Il primo sole di primavera riporta finalmente i cani a godere di quel tepore che rigenera il corpo, aiuta le ossa e ravviva lo spirito. Come succede per noi la bella stagione e il sole che si affaccia trascina gli esseri viventi a godere del caldo e “rifiorire” come trascinati da ancestrali moti naturali che segnano la fine del cupo inverno e ci aprono alla luce dell’estate. Con l’aumentare delle temperature però il clima si fa minaccioso, il caldo, particolarmente intenso e feroce negli ultimi anni condizionati da cambiamenti climatici ormai percepibili a tutti, è una falce crudele tanto quanto lo è il freddo intenso delle gelate di gennaio e febbraio. La minaccia della temperatura è accompagnata da quella del dischiudersi delle uova dei parassiti che in gran numero infestano improvvisamente i canili mettendo, in alcuni casi, a serio rischio la salute dei cani. La presenza delle zecche, le infestazioni inattaccabili di pulci e la sempre costante minaccia invisibile dei silenziosi flebotomi veicolo primario della Leishmania.
Come sempre fissiamo dei punti di partenza ben definiti:
- Non siamo medici veterinari e solo un professionista può indicarci soluzioni e rimedi per contrastare problematiche del genere.
- Quello che raccontiamo è sempre frutto di esperienza diretta, da cacciatori attenti, che si informano e dove possibile studiano, pertanto le soluzioni hanno un fondamento non scientifico ma empirico.
- Come tanti abbiamo canili con molti soggetti, a volte 10, a volte più di 20, questo determina un approccio spesso obbligatoriamente cauto verso soluzioni farmaceutiche standard, se non altro perché gli investimenti sono onerosi e si aggiungono alle spese che durante l’anno richiede il mantenimento di una muta numerosa.
Con questi presupposti addentriamoci nel tema del “presidio sanitario”, cercando un approccio corretto. Sappiamo che il rischio non può essere eliminato, nemmeno negli approcci scientifici più strutturati si riesce completamente a evitare una seppur piccola percentuale di rischio appartenente alla casualità, figuriamoci in condizioni in cui la scienza si scontra con la sua applicazione in ambienti aperti, nelle campagne del nostro paese, in canili dove i nostri cani vivono in condizioni ottimali ma non certo in campane di vetro protetti da ogni genere di agente alieno. Quindi il rischio non si elimina, ma si può contenere, limitare, adottando un approccio integrato che aggrega una serie di presidi costruendo una barriera sufficientemente alta. Investire per alzare il livello di prevenzione è in assoluto la soluzione migliore che sforzarsi a rincorrere cure e rimedi che spesso risultano tardivi.
Come prima istanza vorrei dividere il “cane” in “soggetto e ambiente”. Il cane ha due stati di lettura: interno ed esterno. Per attivare un completo e integrato sistema di protezione e prevenzione possiamo cominciare dall’interno del cane per poi procedere all’attivazione di dispositivi di protezione esterna, fino ad estendere l’azione di controllo su un raggio più ampio che includa anche l’ambiente attorno.
Il tema che più ci spaventa, perché è quello che rischia di portare il cane alla morte e diffondersi come una bomba batteriologica nel nostro canile è la Leishmania.
Esistono attualmente 2 vaccini contro la Leishmania, da somministrarsi con cadenza annuale ai soggetti. Sulla loro efficacia ci sono pareri contrastanti, anche se la scienza ci da una percentuale di successo ampia. Dopo la recente pandemia siamo tutti ormai più consapevoli di come funzionino i vaccini e di come e quando si debbano somministrare. Qualcuno ha testato il manifestarsi della malattia anche dopo la somministrazione del vaccino, questo aspetto è comunque riscontrabile, dalle rilevazioni fatte durante le fasi di approvazioni di un vaccino su 275 cani sottoposti a vaccinazione 8 sono risultati positivi, la metà di quelli invece trattati con placebo, una buona riuscita e una percentuale residuale ma che, come già detto, mostra il rischio di infezione sempre presente e impossibile da debellare. L’utilizzo di vaccini richiede un richiamo annuale ed è una soluzione molto praticata da chi ha un numero esiguo di cani, ma per chi ha un numero di soggetti consistente diventa piuttosto impegnativo e oneroso. Se non possiamo attivare un presidio cosi radicale, attiviamoci per agire sulla percentuale di rischio cerando di limitare la casualità ed alzare sempre più in alto il nostro muro di protezione.
La sverminazione
Di seguito alcune indicazioni maturate sull’esperienza e la prassi che ad oggi sembrano dare discreti risultati. Molti aspetti sono caratterizzati da prodotti in commercio, non avremmo difficoltà a citarli, visto che sono validi contributi alla protezione dei nostri animali, tuttavia lascerò il prodotto anonimo per non dispiacere a qualche azienda che potrebbe non gradire. Costruiamo dunque il nostro presidio sanitario: il cane si protegge intervenendo con somministrazioni, protezioni e restrizioni. Cosa vuol dire? Si comincia dall’interno. Si comincia dalle basi, ovvero: dalla sverminazione.
Buona parte della salute del cane passa da questo aspetto. Va praticata almeno due volte l’anno nei cani adulti, assicurandosi di utilizzare prodotti che eliminino anche la temuta tenia. Successivamente si passa alla lotta contro i parassiti esterni. Esistono dei preparati, polpette semi morbide di diverse dimensioni che somministrate in relazione al peso del cane garantiscono una tutela contro pulci, zecche e parassiti in genere. La mia esperienza con questi prodotti è stata a dir poco illuminante. Qualche anno fa ebbi a che fare con un’infestazione di pulci nel canile. Propagatesi da un cane infestato che era salito sul mio carrello a caccia, si diffusero rapidamente in tutta l’area. Provai a eliminarle con ogni prodotto immaginabile, da quelli in commercio dedicati a questo fastidioso insetto fino a pratiche tradizionali più affini a rituali voodoo che non a veri e propri rimedi. Usai anche le fiamme, letteralmente.
Con la fiamma passai ogni centimetro del casottino dove i cani dormono e successivamente intonacai ogni pertugio che potesse garantire protezione a quei maledetti esseri. Niente da fare, le pulci si riproponevano dopo una prima bonifica come se uscissero dai meandri dell’inferno. Ricorsi dunque a questa “polpetta” suggeritami dal mio veterinario che mi disse inoltre che i principi attivi in essa contenuti erano propedeutici anche alla diffusione della Leishmania, visto che una volta ingerito il sangue di un cane eventualmente infetto, il pappatacio sarebbe deceduto proprio in virtù di questi principi attivi (un aspetto non testato e di cui non ho fatto ahimè ancora una dovuta ricerca scientifica). Torniamo alle pulci però. Somministrai attentamente a ognuno dei 20 segugi la propria porzione di polpetta, facendo attenzione a misurarla in relazione al loro peso e facendo anche attenzione che nemmeno un briciolo finisse perso, visto il costo quasi proibitivo per un trattamento del genere. Bhe nell’arco delle 12 ore successive le pulci sparirono come raggiunte da una contromaledizione, volatilizzate da ogni cane che, a distanza di pochissime ore, tornavano già con il pelo lucido e in piena forma. Un vero fulmine divino. La durata di questo prodotto si attesta sui 3/4 mesi, ma per mia esperienza vedo restare i cani puliti per molto più tempo. Attivata la magica polpetta passiamo a una protezione esterna che possa costituire un ottimo deterrente: il collare. Ce ne sono molti in commercio, ho analizzato i composti di cui sono armati i loro dispositivi e ne ho scelto uno che fosse il più possibile vicino ai preparati insetticidi più efficaci.
Il collare antiparassitario
Il collare antiparassitario è un altro costo importante se possiedi 20 cani, proteggerli tutti non è cosi economico e anche se la durata è di 6/8 mesi, la spesa resta comunque importante. Prima regola dunque: se c’è un cane infetto va protetto quello e non i sani. Ovvero il cane che potrebbe costituire la tessera del domino che fa cadere tutte le altre. Molti sono i soggetti affetti da Leishmaniosi e molti vivono e cacciano senza problemi dopo aver passato con successo i cicli di medicinali somministrati periodicamente e assumendo con regolarità compresse di allopurinolo. Quei cani però, come molti sostengono, rappresentano sempre un buco nero, una bomba pronta ad esplodere nel canile, va pertanto alzato il livello di protezione generale. Il collare dunque è indispensabile per quei soggetti. Per ottimizzare le spese è possibile acquistare le misure più lunghe dalle quali ricavare comodamente 2 collari che proteggano cani di taglia media. Montate il collare sotto un collare da caccia, assicurandovi di averlo ben fissato perché non sia al contatto con il pelo e non esca, pena trovare i 25€ spesi disseminati per il canile o addirittura digeriti dagli altri. Altro rimedio un po’ artigianale ma di grande aiuto è “pipettare” con una siringa (consentitemi il termine) degli insetticidi in purezza direttamente tra le scapole e sulla colonna del cane. Anche questo è un rimedio un pochino rozzo, lo ammetto, che tenta di imitare l’efficacia delle tante pipette in commercio che restano, per noi cacciatori con tanti cani che vivono in campagna, un acquisto proibitivo e a volte anche inutile, visto che le uscite dei cani in addestramento spesso li portano a bagno nei fossati, a contatto con fango e pioggia e pertanto costretti a riproporre diligentemente il trattamento a tutti. Una pipettata ogni 15 giorni di prodotti a base di Permetrina contribuisce a tenere lontani una buona dose di insetti fastidiosi.
Ad oggi non ho notato alcuna controindicazione né forme allergiche in nessuno dei soggetti a cui ho applicato qualche goccia di questi prodotti. Il cane dunque dovrebbe avere già cosi uno spettro di protezioni piuttosto importante. Ripeto, stiamo provando a ridurre il rischio, non siamo sicuramente in grado di eliminarlo del tutto. Si passa dunque all’ambiente esterno, al canile, che va periodicamente bonificato e disinfettato, al contesto attorno che va trattato con antiparassitari che eliminino nidificazioni e distolgano l’attenzione delle colonie di zanzare e zecche dai nostri cani. Per questi trattamenti vanno bene prodotti a base di Cipermetrina. Quando si utilizzano questi prodotti badiamo sempre di controllare le avvertenze, usiamoli sempre secondo indicazioni e non esageriamo, un utilizzo sconsiderato potrebbe nuocere ai cani stessi o danneggiare l’ambiente attorno. Ci sono inoltre dei presidi elettronici che contribuiscono al raggiungimento del nostro obiettivo: le lampade UV che “frizzano” gli insetti e gli spray temporizzati che erogano con cadenza fissa soluzioni antiparassitarie che allontano gli sgraditi ospiti. Per gli amanti dei rimedi più “naturali” e meno chimici, ci sono alcune piante particolari che contribuiscono ad allontanare le zanzare, parola di veterinario. Insomma le soluzioni sono veramente molte e, malgrado una difesa totale non è mai possibile, una buona integrazione di tutti questi presidi costituisce una barriera piuttosto energica contro le aggressioni di animali infestanti e portatori di malattie. È possibile che ognuno di voi abbia sperimentato altre soluzioni vincenti, alcune sicuramente efficaci a certe condizioni climatiche o con particolari formazioni orografiche, sappiamo che ogni ambiente ha le sue peculiarità e le popolazioni di insetti proliferano in condizioni di caldo umido e in prossimità dell’acqua. Restano tuttavia soluzioni che fanno parte di una cultura popolare che spesso si fonda più sulle credenze ma che ancora più spesso, grazie all’osservazione empirica, costruisce delle eccezionali pratiche scientificamente poco ortodosse ma tecnicamente efficaci.
Come si diffonde la Leishmaniosi
Quando il flebotomo punge un animale infetto ingerendone il sangue per cibarsi, assume la forma amastigote (senza flagello) del protozoo della leishmaniosi. All'interno del pappatacio, il parassita impiega dai 4 ai 20 giorni per diventare infettante: si moltiplica nel suo intestino, assume la forma promastigote (con flagello) e si sposta a livello dell'apparato buccale per poi essere espulso dall'insetto durante una successiva puntura.