Sbaglia alla grande chi pensi gli sforzi dei cinofili tedeschi furono orientati in una sola direzione. Com’è risaputo “non tutti i gusti sono alla… menta”; c’è a chi piace liscia, a chi gassata e a chi “Ferrarelle”, e fu per questo che sin dagli albori della rinnovata cinofilia teutonica il lavoro degli appassionati venne mirato alla creazione (o rigenerazione) di almeno altre due tipologie canine in grado di competere, teoricamente, con gli inglesi e che storicamente appartengono al patrimonio cinofilo di molte realtà venatorie nazionali: gli epagneul e gli spinoni.
Ovvero: gli uni cani dal pelo lungo e setoso atti a cacciare in climi rigidi (lo stesso setter appartiene a questa “specie”); e gli altri, cani dal pelo ruvido e forte capace di garantirne efficacia anche in ambienti umidi, diacci o coperti di forti di spine (ne esistono per questioni logistiche – e dunque logiche – solo di continentali). Per questa ragione nel 1879, sei anni dopo la presentazione del primo kurzhaar, ad Hannover venne tenuta una grandiosa esposizione canina in seguito alla quale si adunarono la gran parte degli allevatori e dei cacciatori tedeschi. Scopo ne era il fissare una volta e per sempre quali avrebbero avute da essere, di lì in poi, le forme distintive dei cani germanici.
Non a caso era stata promossa dal neonato Verein zur Verdelung der Hunderacen fur Deutschland, che altro non vuol dire se non Circolo per la rigenerazione ed il miglioramento delle razze canine della Germania. …E si studiarono i tipi esposti, si fecero prove e gare, si diede mano ad antichi trattati e ancor più antichi dipinti; si dibatté a lungo, ci si accapiglio in terribili diatribe fra tradizionalisti e innovatori ed infine si stabilì, con buona pace di tutti, che storicamente, dalla notte dei tempi i cani tedeschi da ferma si dividevano in tre famiglie fondamentali: Bracco, ovvero Kurzhaarige Deutscher Huhnerhund; Epagneul, alias Langhaariger Deutsher Huhnerhund; Spinone, lì detto Stichelhaariger Deutscher Hunherund.
Orbene, come ho appena raccontato il lavoro che avrebbe portato a quel prodigio della cinofilia che è il kurzhaar era già cominciato con successo, anche se il capostipite era somigliante ai moderni quanto una vecchia mietibatti a un fuoristrada di ultima generazione! Si procedette dunque in tal senso: il kurzhaar andava fissato e migliorato – di lì in poi – selezionando quasi esclusivamente su materiale autoctono limitando all’indispensabile (fino a farle cessare del tutto) le iniezioni di sangue pointer. Quanto alle altre due tipologie chiave, furono i termini che stavano alla base della filosofia del Circolo medesimo che guidarono la prassi: ovvero rigenerare ciò che esisteva, migliorandolo.
Com’è risaputo i risultati più eclatanti vennero raggiunti sul versante degli –chiamiamolo così – spinoniformi, con la creazione di quello che a tutti gli effetti può essere considerato lo stato dell’arte della “specie”: il drahthaar. Il cammino della genesi di questo cane –che nascerà addirittura l’anno successivo quello in cui Browning creò il primo semiauto – parte da lontano, molto lontano. Dalle ricerche svolte nel periodo della grande esposizione di Hannover, era emerso che in alcune sculture lignee cinquecentesche, in stampe di rame di Ridinger ed in quadri posteriori di antichi maestri quello che appariva ritratto era senza dubbio un cane da ferma a pelo ruvido assolutamente tedesco. La tradizione dunque c’era.
Dopo attenta ricerca venne trovata anche la base e così, nel 1892 vennero fissati i dettami che sarebbe stato imperativo seguire perché potesse vedere la luce il nuovo griffone da ferma germanico. Per quanto riguardava la caratteristica dominante –ovvero il pelo – furono temporaneamente scelte le denominazioni di Stichel o Stachel, a denotare un manto duro senza sottopelo. Sarà tuttavia nel 1902 che da una magica alchimia di sangue Stichel, Pudel-Pointer e pointer nacque il capostipite della razza “dal pelo a fil di ferro”.
A questo punto due fatti meritano tutta la nostra attenzione: il Pudel-Pointer altro non era che quella creatura “inventata” dal grande “Hegewald” – al secolo Von Zedlitz – il quale, avendo in mente già il drathaar, cercò di “farlo” partendo dal vecchio Pudel, discendente dei Barbet, mescolandolo a cani autoctoni e pointers. Se è vero che nel prototipo del 1902 il sangue kurzhaar non entrava neppure di striscio, quando poi si cercò di fissarne il tipo – migliorandolo – grazie al lavoro della Verein Deutsch Drahthaar, il ricorso al grande “cugino a pelo corto” fu necessario perché la Germania potesse finalmente presentare al mondo il suo cane “da guerra”.
Nel 1920 nasceva la grande prova per soli drahthaar denominata Hegewald, nel ‘23 erano già registrati più drahthaar che kurzhaar, nel ‘28 l’Associazione Cinofila Tedesca non poté che prendere atto di questo travolgente successo riconoscendo, finalmente, quale membro ufficiale della sua famiglia quello che sarebbe divenuto il “più amato” dai cacciatori tedeschi.