Chi fra i cacciatori in pianura e in collina non si è confrontato nell’addestramento o a caccia con le quaglie e i cani da ferma scagli la prima pietra. Sì, sembrerebbe un atto da confessare perché molti fra i puristi e i teorici soprattutto della cinofilia vedrebbero la quaglia come selvatico sconsigliabile a coloro che non vorrebbero compromettere le doti soprattutto stilistiche del cane da ferma. Qualcosa di vero potrebbe esserci perché trattandosi di un selvatico autentico tra l’altro dall’emanazione non così persistente porta indubbiamente il cane ad adattarsi con ogni mezzo a disposizione al suo reperimento per ricostruire i continui movimenti del piccolo gallinaceo, quindi a volte anche dettagliando e scomponendosi sul terreno.
Quaglie vere per cani veri
Quanto può essere però onestamente appagante vedere il nostro cucciolone alle prese con questi selvatici, cercarli con metodo e infine fermarli alla giusta distanza per permetterci di concludere una o più azioni? Il bello della caccia e dell’addestramento sulle quaglie selvatiche è proprio questo, il numero di incontri che ci permette di veder crescere la passione e maturare l’esperienza dei giovani cani animati e corretti dalla successione degli incontri sicuramente più frequenti rispetto ad altre situazioni. Altra cosa fondamentale da premettere per tributare il giusto onore a questo selvatico è ammettere che la caccia alla quaglia cambia completamente in relazione al tempo, al luogo e al modo in cui si svolge. Ecco dunque che i luoghi comuni si sciolgono facilmente perché per coloro che vogliono evitare “cadute di stile” da parte dei cani basta porre un po’ di attenzione ai momenti della giornata e i luoghi in cui cacciare le quaglie ricercando zone con buona ventilazione e vegetazione che permetta ai cani di captare e seguire l’emanazione.
Poi ovviamente trattandosi di caccia vera la selezione dei soggetti in merito alle doti olfattive sarà naturale. È infatti completamente diverso cercare e cacciare quaglie nei prati naturali o nelle stoppie in collina, rispetto alla pianura o gli incolti. Cambiando l’umidità trattenuta dal terreno e la vegetazione cambiano di conseguenza l’azione del cane e anche le strategie di difesa del selvatico che adeguerà voli e fughe mettendo cane e cacciatore in condizioni di cerca e di tiro totalmente diverse. Inutile quindi generalizzare una caccia che vede proprio nelle tante sfumature e nella diversità delle condizioni la sua bellezza, confrontandoci con un selvatico capace di adattarsi a diversi ambienti che per il cane da ferma correttamente condotto dal cacciatore possono rappresentare lezioni di vita sempre nuove e validissime.
La caccia alla quaglia inoltre può avere un ruolo importante anche nella formazione dei giovani cacciatori, soprattutto in collina, dove abbandona il suo aspetto apparentemente facile per svelare le sue difficoltà proprio legate alla conduzione del cane sul terreno e alla valutazione delle condizioni ambientali molto più che in altre cacce dove ci si affida quasi totalmente all’iniziativa del nostro compagno a quattro zampe.
Indubbio quindi a mio parere il valore della quaglia come selvatico per il cane da ferma di cui va preservata appunto la purezza. Da recenti studi e inanellamenti appare sempre più evidente infatti come la quaglia selvatica e con questa indichiamo la specie coturnix coturnix sia spesso capace di ibridazioni con la quaglia giapponese coturnix japonica rischiando di perdere parte delle proprie caratteristiche di selvatico migratore. Oltre alle diverse condizioni climatiche soprattutto nelle stagioni invernali più miti che non spingono la specie selvatica a migrare regolarmente e in modo totale come in passato, ad attenuare l'istinto della migrazione e in generale del volo sembrerebbe contribuire in alcuni casi l'ibridazione con questa seconda specie allevata e immessa in terreno libero soprattutto in occasione di manifestazioni cinofile e più in generale come surrogato degli esemplari selvatici. Cerchiamo di conoscerle entrambe. La quaglia selvatica è specie di doppio passo e partendo dalle coste settentrionali dell' Africa arriva in volo pre nuziale in Europa fra aprile e maggio per ripartire dopo aver portato a termine la nidificazione dalla metà di agosto fino alla fine di ottobre. La specie è poligama e fin dall'antichità è simbolo di carica erotica e proliferazione, perchè il maschio è capace di unirsi a molte femmine che a loro volta possono essere fecondate più volte in poche ore. Questo consente alla specie di godere di buona salute poichè le uova deposte solitamente in una depressione del terreno variano da 7 a 15 e vengono incubate per circa 20 giorni. I pulcini sono nidifughi, seguono immediatamente la madre e dopo due mesi perfettamente in grado di volare. Al di là del suo aspetto quasi contraddittorio che la vede tozza nelle forme e ridotta nella mole, la quaglia pur dimostrandosi spesso restia al volo da terra è un'ottima volatrice e può raggiungere nelle sue migrazioni velocità di crociera di 60 km/h.Questo le consente di raggiungere immensi areali di nidificazione fino alle steppe dell'Europa Orientale mantenendo stabili i numeri delle popolazioni selvatiche che pertanto non devono rischiare di essere inquinate. La quaglia giapponese è arrivata come specie immessa all'incirca alla fine degli anni 60 per sostituire nelle prove cinofile gli esemplari selvatici di cattura vietati dalla legge. Di queste quaglie, nettamente maggiori nelle dimensioni e spesso allevate a scopo alimentare si apprezzò la semplicità di allevamento pur trattandosi di animali diversi nel comportamento, nel volo e infine nel canto rispetto alle selvatiche. Attraverso l'accoppiamento di maschi selvatici con femmine giapponesi si sono ottenuti degli ibridi molto migliorati nelle capacità di volo e pertanto ritenuti adatti alla cinofilia. Tuttavia questa pratica ha lentamente dimostrato i limiti e le potenziali minacce per la specie selvatica. Alcuni esperimenti condotti inoltre nell'allevamento in cattività di sole quaglie selvatiche hanno dato anche risultati positivi facendo notare un buon adattamento che potrebbe far sperare di continuare in questa direzione per la cinofilia abbandonando la pratica nefasta di ibridare le due specie. Come cacciatore non posso che consigliare ai giovani appassionati l'addestramento e la ricerca sia a caccia che nelle prove soltanto di selvatici e ambienti veri, perchè tutto ciò che è alternativo alla natura autentica non soltanto è inutile per noi e i nostri cani ma molto più spesso nocivo.