Se la passione per la caccia è coinvolgimento totalizzante con la natura ed emozione legata alla ricerca e all’incontro di selvatici, la cinofilia ne rappresenta per me il volto esteticamente più esaltante. Svolgere un lavoro di ricerca e divulgazione sui vari temi spesso controversi che queste attività implicano, impone a mio modo di vedere un impegno costante e serio nello studio delle fonti e nella ricerca di riscontro pratico delle teorie nella realtà. Conserva sempre il suo fascino la tradizione orale di cui la caccia spesso si nutre, ma per giungere a delle conclusioni attendibili, un giornalista ma anche un cacciatore non possono accontentarsi di ripetere o rielaborare solamente ciò che hanno ascoltato. Da qui inizia l’avventura e il lavoro che si traducono in viaggi e spostamenti, per vedere e conoscere anche tramite esperienza diretta ciò che si è letto e appreso nel tempo. Gli approfondimenti ci portano questa volta al setter gordon, cane che è andato rarefacendosi fra le fila dei cacciatori e dei cinofili e cerchiamo dunque di capirne il perché, attraverso l’esperienza dell’amico Paride Galassi, di cui invece conosciamo la storia, da molti anni legata a questo cane. Paride è infatti un cacciatore marchigiano con tanta esperienza di caccia con i cani da ferma alle spalle, svolta sia in Italia che in molti paesi d’Europa fra le montagne croate e le foreste lapponi.
È senza dubbio fra i più eleganti cani da ferma il setter gordon, pensato e selezionato in principio dal Duca Alessandro di Gordon per la caccia e descritto già dalle prime fonti, Laverack su tutti, Giulio Colombo poi, in modo duplice, come setter intelligente ma caparbio, diverso nel portamento e nel metodo rispetto al cugino inglese, ma comunque buon cacciatore. Differenze nette sembravano già emergere all’origine fra i soggetti di diverse linee di sangue selezionate. Il progetto all’origine della razza era comunque volto ad ottenere cani di grande passione, dunque mentalità e morfologia funzionale alla caccia di grouse e beccaccini fra torbiere e paludi. Vediamo ad oggi attraverso l’esperienza di Paride che ha portato sia a caccia che in prova importanti soggetti ad alti livelli, cosa possiamo dire in Italia del setter gordon.
Intervista a Paride Galassi
Ciao Paride, da molti anni la tua attività cinofila è legata al setter gordon che non manchi mai di affiancare nella caccia ai setter inglesi. Come mai? Perché hai scelto questo cane e quali sono le caratteristiche e le doti che hai riscontrato nella pratica?
Ho scelto il setter Gordon perché ho trovato un cane formidabile, rustico e resistente, collegato a caccia e affettuoso nella vita di tutti i giorni, un vero compagno di vita e non solo un cane che condivideva la mia stessa passione. Da li sono partito e ho continuato a trovare cani validi cioè di sicuro risultato per qualsiasi attività venatoria con il cane da ferma nei territori che frequento abitualmente.
A che punto è la selezione del setter gordon secondo te? Perché nonostante le doti che anche tu ci confermi questo cane non dimostra con i numeri un alto indice di comprensione o gradimento fra i cacciatori? Quali sono i limiti reali o presunti del setter gordon secondo te?
Il setter Gordon, cane rustico, si adatta alle più difficili condizioni di terreno e meteo, ha azione ampia e sempre impegnata ferma solida e grande resistenza, certamente peculiarità che ritroviamo nelle linee di sangue da lavoro perchè oggi nella selezione della razza possiamo andare incontro ad alcune criticità come la taglia, l’andatura, il movimento e quindi lo stile di lavoro.
Da diversi anni nel mondo internet possiamo vedere numerosi setter Gordon con caratteristiche da show ed esposizioni diversi dal tipo da caccia creato dal Duca, Robert Chapman, Isaac Sharpe e altri. Purtroppo ci sono cani che non hanno mai fermato un selvatico né hanno mai servito un fucile e sono costruiti in maniera inadeguata al lavoro. Ci capita di vedere taglia esagerata, linea superiore troppo lunga, coscia troppo lunga, garretto a falce, molti hanno troppo pelo ma ciò nonostante l’allevamento continua, questo è il limite di gradimento per i cacciatori e qualora si decida di avere come ausiliare un Gordon va scelto con attenzione nelle genealogie di cani testati sul campo prove o caccia altrimenti si rischia di trovare un soggetto ipofunzionale e viene poi facile desistere su un nuovo tentativo per orientarsi su altre razze.
Sappiamo che hai indirizzato alcuni soggetti non solo a caccia ma anche nelle prove, quali sono stati i risultati e qual è al momento la situazione del setter gordon nelle prove?
Quando il cane è in possesso delle doti quali quantitative può essere indirizzato al mondo della cinofilia agonistica. Doudou du grand Valy detto Zulù, il cane che ho portato in ogni dove a beccacce, coturnici, pernici nordiche, galli, starne è eccellente in prova, Malcottinensis Sisco detto Nash campione italiano di lavoro, internazionale di caccia specialistica, vincitore del campionato europeo Gordon su selvaggina, vincitore del beccaccino d’oro (nessun gordon nella storia lo aveva mai vinto prima), vincitore con due Cacit in due giorni del challenge europeo a beccaccini, a 7 anni conclusa la carriera è insieme all’ottimo Ali figlio di Zulù e altri, ad accompagnarmi tra cime, boschi e paludi come diceva Gramignani. Oggi il Gordon nelle prove sta riscuotendo un ottimo successo nella specialità beccaccini ma anche a starne ci sono stati importanti risultati. Certo i soggetti che partecipano non sono molti ma in linea con altre razze in proporzione al numero di iscritti annuo.
A quale cacciatore consiglieresti il setter gordon e a chi potrebbe rivolgersi per reperire un soggetto promettente?
Consiglierei il Gordon a qualsiasi cacciatore che utilizzi il cane da ferma nella maniera corretta e con i selvatici giusti, quindi veri, non ci sono controindicazioni per nessun terreno e nessun selvatico; forse il limite è il suo colore nelle giornate estive calde. Oggi in Italia ma anche in Francia e paesi nordici ci sono correnti di sangue da lavoro dove poter trovare il soggetto venatoriamente giusto sia da allevatori specialisti di razza che da privati appassionati.
Solitamente come procedi nelle fasi di addestramento dei giovani gordon sul terreno? Qual è il temperamento e il carattere del gordon come compagno di caccia e di vita?
Il setter Gordon va addestrato e portato fuori come i cani delle altre razze da caccia forse ha bisogno di un po di tempo per esprimere tutte le sue potenzialità. A sviluppo fisico avanzato possiamo iniziare ad osservarlo sul terreno e le prime attenzioni vanno rivolte alla avidità dell’azione ricordando che il Gordon è un galoppatore e dalla cerca ampia, la differenza con gli altri setters è solo nello stile.
Il Gordon è un cane tranquillo ma non deve mai apparire disin nella cerca. Il cucciolone che tende inizialmente anche dopo i primi incontri a non dimostrare reazioni magari esuberanti come rincorse esagerate che vediamo nel setter inglese non deve preoccupare, sta soltanto ragionando e rielaborando azioni che poi dimostrerà di aver assimilato. Quello che apprezzo poi del gordon è il grande attaccamento al padrone e a tutti i componenti della famiglia, difficilmente si adatta a frequenti cambi di mano e risulta diffidente con gli estranei, quindi se volete un consiglio non lasciatelo in disparte e sarà il vostro amico per sempre.
Grazie Paride