri molto, molto progressive ed inneschi adeguati. Per il tiro nella corta e media distanza invece, servono dosi giuste e polveri vivaci, per avere così cartucce veloci in grado fornire rosate perfettamente aperte ma compatte, e con sciamo il più corti possibile sul piano longitudinale. Se infatti armiamo una munizione, specie poi quelle senza contenitore, con dosi esagerate di piombo e quindi altrettali dosi di polveri vivaci, quello che otteniamo sono due effetti negativi in uno:
1) da un lato pressioni eccessive che poi danno vita a rinculi punitivi, cosa fastidiosa in sé che oltretutto compromette assieme durata dell’arma e doppiaggio dei colpi;
2) violento schiacciamento dei pallini esterni della carica contro le pareti delle canne, che causa deformazione dei medesimi e quindi peggiori coefficienti balistici sia in fase di volo che in termini di efficacia terminale, con rosate piene di buchi e sciami lunghissimi sul piano longitudinale.
In parole semplici: hai più pallini in volo, ma quelli efficaci sono molti di meno di quelli in una cartuccia giusta, che oltretutto rimane molto più morbida alla spalla e alla guancia, stressando molto meno le chiusure del fucile.
Di qui la ragione dei 25 grammi in calibro 20: con la certezza di avere 25 grammi effettivi di piombo ben distribuito, e quindi mai distruttivo sui tiri ravvicinati, tutto letale sino all’ultimo pallino anche a distanze più significative”.
Nulla da aggiungere: logico e perfetto. Quindi, non restava che provarle sul campo.
Una mattina a quaglie con le cartucce ALG
Se per le mitiche ALG dispersanti con borra elicoidale Golden e Silver Queen ci siamo limitati, per ora, a test tecnico/empirici al campo da tiro, visto che la stagione alla quaglia è ormai aperta in Croazia, le MIG 25 BIOR e con contenitore calibro 20, le abbiamo portate direttamente a caccia. Senza stare a far “buchi nei fogli” o tiri su pezzi di “coccio”!
Orbene, mattina calda di una stagione torrida che non vuol mollare la presa, con secco ancora infame.
Quaglie ne abbiamo trovate una dozzina in circa due ore e mezza di caccia, sinché il clima ci ha concesso di stare sul terreno senza ammazzare noi, e soprattutto i cani.
Le occasioni di tiro buone, con ciò intendendo quelle in cui ha senso sparare con cani super esperti e in piena coscienza “etico-artistica” dell’attività venatoria, sono state sette: perché su quaglie che saltano da sole e/o che vengono sfrullate da me coi piedi o per ventura dai cani, non sparo e basta. O le ricerco coi cani “usandole” come preziosa occasione d’incontro, ferma e negoziazione e quindi non solo ci sta, ma è “cosa buona e giusta”, o di fare tiro a segno alla mia età e coi cani che mi ritrovo, davvero frega un c… nulla!
Bene, sono stati sei abbattimenti e una padella, avvenuta per colpa mia.
quattro prime canne e due seconde. Con selvatici raccolti perfettamente abbattuti, nessuno dei quali minimamente sciupato, anzi. Sembravano essere morti per “colpo apoplettico”!
Perfetti, integri, con solo un po’ di bava dei cani a guastare le livree dopo il riporto.
Un paio di occasioni in cui mi trovo a dover sparare con forte angolo dal basso verso l’alto su terreno lavorato privo di vegetazione, mi danno la riprova di quel che mi diceva Lorenzo: quella che arriva sulla quaglia e sul terreno, è una vera e propria frustata di piombo velocissimo e compatto da cui nulla potrebbe passare indenne. E infatti, quaglie perfettamente abbattute e nuvole di polvere di circa 60 cm di diametro, come disegnate.
Nelle seconde canne, dovute più che altro a primi colpi con sole negli occhi (idiota io, che avevo lasciato gli occhiali da sole in auto), ho modo di apprezzare da un lato l’arma sempre in mira anche dopo il primo colpo, grazie a rinculo e rilevamento dolcissimi, ed efficacia che in un caso è arrivata a circa 40 metri con piombo 10.
Non ottimo, perfetto!
A dire: fra prime canne piombo 11 e seconde 10, rispettivamente bior e contenitore, le MIG 25 ALG si sono mostrate esattamente la perfezione per questo tipo di caccia e per questo selvatico.
Una curiosità mi resta…
Nella scatola compare l’effige d’un tordo, e subito la fantasia e la memoria mi volano a mattinate in Appennino, sogni e ricordi che parlano di spollo in cieli ottobrini pieni di vento ed avventura dove per anni ed anni della mia vita mi sono divertito come un matto a intercettare saette scure che sbucavano dalle foreste sopra i prati del Bucine e delle Macinelle, alla Segheria o ai Prati Grandi… Ecco, credo che anche qui le MIG 25 per gli amanti del calibro 20, potrebbero regalare immani soddisfazioni! Provatele voi che potete (io ormai vivo altrove, e qui i tordi son vietati) e fatemi sapere.
Un abbraccio, in bocca al lupo e buona vita a tutti!
Schede tecniche ALG Munizioni MIG 25 Bior e MIG 25 contenitore
Munizioni | MIG 25 Bior | MIG 25 contenitore |
Calibro | 20 | 20 |
Bossolo | tipo 1 | tipo 2 |
Polvere | speciale | speciale |
Borra | biorientabile | contenitore |
Piombo | 11 temperato | 10 temperato |
Chiusura | stellare a 5 petali | stellare a 5 petali |
Scatola | blu royal da 25 pezzi | verde chiaro da 25 pezzi |
Per ulteriori informazioni visita il sito ALG Munizioni.