Al di là del rispetto e della cordialità che segnano i primi momenti dell’incontro con Orlando Fabbri nella sua residenza sulle colline del cesenate a Mercato Saraceno, emergono immediate le affinità elettive quando iniziamo a parlare di caccia, boschi e montagne prima ancora di arrivare al vero protagonista del nostro incontro e della mia intervista che vuole essere una testimonianza e un omaggio ai tanti cacciatori e cinofili amanti del setter inglese. Che siamo nel posto giusto per parlare di setter lo si intuisce dallo studio in cui mi accoglie Orlando Fabbri, una sorta di museo o galleria d’arte in cui è ben visibile la traccia storica dei risultati che il suo allevamento ha portato avanti per decenni. Tantissime immagini e trofei ricordano le vittorie di campioni in epoche e terreni diversi, fra prove su selvaggina naturale, campioni trialer, riproduttori e formidabili cacciatori. Una dichiarazione su tutte rende l’idea della passione di Fabbri prima di iniziare la nostra intervista “Il setter inglese è un cane in grado di emozionarsi a caccia e comunicare le proprie emozioni al cacciatore che non può non ricambiarle. Ho dedicato la vita al setter per questo motivo, mi ha sempre emozionato e continua a farlo”.
Setter, compagno di vita e di caccia
Sentimentale è dunque il movente iniziale ma completamente diverso, dunque scientifico e pragmatico il metodo che ha seguito Orlando Fabbri. Non bisogna infatti qui cadere nell’errore di confondere i diversi ambiti di discussione, se quella della caccia e della cinofilia sono delle passioni, il modo di portarle avanti da parte di un allevatore richiede la massima professionalità e preparazione per riuscire a dare il meglio alla razza in questione prima di tutto e ovviamente di riflesso ai tanti appassionati cacciatori e cinofili che a loro si rivolgono per la ricerca di cani che possano essere indimenticabili compagni di vita e di caccia. Non c’è spazio per l’approssimazione, per i tentativi o la fortuna in cinofilia, è molto chiaro in questo Fabbri, la genetica è una materia scientifica che richiede studio e applicazione pratica, seguendo la fenomenologia genetica e osservando attentamente i risultati ottenuti si possono dedurre chiaramente pregi e difetti del lavoro svolto. Concentrandosi sempre sulle caratteristiche dei soggetti, è fondamentale riconoscere i difetti da evitare e le qualità da fissare invece nella riproduzione. Attraverso accoppiamenti sempre più mirati con cani dalle simili caratteristiche positive il margine di errore si assottiglierà in modo naturale fino al raggiungimento dopo alcune generazioni di cani positivi su almeno la maggioranza degli aspetti.
La serietà e l’impegno da parte di chi alleva stanno ovviamente nel giudizio netto e implacabile di ogni aspetto problematico del cane sia a livello morfologico che funzionale, soltanto da una selezione ferrea delle caratteristiche si otterranno risultati sempre più evidenti. Risulta chiaro come questo metodo di lavoro basato sull’osservazione e la vera e propria catalogazione dei cani negli accoppiamenti richieda tempo e sacrificio; la strada per un successo duraturo è spesso in realtà un sentiero stretto e impervio, qui si dimostrano la tenacia e la credibilità nel tempo che come sappiamo restituisce sempre ciò che si è dato. Oggi Radentis è il sangue che scorre nella stragrande maggioranza dei più importanti setter del mondo; campioni in prove e, soprattutto, predatori efficaci, istintivi per molte generazioni in linea diretta. Il progetto concepito alla fine degli anni '60 fra le colline romagnole abitate dalla starna continua ancora oggi che i territori sono profondamente cambiati, i selvatici e i cacciatori di conseguenza.
Restano invariate la passione e le emozioni che molti Radentis sono ancora in grado di trasmettere. Per conoscere ciò che è stato e come si è realizzato il progetto Radentis lasciamo la parola ad Orlando Fabbri. Sono poche e dirette le domande tecniche che ho voluto porre ad Orlando cercando di interpretare le curiosità principali che avrebbero voluto conoscere i cacciatori e cinofili. Le risposte sono altrettanto schiette e sempre argomentate da fatti ed esperienze che lasciano poco spazio a dubbi e interpretazioni; pertanto buon ascolto amici del setter inglese d’Italia e ancora grazie ad Orlando Fabbri.