Le prove, cosa sono
Il mondo della prove cinofile, è un mondo poco conosciuto ai cacciatori meno evoluti, che le vedono come una serie di gare senza senso, buone solo a far felice chi, per nulla cacciatore (secondo loro) si accontenta di cani da corsa su campi di prova, a loro dire poi, incapaci per la caccia vera.
E può anche essere, dico io, anche perché non è certo il fine di vedere quale sia il cane da caccia migliore quello delle prove.
Ma vediamo di non correre cercando di capirci qualche cosa…
Quattro passi nella storia
L’origine delle prove, è antica, e affonda le sue radici nello spirito competitivo che da sempre contraddistingue il popolo inglese, non a caso l’inventore del moderno SPORT in quanto tale.
Fu infatti proprio fra i country-gentlemen di fine ‘800 che nacque l’idea di esportare il metodo già in voga per selezionare gli stalloni equini e bovini, par pari in campo cinofilo.
Con gli ovvi adattamenti del caso. Da una parte, per il tipo e la bellezza, furono i concorsi. Dall’altra, per la velocità, lo standard e lo stile di lavoro, furono le Field Trials, le prove di lavoro che cementarono la leggenda degli straordinari fermatori albionici: setter e pointer!
Dall’Inghilterra al Continente
La cosa prese piede poi anche in tutto il continente, un po’ come fenomeno fine a se stesso, un po’ con tutte le caratteristiche che di lì in poi faranno proprio delle prove il sistema principe per selezionare i riproduttori perfetti per i campioni di domani. Quelli insomma in grado di trasmettere con la miglior approssimazione possibile il miglior codice genetico in assoluto, senza il rischio di tramandare tare e difetti.
Fatto sta che furono proprio le prove dapprima a migliorare e generare le varie razze anche europee (Vizla, Breton Kurzhaar etc.), e poi a creare in base alle varie attitudini degli utenti finali, stili e soggetti e varie forme di prove stesse, sino a quella che è la variegata situazione odierna.
Continentali e inglesi, già non corrono più assieme da un pezzo. Le classiche, quello sono, le classiche, con tante altre forme di test che hanno arenghi e luoghi i più disparati fra di loro, dalle vette alle paludi, con l’unico minimo comun denominatore della primavera quale periodo in assoluto il più attivo.
La stagione delle prove
Sulla coda dell’inverno, quando ancora è fresco e fino a marzo per il ripasso, si corrono al monte ed in collina prove speciali quali il Trofeo Gramignani, destinato agli specialisti beccacciai. Mentre nelle valli e nelle paludi, rare quanto affascinanti sono le attitudinali a beccaccini. In un caso come nell’altro, l’apoteosi della specializzazione.
Saladini Pilastri è invece il titolo del più celebre trofeo per cani da montagna, di quelli destinati a creare i campioni per i galli, le bianche e le cotorne.
Febbraio e marzo, qui è là ma specie nei Balcani, fra Serbia e Croazia, delineano per lo più il tempo dei Derby, prove destinate solo ai giovani virgulti che per questo si cimentano in terreni sconfinati, a vento, sempre e solo contro le starne, il più classico dei classici fra i selvatici stanziali e sulle quali sono nati tutti gli standard di lavoro di tutti i cani da ferma.
Aprile vede partire il circuito delle prove di montagna sulle quaglie. Molte di allevamento, ma non è raro nelle prime giornate già calde che occhieggiano a maggio con venti meridionali, imbattersi in qualche africanella di prim’arrivo.
Ed è così che quindi, a livello anche europeo, si entra nella grande stagione delle classiche.
Il mondo delle prove nel bene e nel male
Cac, Cacit, riserva di Cacit o eccellente. I giudici che mugugnano. I proprietari dei cani sugli spalti che si consumano fra ansie e aspettative. I dresseur che a mala pena dissimulano l’emozione ancestrale del confronto facendo i “navigati”. E all’orizzonte furgoni su furgoni pieni di cani e di speranze. Quanti i chilometri per addestrare. Quanta la strada e la fatica. Quanta la soddisfazione in quel pezzetto di carta che dopo mesi di vento e vita intensa all’aria aperta, finalmente certifica un campione!
Ai tanti denigratori dico solo: ma le avete viste le foto dei cani di 60/70 anni fa?
Poi, sapete come andrebbero quelli, contro quelli di oggi, nella media?
Poco da fare, è il mondo delle prove nel suo lato più sano che ha prodotto questi risultati, come altrettanto è stato il mondo delle prove nel suo lato più oscuro che ne ha creati altri (nulla di irreparabile, capiamoci).
Il primo dei quali, dimenticare il vero fine del mezzo, cioè delle prove – confrontare per scegliere i migliori riproduttori – con quello falso, illusorio – la vittoria momentanea, effimera quanto fine a se stessa – cosa poi che per lungo tempo ha portato a risultati esattamente contrari a quel che ci si voleva proporre.
Dico di cani isterici buoni solo a correre come fulmini per cinque minuti, e incapaci poi di qual si voglia autogestione, con perniciosa trasmissione di medesime caratteristiche.
C’è un solo modo per non incorrere più in tali errori, e sta tutto in una parola: cinofilia! Amore per i cani, e quindi non per se stessi. Rispetto perciò, delle indoli e delle tradizioni.
Che per i fermatori, quelle sono indicate dagli standard e dal buon senso, e per gli altri –dai segugisti ai cani tutto fare – sono altre, molte localistiche e delle quali parleremo altrove.