Primavera, tempo di allenamento, prove e scelte per la stagione futura, sono molti i cacciatori che pensano di rinnovare o lavorano già intensamente sui campioni di domani.
Crescere e preparare un nuovo cucciolo è una delle esperienze più emozionanti per coloro che amano condividere la passione della caccia con questi splendidi amici; abbiamo accuratamente valutato la razza più congeniale ai nostri territori e selvatici prediletti, un’attenta analisi della genealogia ci fa ben sperare sulle doti venatorie da vedere sul campo, ma attenzione a non dimenticare mai accertamenti sul corredo genetico in merito a una delle patologie che potrebbe condizionare la qualità della vita del nostro ausiliare, la displasia dell’anca.
La displasia dell’anca è una patologia molto seria, in grado di compromettere anche gravemente la vita del cane e le sue prestazioni fisiche.
Una diagnosi più precoce possibile consente al medico veterinario di intercettare la malattia ai suoi esordi e di mettere in atto le misure necessarie per limitare il più possibile il suo sviluppo.
L’età di tre mesi e mezzo è l’epoca più precoce in cui oggi si possono rilevare con sicurezza i primi segni di displasia.
È così possibile formulare una prognosi riguardante la forma di displasia che il cucciolo potrà sviluppare nel corso della crescita e da adulto.
In funzione della gravità delle alterazioni riscontrate nel cucciolo saranno poi consigliate le opportune cure. Nei casi più lievi si potrà intervenire solo sulla gestione del cucciolo durante la crescita, attraverso il controllo dell’alimentazione e opportune norme di comportamento.
Nei casi più gravi saranno inevitabili degli interventi chirurgici correttivi che, se effettuati in giovane età, risulteranno meno invasivi per il cucciolo rispetto a quelli necessari in età più avanzata.
La displasia dell’anca consiste in una malformazione dell’articolazione dell’anca che si sviluppa durante la crescita del cane, può essere laterale o bilaterale. Sinteticamente, è la mancanza di congruenza della testa del femore che alloggia dentro la cavità dell’acetabolo.
Nel cucciolo affetto da displasia l’instabilità associata dei capi articolari provoca, con il movimento del cane, una progressiva usura dei margini articolari cui consegue la degenerazione della cartilagine articolare. Con il passare del tempo, si sviluppa un’artrosi cronica progressiva e dolorosa, talvolta invalidante per il cane colpito.
I fattori che contribuiscono all’insorgere della patologia sono diversi; primo fra tutti quello genetico, seguito da quelli ambientali e nutrizionali che entrano in gioco nel suo sviluppo e in particolare nel determinarne la gravità.
È importante il fattore ereditario, in quanto le alterazioni strutturali della displasia dell’anca che stanno alla base del processo patologico sono innanzitutto da attribuire ad un difetto di origine genetica.
La malattia può essere trasmessa da un genitore ad un discendente anche se il genitore non presenta displasia, perché portatore sano dei geni della malattia.
La displasia, infatti, non si esprime in tutti i soggetti geneticamente colpiti, ma solo in una parte di loro.
Il patrimonio genetico dei genitori può essere considerato libero da displasia non solo quando essi stessi non ne sono colpiti, ma quand’anche tutti i loro fratelli, sorelle, nonni e zii non sono risultati displasici.
Pertanto, per conoscere se un soggetto non affetto da displasia è anche un riproduttore che non trasmette questa malattia nella sua discendenza, bisogna conoscere il suo corredo genetico, valutando quindi tutta la sua parentela.
L'alimentazione, il tipo e la quantità d’esercizio fisico, troppo o troppo poco, sono fattori che condizionano lo stato di avanzamento, e quindi la gravità della patologia, ma generalmente non ne costituiscono la causa.
Spesso i cani non vengono controllati precocemente solo perché figli di genitori non colpiti da displasia o perché non manifestano nessuna sintomatologia evidente.
Molto raramente però il cucciolo all’età di 3-4 mesi manifesta dei sintomi clinici riferibili a displasia, anche se gravemente affetto, sia per il peso corporeo ancora ridotto, sia per la capacità della cartilagine articolare di sopportare i movimenti iniziali.
Può capitare anche di non notare segni evidenti di patologia fino ai primi anni di età, è recente il caso personale di un amico che riscontrando un improvviso calo di resistenza del suo giovane setter che da due anni stava mantenendo le più rosee aspettative, sottoposto a radiografia ha purtroppo ricevuto l’impietosa diagnosi di displasia congenita.
Quando crescono, i cani giovani presentano un’andatura dondolante ed instabile, gli arti posteriori sono portati avanti, spostando gran parte del peso corporeo su quelli anteriori. Il cane assume così nelle fasi di cerca una tipica andatura saltellante.
Quando sono seduti o sdraiati i soggetti malati hanno difficoltà a sollevarsi, a compiere azioni di routine come salire in macchina e tendono a guaire mostrando chiaramente dolore se si cerca di manipolare l’articolazione.
In presenza di questi sintomi è chiara la necessità di una visita specialistica, che solitamente avviene tramite una radiografia, con il cane leggermente sedato per permettere un’accurata diagnosi al veterinario.
Stabilito il grado di gravità della patologia si procede poi con trattamenti terapeutici nei casi più leggeri fino all’intervento più invasivo che è la protesi totale d’anca che nei casi d’artrosi avanzata e invalidante potrà migliorare la qualità della vita del cane e restituire una piena funzionalità articolare.
L’intervento di rimozione della testa del femore alquanto demolitivo, è indicato solo nei casi molto gravi, che non rispondono al trattamento conservativo e nei quali non è possibile eseguire la protesi d’anca.
Ci sono razze canine maggiormente esposte al rischio displasia, generalmente quelle strutturalmente più grandi e pesanti, fra i cani da caccia sicuramente i retrievers e i braccoidi. Tutti i cuccioli appartenenti ad una razza a rischio, quindi, andrebbero controllati molto precocemente in modo da poter verificare un’eventuale loro tendenza alla displasia dell’anca e provvedere a limitarne lo sviluppo.