Per noi cacciatori e soprattutto qui nel Belpaese, la chiusura della stagione venatoria seguita da quel periodo che io chiamo “di recupero e compensazione” con la famiglia e con tutto quanto ci circonda, presuppone allo stop forzato di cacciatori e cani. Per quanto riguarda i primi, un valido diversivo è rappresentato dagli impianti nei quali è possibile praticare il cosiddetto “Percorso di caccia” o altre discipline sportive con l’utilizzo di fucili adeguati oppure anche con il tuo schioppo di sempre, giusto per non perdere i riflessi su piattelli o sagome varie che simulano il volo di un tordo, una starna ma anche la corsa di una lepre. In genere le giornate passate ai campi di tiro, corrispondono a scampagnate tra amici, solitamente con quelli con i quali si va a caccia, ma anche con altri che ne praticano una diversa, con i quali ed in ogni caso, il vincolo fraterno dell’amicizia viene costantemente rinnovato con le classiche rimpatriate a cena e con questi momenti pieni di sfottò e di sana e casereccia competizione.
Per chi vince, non ci sono trofei in palio, semmai la classica bevuta o la colazione pagata. In queste occasioni, magari non è detto che le capacità venatorie abbiano poi riscontro con i risultati in campo. Ho conosciuto cacciatori, non dico scarsi ma normali, nell’esercizio della caccia pratica, ma molto bravi in pedana su discipline come skeet, fossa o “Percorso caccia”, dove la sistematica frequentazione di questi impianti e il costante allenamento sui piattelli, porta poi a risultati interessanti ma che io reputo fini a se stessi. Uno capace nel tiro è pur sempre un soggetto dotato di quella prontezza nell’imbracciare la sua arma, di quella reattività che ne fanno un valore aggiunto a livello personale, ma che quasi mai trova poi riscontro nelle azioni di caccia nelle quali, le variabili sono molteplici e in alcuni casi anche imprevedibili. In queste occasioni è anche frequente l’utilizzo di armi specifiche e adeguate all’occorrenza, magari dotate di calci particolari, canne con bindelle ventilate e strozzature anche esse particolari così come le cartucce con cariche leggere ma veloci. Leggermente diverso e a loro favore, è il discorso della caccia al capanno, laddove le traiettorie dei selvatici e le conseguenti linee di tiro e modalità della schioppettata, possono essere replicate nel corso della battuta di caccia, consentendo al tiratore bravo e preparato nel tiro un valore aggiunto e quindi, di ottenere risultati migliori di altri.
Quante volte vi sarà capitato di dover acquistare o cedere un’arma e sentirvi dire : “…ma la posso provare su una serie di piattelli o meglio ancora su qualche selvatico vero”?
Oppure l’amico appassionato di ricarica ti omaggia delle sue preziose cartucce ma tu hai qualche remora sulla loro efficacia e preferisci magari provarle sul campo. Ecco, questi ed altri sono uno dei tanti motivi che ci fanno capire l’importanza di poter disporre di impianti adeguati, magari - perché no - anche vicini a casa nostra.
Quante altre volte ci si reca in queste strutture per tarare ottiche o provare carabine su sagoma corrente, con fucili prestati da un amico che ci vuole aiutare nella scelta della nostra nuova arma?
Stesso discorso vale per le ZAC (zone addestramento cani) o similari laddove è possibile portare le nuove leve per provare inizialmente il loro temperamento e le loro attitudini di razza ma anche per insegnare i primi approcci con la selvaggina e con tutto quanto simula una azione di caccia dallo sparo con il fucile, ben diverso dalla “pistoletta” da addestramento, fino all’abbocco e al corretto riporto per i cani da penna. Quante volte disponendo di una bella cucciolata ci siamo trovati davanti al dilemma di quali soggetti cedere e di quali tenere?
Anche in queste situazioni, poter utilizzare aree cinofile per fare dei test e provare a fare la giusta scelta, non è cosa da poco semmai, il problema è sempre il solito, ossia la qualità di queste strutture a partire dalla cura dei campi, alla genetica della selvaggina immessa o da immettere, per finire ma non meno importante alla capacità professionale di chi le gestisce. Un terreno denso di forasacchi soprattutto nelle bordure o tra le siepi frangi vento, diventa una trappola micidiale per i nostri ausiliari e quindi, quella che si prospettava come una bella mattinata all’aria aperta, diventa poi anticamera dal veterinario e relative spese per estrarre il maledetto forasacco da orecchie e narici.
Un cenno particolare sento di farlo per i recinti da cinghiale, utili e spesso indispensabili nel contesto della caccia all’irsuto. È prassi nel mondo dei cinghialai, di fare cucciolate numerose, con lo scopo di avere ricambi generazionali sempre di qualità più elevata ed evoluta, ma anche per scambiare o vendere alcuni soggetti (non i migliori…) ad altre squadre. Anche in questi casi, le ZAC con i loro recinti più o meno grandi in funzione dello scopo che si intende perseguire (piccoli per l’addestramento dei giovani cuccioloni, grandi per la prova o l’allenamento di adulti) rappresentano quanto di più pratico ed utile un cacciatore possa trovare ala ricerca di quelle che sono poi le finalità specifiche di un addestramento.
Una zona adeguatamente cespugliata con la presenza di un forteto magari con relativa pozza per l’insoglio, depone a favore della qualità di una struttura così come avere nel recinto animali che “picchiano” se incalzati dai cani o, peggio, aggressivi a prescindere, possono procurare traumi anche permanenti ai giovani soggetti che non hanno ancora raggiunto una maturità psicologica e fisica.
In questi casi. Il gestore deve immediatamente allontanare o sopprimere il soggetto aggressivo così come, deve curare scrupolosamente il perimetro del recinto per evitare che notte tempo i cinghiali vadano fuori lasciando cani e proprietari basiti di fronte alla totale assenza di un pur minimo abbaio o, peggio ancora, come è successo ad un mio amico, con i suoi Dachsbracke persi nelle campagne circostanti dietro uste che li hanno condotti fuori zona.
Altro aspetto importante di queste strutture, sono quelli che io chiamo “particolari accessori” che vanno dalla disponibilità di adeguate zone all’ombra dove poter parcheggiare le nostre auto con carrelli o trasportini al seguito, alla presenza di punti d’acqua per riempire borracce e ciotole per i nostri amati ausiliari.
La cura delle strade di accesso alle strutture e in genere la viabilità esterna ed interna, rappresentano anch’esse un valore aggiunto, così come un minimo di accoglienza intesa come la possibilità di avere un buon caffè e perché no anche un panino con bibita. Non tutti noi disponiamo di auto fuoristrada quindi un percorso curato con fondo “battuto” e con la potatura delle fronde ai margini della strada, fanno sì che il sito possa essere accessibile da più persone anche con auto non necessariamente particolari.
Mi è capitato di andare ad assistere ad una gara cinofila e di trovarmi di fronte a una salita sconnessa e a rischio per il fondo delle nostre auto. I più caparbi sono arrivati in cima a piedi con cani al guinzaglio e fucile in fodero, ma tanti hanno dovuto rinunciare con tutte le ripercussioni del caso per gli organizzatori dell’evento che si sono visti dimezzati il numero dei partecipanti e con la ricaduta di una pubblicità negativa nel mondo venatorio delle gare, soprattutto quelle ufficiali.
Un punto di ristoro anche semplice (caffè in cialde e acqua) presso la struttura, rappresenta anch’esso un piccolo ma importante valore aggiunto che fa propendere per quel sito anziché per un altro.
Infine, la competenza del gestore altro elemento direi fondamentale. I migliori in assoluto per quelle che sono le mie esperienze personali, sono i gestori che sono cacciatori o che lo sono stati in quanto e più di altri, possono comprendere le esigenze di chi si rivolge alle loro strutture. Spesso invece, le ZAC sono gestite da un conduttore agricolo e la sua poca propensione a questa attività, la noti fin da subito quando in voliera “accoppano” maldestramente quaglie, starne, pernici, fagiani che poi per i traumi procurati al di la della loro qualità genetica, non gli permettono di involarsi come dovrebbero quindi, facilitando abbocchi soprattutto con cani come gli Springer che non lasciano scampo a chi tentenna anche minimamente ad alzarsi in volo.
In questi casi la giornata diventa solo una spesa inutile e un tempo perso ed è per questo che la scelta della giusta struttura per organizzare la vostra uscita, diventa fondamentale per far si che la finalità dell’addestramento, possa raggiungere lo scopo prefissato.
Anche noi di all4hunters, ricorriamo spesso a queste aziende nelle quali realizziamo i nostri servizi più disparati come ad esempio di recente, i test su un collare della TR-DOG azienda partner dell’amico Francesco Sapio.
In questo caso, siamo stati ospiti alla ZAC La Selce, dove il gestore Alessandro Pani sta portando avanti un progetto che prevede l’irraggiamento delle starne intorno alle voliere predisposte adeguatamente. In questo caso, la presenza della starna è garantita così pure il suo comportamento sul terreno diventa sempre più “naturale” man mano che l’ambientamento raggiunge un livello accettabile. Questo consente ai cani ed in particolare agli inglesi come i setter, di manifestare le loro caratteristiche di razza, accentandone le doti per quei soggetti che presentano un valore aggiunto. Non è semplice portare avanti questi progetti se non si hanno specifiche competenze in quanto alcuni dettagli che possono sembrare marginali, alla fine di rivelano fondamentali.
L’ubicazione della voliera, l’eradicazione di animali nocivi come ad esempio la volpe, la disponibilità di colture consone all’alimentazione di questa selvaggina, una fonte di acqua possibilmente naturale e di qualità, fanno si che non vengano vanificato gli enormi sforzi anche in termini economici.
Il mondo venatorio nella sua complessità e varietà, racchiude in sé tante esigenze che formano legittimamente e per ciascuno di noi, un quadro nel quale i criteri di valutazione e di pensiero, non sono e non debbono essere necessariamente omologati. Ciò che è importante per uno, non è detto che lo sia per un altro. È sempre il rispetto per quanto fa chi la pensa diversamente da noi che eleva il cacciatore da soggetto grezzo e materiale, a elemento dotato di etica e comprensione per il diverso.
Ci saranno i puristi che non ammettono l’addestramento di un cucciolo su animali di voliera, perché dicono che puzzano ecc. Sarà pur vero, ma la realtà in Italia al netto di quelle che sono le azioni non consentite ossia, portare in addestramento i propri ausiliari in zone e tempi vietati come parchi ecc. è quella che conduce all’utilizzo delle strutture sopra menzionate, quindi teniamocele strette collaborando con loro anche in termini di suggerimenti per migliorarsi e soprattutto, premiamo con la nostra presenza, i gestori che si prodigano per rendere le loro strutture più accogliente per selvaggina, cani e cacciatori.
Personalmente considero ZAC, AFV e simili, oltre a campi di tiro, estremamente utili e guai se non ci fossero. Teniamoceli stretti perché il poco è sempre meglio del niente, facendo propendere le nostre scelte, verso quelle strutture e quei gestori che si impegnano nella cura del contesto e dei dettagli che spesso fanno la differenza.
Un solo e breve inciso normativo. Nello spostarsi per andare da casa a queste strutture, ricordarsi sempre di rispettare le norme sul trasporto delle armi, tassativamente in fodero e quelle del trasporto cani. Sul primo argomento, all4hunters tramite il dr. Corrado Maria Petrucci, ha pubblicato una serie di articoli specifici, circostanziati e con la dovuta competenza ai quali volendo è possibile fare riferimento. Sul secondo argomento, ho avuto modo io stesso di affrontare la questione fornendo spero una serie di informazioni e di spunti di riflessione.
“Le passioni volano in altro senza limiti di tempo e spazio. La loro unica meta, è di raggiungere il benessere fisico e spirituale, in armonia con tutto quanto ruota intorno a te"