La temperatura si fa dolce e ammaliatrice, le ore di luce aumentano, i profumi di erbe ed essenze si intensificano, tutto tra la primavera e l'estate sembra richiamare alla campagna, alla voglia di viverla ed assaporarla in modo pieno e libero, soprattutto per chi come noi non riesce mai a distaccarsene, neanche nei mesi più rigidi dell'anno.
Altrettanto vero per noi è che per godere appieno di un'uscita diventa quasi imprescindibile la compagnia del nostro amico a quattro zampe. Questo periodo tuttavia, seppur lusinghiero per molti lati, diventa potenzialmente il più rischioso, per il cane e spesso anche per l'uomo. Il pericolo di incorrere in circostanze spiacevoli è dovuto al risveglio e al ritorno in attività di molte specie di insetti e parassiti, come zecche e zanzare, veicoli di infezioni e malattie come la leishmaniosi.
I pappataci, o flebotomi, simili a zanzare, sono i portatori della leishmaniosi canina e sono presenti in molte zone d'italia, soprattutto al centro/sud.
Ci sono "zone endemiche", cioè zone in cui la malattia è radicata nel territorio, e "zone non endemiche" considerate non a rischio.
Le zone del nostro Paese più favorevoli alla presenza del pappatacio sono quelle a clima tipicamente mediterraneo, come le aree della costa tirrenica, ionica e adriatica del centro-sud così come nelle isole, Sicilia e Sardegna.
Nell'ultimo decennio a causa delle mutate condizioni climatico-ambientali si è tuttavia assistito ad un aumento del numero di cani infettati dai pappataci e di conseguenza ad una diffusione della leishmaniosi anche nelle aree considerate in passato "non a rischio".
La puntura del pappatacio non causa sempre la malattia, ma solo in una certa percentuale di ospiti. Dipende poi dallo stato generale di salute del cane e principalmente dalle difese immunitarie la variabilità di risposta all'infezione. Dopo la puntura, nella piccola lesione causata dall'insetto, si sviluppa una reazione infiammatoria locale, caratterizzata da gonfiore e rossore.
Negli animali meno sensibili all'infezione, il parassita rimane nella cute.
In quelli più fragili, il parassita si diffonde invece all'interno del corpo, raggiungendo i linfonodi, il midollo osseo e la milza.
In un cane colpito dalla leishmaniosi, il pappatacio preleva insieme al sangue il protozoo parassita, che si moltiplica nel suo intestino. Dopo circa due settimane l'insetto, con la puntura, sarà in grado di trasmettere il parassita a un altro cane. Il pappatacio è quindi infettato e infettante per tutto il corso della sua vita, che dura alcune settimane. Quando il cane viene punto, diventa a sua volta portatore del parassita,"sieropositivo" per Leishmania.
Il periodo di incubazione è molto variabile e può durare anche vari anni, durante i quali il cane può ammalarsi in qualsiasi momento. Nel corso di questo periodo di sieropositività, il cane potrebbe intanto contaminare sia gli altri cani sia l'uomo.
Non è assolutamente semplice diagnosticare un caso di leishmaniosi, perchè nel periodo di incubazione i cani possono risultare apparentemente sani alla visita, o rimanere asintomatici per lungo tempo, oppure presentare segni clinici non specifici e simili ad altre malattie.
Alcuni casi presentano dermatite localizzata, colite cronica, e disturbi del sistema cardiovascolare, respiratorio e muscoloscheletrico.
Questo complica ulteriormente la diagnosi clinica. Quando i segni clinici assumono però un aspetto cronico; ad esempio la dermatite degenara in lesioni cutanee (solitamente iniziano dalla testa) la perdita di peso degenera in anoressia, si deve procedere tempestivamente con terapie antibiotiche e glicocorticoidi.
I farmaci utilizzati sono mirati comunque al trattamento e alla riduzione dei segni clinici, ma non possono in alcun modo eliminare il parassita interno all'organismo.
In assenza quindi di un vaccino risolutivo, la migliore cura contro la leishmaiosi resta la prevenzione. Pertanto consiglio a tutti coloro che vivono in aree a rischio di adottare alcuni semplici accorgimenti di misura preventiva come, la limitazione delle passeggiate nelle ore serali in cui il pappatacio, o flebotomo, come ogni altra zanzara è sicuramente più attivo. Ove possibile, far dormire il cane in casa nelle ore notturne. Fare uso di prodotti repellenti specifici per proteggere dalla puntura dei pappataci. Sono presenti in commercio valide soluzioni come collari protettivi, a graduale rilascio di sostanze repellenti che offrono protezione al cane per lunghi periodi anche di oltre 15 settimane.
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