L'argomento dell'addestramento di un cucciolone da caccia è quanto mai ampio, complesso e dibattuto, inizieremo pertanto dalle prime fasi in questa trattazione, rivolgendoci in particolare alle razze da piuma, mentre ai cani da seguita,dedicheremo uno spazio a parte.
Parlare di un cane da caccia, soprattutto di un cucciolo, costringe ad analizzare prima di ogni altra cosa, il padrone. Già, questo è bene premetterlo, non tanto con il tono critico o accusatorio di chi sostiene che secondo il proverbio il cane sia lo specchio del padrone (che in parte è sicuramente vero) ma perchè affrontare l'acquisto o l'addestramento di un cane, dovrebbe prima di tutto porci di fronte ad una attenta analisi di chi siamo e cosa vogliamo, come cacciatori.
Il cane infatti, si spera sia inutile ricordarlo, non è un oggetto da cambiare qualche giorno dopo l'acquisto, ma un essere vivo da rispettare, con il suo carattere, che ci dà tutto se stesso, pregi e naturalmente difetti, in cambio di un affetto che duri una vita.
Prima di intraprendere quindi un rapporto che diventerà inevitabilmente coinvolgente, o nei migliori casi travolgente per entrambi è bene valutare in maniera oggettiva e analitica, sia le caratteristiche del cane, sia le proprie capacità e possibilità come padroni da poter offrire al nostro amico.
Non da ultime le nostre attitudini venatorie, che dovranno guidare la scelta della razza più indicata alle nostre esigenze, sia in base agli standard di lavoro che alla morfologia.
Spesso noi cacciatori cadiamo nell'errore di sopravvalutare o pretendere troppo dai nostri ausiliari, pensando insomma di trasferire su quattro zampe quelle che sono le nostre abitudini o preferenze a caccia.
Ci sono razze di cani, cacce e soprattutto ambienti che non sempre sono conciliabili.
Pertanto le domande chiave che dovremmo porci di fronte alla scelta del compagno di caccia: chi sono davvero come cacciatore, cioè qual è il mio stile e il mio modo di cacciare?
Un contemplativo, purista che ama l'uscita “tranquilla”, non potrà avere lo stesso cane di un camminatore indomito e assetato ricercatore di incontri.
Quali sono i selvatici che amo cercare? Dove caccio solitamente, quali sono i miei ambienti?
Già rispondendo in modo concreto e sincero a questi interrogativi molti margini di errore verranno evitati sicuramente, soprattutto in quanto a morfologia e standard di lavoro.
Per intenderci, ad un tordaiolo o un amante del fagiano farà sicuramente più gioco un cane dalla cerca corta ed incalzante come lo springer, con dimensioni ridotte che gli permettano di penetrare il folto, piuttosto che un grande fermatore come il pointer.
È estremamente sconsigliabile infatti farsi prendere esclusivamente da caratteristiche estetiche, perchè se il resto non coincide, avremo un cucciolo con la prospettiva di cambiarne le inclinazioni naturali di razza, praticamente come sposare una bella donna che mal sopportiamo ma che contiamo dopo il matrimonio cambierà per noi!
Valutate voi le possibilità di riuscita...
Bene, superati i dubbi ed arrivati alla scelta del nostro cucciolo, la cui età ideale per l'acquisto a mio parere è quella intorno ai 4 mesi, valutiamo velocemente quelli che saranno i primi passi decisivi per l'inizio di un cammino vincente.
Come per qualsiasi altra missione in vista di un importante traguardo finale, gli ingredienti fondamentali, da saper dosare con maestria, sono pazienza e determinazione.
Entrambe saranno necessarie per ottenere sia fiducia che l'obbedienza del nostro cane, soprattutto nei primi ordini elementari come quello del richiamo in cui il nostro ausiliare deve con naturalezza riconoscerci e accettarci come capo squadra di un lavoro che va svolto insieme, per la gioia di entrambi.
Quando ci si sente stanchi, oppure leggermente scoraggiati perchè le difficoltà inevitabilmente ci saranno, meglio interrompere momentaneamente l'addestramento per non commettere errori o impulsività.
Altrettanto errato è stancare il cane, perchè solo un animale in perfette condizioni fisiche è portato ad apprendere gli insegnamenti.
Si tratta di procedere attraverso piccole prove quotidiane che si fissano in modo definitivo nella mente del cane e stimolano un comportamento corrispondente all'ordine impartito; fra queste le più importanti sotto il profilo venatorio sono il richiamo, gli esercizi di posizione come il mantenimento della ferma e di movimento, come l'incrociatura della cerca.
In realtà nel nostro lavoro la natura ci ha già agevolato e non poco, infatti il nostro cane ha già passione e istinto venatori prorompenti in lui, a noi sta soltanto capire in quale modo possiamo interagire con lui cercando di fargli capire che la caccia è anche la nostra passione, da condividere insieme, in modo sinergico e non individuale.
Un cucciolone promettente alle prime uscite si comporterà infatti in modo del tutto naturale; cercherà di scovare, potrà anche fermare subito, ma il suo desiderio sarà di fare sua la selvaggina e non quello di consentirci il tiro.
Teniamo presente che il cane non si aspetta assolutamente la nostra pretesa di collaborazione, quindi il dressaggio consisterà proprio in questa opera di convincimento. Per questo sarà importante aspettare la giusta età, almeno gli otto mesi, per far sì che le nostre disposizioni vengano recepite in modo consapevole.
Se ad esempio invece di riportare la sua prima quaglia ne approfittasse per farne motivo di gioco, se non peggio colazione, non puniamolo, sarà sufficiente un energico richiamo a far comprendere un errore, cioè qualcosa che andava fatta in maniera diversa, ma non proibita!
Altrimenti nella sua logica elementare il cane assocerà le quaglie a qualcosa da non toccare e questo, non è certamente ciò che noi vorremmo capisse.
Vedremo che gradualmente, un buon cane predisposto alla caccia, inizierà a svolgere ciò che chiediamo fino ad acquisirlo come un atteggiamento naturale.
Per questo ad ogni azione ben svolta, è bene farla ripetere, non subito, né continuamente, ma costantemente di tanto in tanto, in questo modo sarà difficile per lui dimenticarla.
Inoltre ad ogni buon esercizio non dimentichiamo il premio, non è affatto inutile o scontato, ricevere qualcosa di buono alla fine di una certa azione sarà di stimolo immediato nel suo schema mentale.
Un giovane cane di circa un anno e mezzo di età che abbia appreso le principali disposizioni di obbedienza agli ordini, ed un atteggiamento corretto di collegamento al conduttore nella cerca, ci dimostrerà di aver fatto sicuramente un buon lavoro.
Lo stile, le correttezze, anche il consenso se vogliamo sono cose che potranno arrivare anche in un secondo momento, almeno per un cacciatore; la ferma, la cerca collegata ed il riporto sono le basi che invece non possono mancare.
Per chi è abituato a caccia a servirsi di beeper è bene iniziare l'applicazione del collare al cucciolone in fase di addestramento, in modo che a caccia non si trovi disorientato o spaventato dal suono sconosciuto e rischi di rompere la ferma.
Chiudiamo questa rapida rassegna di consigli e valutazioni pratiche per un corretto approccio comportamentale di fronte a cuccioli e cuccioloni, parlando delle punizioni.
Argomento scomodo e difficile, ma inevitabile, inutili qui le ipocrisie, alcune punizioni, come quelle che hanno reso noi uomini corretti, saranno necessarie.
Attenzione, queste dovranno correggere solo in casi di estrema necessità i comportamenti che dovranno essere espressamente vietati al cane e non quelli relativi al dressaggio più strettamente inteso.
Ad esempio si potrà punire un cane che si allontana imperterrito ai richiami inseguendo ungulati, perdendo completamente il contatto con noi e correndo il rischio di attraversare strade o luoghi pericolosi per la sua stessa vita. Non stiamo parlando quindi di un cane non corretto al frullo.
Un leggero dosaggio elettrico basta ad infastidire il cane e trasmettere quella strana sensazione sicuramente sgradita che servirà a riportarlo sotto il nostro controllo la volta successiva, con un solo richiamo verbale.
Il collare elettrico che fa sempre molto discutere, in alcuni paesi concesso in altri no, quando garantito da aziende qualificate, potremo star certi che avrà tenuto conto di un dosaggio che rispetterà in ogni modo la salute e la sicurezza del nostro cane.
D'altra parte, evitando purismi inutili, la punizione è il minore dei mali, ed è certamente una tappa di passaggio che ognuno spera di non dover ripetere, impartita da qualcuno che ama profondamente il proprio cane e pertanto non vuole perderlo, sia come amico che come cacciatore.