La stagione venatoria si è conclusa, la caccia però continua, prosegue tutto l’arco dell’anno. Si dice, a buona ragione, che finisca il 31 gennaio e cominci il 1 di febbraio. Un motto che a molti ancora sfugge non pienamente consapevoli di quanto i membri di una squadra di caccia fanno per il loro gruppo durante la stagione tra la chiusura e una nuova apertura.
La manutenzione e la cura delle aree boschive, il controllo della fauna e il monitoraggio degli animali, la tutela degli stessi durante le estati più torride, la collaborazione con associazioni per la cura e la salvaguardia dell’ambiente, le relazioni continue con i distretti, gli ATC, le Regioni e le squadre confinanti. Un decalogo di impegni che si somma a una nutrita pila di pratiche amministrative da smarcare durante l’anno e che poco dopo la chiusura si ripresenta già per avviare l’organizzazione dell’anno venatorio venturo. Quello che attiene ai membri di una squadra fa da contro altare al duro lavoro dei canai. Coloro che sono schierati tra le fila dei canettieri non percepiscono minimamente il calo di lavoro del fine stagione e se non fosse per qualche domenica meno movimentata, per il resto la meravigliosa routine della cura dei cani prosegue giorno dopo giorno senza sosta.
In prima istanza c’è il recupero dei segugi: qualcuno ferito che deve rimettersi, qualcuno fin troppo magro, alleggerito dal lavoro prolungato e dalle temperature rigide, qualche soggetto che ha faticato eccessivamente a fine stagione e va lasciato riposare se non fatto controllare dal veterinario per verificare che i suoi parametri biometrici siano apposto. In questo contesto si comincia, per chi non lo ha già fatto in gennaio, ha pianificato le nuove cucciolate. Allevare cani è un modo straordinario di vivere il rapporto con i propri segugi, in particolare quando buoni soggetti sembrano averci dimostrato quelle caratteristiche morfo attitudinali che a noi piacerebbe conservare nelle generazioni future. Mentre si aspetta il buon esito degli accoppiamenti e si incrociano le dita perché i nuovi venuti siano sempre in salute e crescano sani, ci sono i giovanissimi da avviare e i giovani da fissare in addestramento. Si susseguono periodi di pellegrinaggio in zone di prova diverse, dalle più piccole e semplici per i novizi, fino alle vaste e complesse aree per chi deve fare piede e naso sull’animale. Un’attività che incrocia il periodo delle verifiche zootecniche e che rappresenta un’occasione unica per molti di transitare dal rango di canai a quello di cinofili.
Razze e princìpi
C’è una profonda e marcata differenza che resta, ne sono convinto, nel destino di ogni amante della caccia col cane intraprendere e consolidare nella propria storia. L’amore per il cane, traduzione letterale di cinofilia, si manifesta e si esercita attraverso la crescita del rapporto e delle attività che compiamo con i nostri fedeli ausiliari. Sciogliere un cane a caccia non equivale a liberarlo perché esprima le sue doti, entrare nel bosco per dare la caccia ai cinghiali con i cani non equivale a condurre la propria muta allo scovo. La differenza è sostanziale ed è innestata proprio sul ruolo e sulla natura del vostro cane nell’attività venatoria. Ogni razza, come ormai abbiamo imparato, è regolamentata da uno standard morfologico e di lavoro. Sono principi stabili che nel processo di fissazione della razza sono stati riconosciuti da scienziati, esperti giudici e professionisti, come gli elementi fondanti della razza stessa, espressioni di quel tipo di cane, atteggiamenti, attitudini, misure, caratteristiche che denotano senza ripensamenti una razza e la rendono unica. Questi princìpi, siano essi morfologici o funzionali, sono il punto di riferimento a cui un soggetto appartenente a una razza deve ambire. Più il cane si avvicina ad avere quelle caratteristiche più il suo lavoro e il suo aspetto saranno ideali e di conseguenza, ideale sarà il suo modo di essere, di lavorare, di manifestarsi. Per usare un esempio molto basico potremmo dire che un Pointer, che porta la testa alta durante il suo rapido incedere sui campi cercando di intercettare le molecole di usta dei pennuti, avrà più facilità e miglior portamento se la sua canna nasale punterà verso l’alto con una linea tipicamente ascendente, mentre potrebbe trovare più difficoltà e rendere meno qualora avesse paradossalmente un asse nasale come quello di un Bracco.
Un segugio francese, che per sua natura ispeziona il terreno concentrando verso il naso gli effluvi grazie alle lunghe orecchie, troverebbe molte difficoltà qualora avesse un orecchio corto, come quello di un Segugio Maremmano o di un Segugio dell’Istria e sarebbe un cane meno efficace nell’azione. Ogni razza, ognuna delle oltre 400 presenti, è stata selezionata per uno scopo e raccoglie nel proprio standard “il progetto ideale” di quel cane perché, nella selezione e nell’allevamento si possa ripetere con sempre maggiore puntualità quel tipo di soggetto. Mi voglio ripetere ancora una volta: è come avere lo schema di una macchina di formula 1, la sua aerodinamica, le misure, ogni singola parte del motore, sono elementi che partecipano a realizzare un meccanismo perfetto. Se cambiamo una parte di questi dati otterremo certo dei risultati ma mai ideali e duraturi come quelli indicati nel progetto iniziale. Ho voluto ribadire questi concetti perché sono la base della cinofilia e i processi attraverso i quali si opera la selezione e la ricerca dei soggetti migliori durante le verifiche zootecniche. Nel caso dei cani da caccia, soggetti selezionati per un lavoro duro e impegnativo, è oltremodo significativo seguire questi principi e per il canaio è determinante passare da una forma più “primitiva” di canettiere a una più “evoluta” di cinofilo. Lo si fa partecipando alle prove di lavoro e alle esposizioni che le società autorizzate dall’Enci organizzano. In una giornata di verifiche zootecniche si impara sui propri cani e sulle razze, più di quanto si possa fare in tante giornate di caccia. La presenza di un Esperto Giudice è per prima cosa un’occasione da utilizzare per attingere informazioni e cultura cinotecnica da chi ha fatto esperienza scientifica e pratica. La finalità dei nostri cani è quella di andare a caccia, eseguire al meglio il lavoro, restare più a lungo possibile in salute e avere un rendimento sempre alto. Questo fine si raggiunge proprio adeguando la nostra selezione a quegli standard. Lasciarsi valutare da un Esperto esterno, confrontarsi in ambiti particolari e competitivi, aiuta a fissare i paletti del proprio tour nel mondo della cinofilia e raggiungere obiettivi migliori durante la stagione di caccia.
Sono eventi dedicati al cane di razza, soggetti dotati di pedegree, ma per chi volesse approcciare con i propri soggetti “non iscritti” ci sono altrettante prove dedicate proprio a loro. Un passaggio ideale e più agevole per approcciare al mondo delle verifiche. Ai cani presentati non si chiede certo di far meno dei loro simili “nobilitati da iscrizione” e spesso, per mia personale esperienza, ho osservato lavori di soggetti e mute non in standard assolutamente degne delle migliori performance. È un momento di grande confronto, con gli altri cinofili, con i giudici, con ambienti e terreni diversi da quelli in cui siamo abituati a muoverci, uscire dalla propria comfort zone fa bene al canaio e fa bene ai cani. Da queste esperienze si matura coraggio e voglia di partecipare, desiderio di confronto e perché no, anche una sana vena sportiva che ci spinge a voler vincere una competizione, dopotutto le soddisfazioni sono anche quelle. Sono momenti significativi nella vita di un cacciatore, che lo spingono, prova dopo prova, esposizione dopo esposizione, anno dopo anno, a costruire il proprio percorso da vero cinofilo, desiderare di alzare l’asticella, conoscere meglio il talento e i limiti dei propri soggetti e capire come poterli migliorare generazione dopo generazione.
Approcciate sempre con serenità, sono giuste le aspettative e lecito pensare che i nostri cani siano i migliori in circolazione. Tuttavia confrontarsi con gli altri può, oltre che confermare le nostre idee sui nostri soggetti, anche farci scoprire soggetti ancora più efficaci ed efficienti, migliori. Conoscere quegli allevatori ci apre la possibilità di collaborare per una cucciolata, avere un cucciolo da integrare al proprio canile e da lì provare a costruire la nostra linea di sangue. Chi resta fermo sulle proprie convinzioni e limitato al proprio raggio d’azione non evolverà mai, non riuscirà mai a superare quel confine che lo separa da un vasto mondo di miglioramento. Avrà sempre dei buoni cani, nel migliore dei casi, ma non troverà quella soddisfazione di aver fatto crescere qualitativamente il proprio canile. Questo spazio è aperto anche per chi non si sente di avere ancora soggetti idonei per le prove. Accompagnate amici e colleghi, aiutateli nel recupero dei cani, partecipate, rubate con gli occhi e con le orecchie, sono giornate di puro e sano investimento sulla vostra cultura di cinofili. Poi ci vorrà costanza e tempo, il percorso è lungo e insidioso e spesso ci costringe a ricominciare daccapo. A distanza di tanti anni anche io fatico giornalmente a comporre una muta di soggetti dignitosi, morfologicamente apprezzabili e con attitudini venatorie spiccate e in linea con quanto richiesto dagli standard. Il lavoro da fare è tanto, ma la bellezza della cinofilia è proprio in questo processo di infinito miglioramento.