Le origini del Beagle
E' una storia comune a quella di molti altri cani da caccia quella dei Beagle, apprezzati anche da non cacciatori e allevati per la bellezza e l'eleganza del portamento, l'intelligenza e l' addestrabilità che fanno di loro ottimi compagni di vita quotidiana. Non è di certo impossibile per un cane abituarsi ad una vita tranquilla, piuttosto sedentaria e ricca di attenzioni all'interno delle mura domestiche e non ci sarebbe nulla di sbagliato se questo non comportasse però la perdita della sua vera identità. Altra emozione è vedere infatti lo sguardo di questo cane accendersi di passione mentre si muove libero nel bosco e ascoltarne la voce armoniosa che segna il tracciato del selvatico. Le antiche origini del Beagle risalgono al XIII sec. quando già in Inghilterra si parlava di un cane elegante e predisposto alla caccia soprattutto alla lepre e alla volpe. Alcune testimonianze sostengono sia stato creato ridimensionando il più grande e veloce segugio Foxhound, per poter seguire a piedi e non solo a cavallo la tradizionale caccia alla volpe e anche per avere una nuova tipologia di cani da impiegare su altri selvatici come la lepre. Arrivarono dunque le prime mute di Beagle con la loro cerca metodica e l’armonioso abbaio ancora oggi apprezzato in muta, ma capace di cacciare con tenacia anche singolarmente. Un piccolo cane pieno di entusiasmo e vigore che per le sue caratteristiche si adatta a diverse tipologie di ambienti e selvatici muovendosi a velocità moderata ma costante fra prati e boschi fino alla macchia mediterranea più intricata. Il Beagle è atletico, compatto, robusto senza risultare mai grossolano nelle forme, energico nella cerca al trotto incessante e concentrato sull’usta del selvatico che insegue a testa bassa con il naso a terra. Durante il regno di Enrico VIII° e Elisabetta Iª esistevano anche Beagle a pelo duro, alcuni dei quali così piccoli da poter essere portati nella tasca di una giacca da caccia denominati Beagle Elisabeth ma la taglia è aumentata nel corso degli anni e cani sotto i 33 cm di altezza vengono considerati oggi fuori dallo standard.
Video: il Beagle a caccia
Morfologia e caratteristiche del Beagle
Lo stop nel Beagle è ben marcato e divide la lunghezza della testa, tra l’occipite e la punta del tartufo, in due parti simmetriche. L’altezza al gomito è circa la metà dell’altezza al garrese. Gli occhi sono grandi, ben distanziati, marrone scuro o nocciola e presentano sempre un'espressione dolce e vivace. Le orecchie sono lunghe, con le estremità arrotondate, scendono sulle guance con grazia e, distese, raggiungono la punta del naso. L'inarcatura è bassa. La coda è robusta e di media lunghezza attaccata alta, mai arrotolata verso il dorso né inclinata sul davanti, durante l’azione il portamento deve essere ben eretto in modo da rendersi costantemente visibile anche nella vegetazione più fitta. Le colorazioni ammesse sono varie l’importante è che si mantengano visibili il nocciola, il bianco e il nero anche nelle diverse tonalità. Il carattere di questo segugio è gioioso e dolce con il proprio conduttore, ma altrettanto coraggioso e determinato a caccia. Il Beagle è attento, non mostra mai aggressività né timidezza, per questo riscuote grande affetto e apprezzamento anche come cane da compagnia.
Grande è l’attaccamento del Beagle al suo padrone che deve comunque nel caso del cacciatore soprattutto essere determinato nell’addestramento per gestire l’esuberanza dei giovani che tendono come tutti i segugi ad essere intraprendenti e difficili da convincere al rientro. In Francia il Beagle è molto diffuso, venne importato intorno al 1860 e divenne, con il passare del tempo un cane molto ricercato per le sue doti e prestazioni a caccia; l'Inghilterra così venne superata nella popolarità di questa razza che nel suo paese d’origine non viene considerata come eccellente a caccia date le dimensioni ridotte e la moderata velocità. La sua diffusione in Italia è avvenuta negli ultimi decenni e il suo ruolo è molto spesso solo quello di cane da compagnia. Fortunatamente non è sempre così e ci sono ancora cacciatori come il nostro amico Marco Calisti che apprezzano le doti di questo segugio a cui permettono di seguire la propria natura di cane da caccia impiegandolo con successo sia con la lepre che nel bosco alla ricerca di cinghiali e volpi.