Scalpitano i nostri segugi Ariegeois nel trasportino mentre scorre la strada che ci conduce a Caldarola, fra un sole che timidamente inizia ad alzarsi fra le colline e i monti Sibillini sui boschi delle Marche che ci accolgono. Il campionato sociale dei segugi francesi prevede tre giorni intensi, due di prove e uno di esposizione organizzati come solito in modo impeccabile dal club italiano bleu de gascogne. Si comincia con i sorteggi, si formano le batterie di sciolta, si attribuisce il giudice responsabile di valutare le prove delle mute liberate nei boschi e calanchi marchigiani. L’occasione è eccezionale per conoscere le tante razze francesi rappresentate e vederle nel massimo della loro espressione. Grazie ai tanti cinofili e allevatori appassionati presenti, questa occasione è propizia per conoscere: Ariegeois, Briquet Griffon Vandeen, Petit Bleu de Gascogne, Griffon Bleu de Gascogne, Porcelaine, Gascon Saintongeois, Segugi del Giura.
Dei sette Ariegeosi che viaggiano con me e l’amico Paolo abbiamo chiare le doti ma la scelta è avvolta dall’oscurità dell’età, tanti giovani, troppi forse per un livello così alto e un ring a terreno libero così sfidante. Eppure mi fido di questi piccoli di 7 mesi, mi fido dei talentuosi Tito e Rambo, mi fido della potenza inarrestabile di Asia e Leo e mi affido alla capacità di Pegaso di rimettere ordine alla squadra e guidarla come sempre ha fatto. Una vena acida e calda attraversa lo stomaco e sale fino alla gola, il polmoni sono costantemente sotto pressione, è il gusto acre del tempo che ha messo troppi giorni tra questa edizione del Campionato Sociale del Club Italiano Bleu de Gascogne e l’ultima prova che da liberi cinofili, con liberi cani in libere terre, abbiamo potuto vivere. Un tempo infinito di penitenza e pazienza, silenziati da un nemico difficile da scovare, durissimo da inseguire, impossibile da abbattere. Siamo stati lì per oltre un anno, in una spessa teca di robusta tristezza infranta però oggi dal martello pesante delle urla dei segugi, dalla voglia straripante di oltre 40 equipaggi diligentemente schierati sui terreni di caccia marchigiani. Tutti in presenza, finalmente, a ingaggiare battaglia con le bestie irsute.
Il 4 turno e ultimo turno di batteria non è poi così lontano, con una temperatura che resta stabile, un tasso di umidità costante, il terreno bagnato e la frescura della macchia rinverdita dalla Primavera sono una scenografia climatica buona per tutte le mute. Se il meteo però è una costante condivisa da tutti, la fortuna è un ingrediente che non si mescola “a ricetta” e che sceglie liberamente di allocare grazia e benevolenza ora qua o là. C’è allora l’infinita sequenza di diverse combinazioni che rendono vivace e varia la cinofilia come la caccia: assenza di selvatici utili, cani divisi, cani uniti ma lunghi, cani che rinunciano improvvisamente all’azione, cani che seguitano selvatici indesiderati, soggetti giovani non avvezzi alle prove, soggetti non ancora pronti a dare il massimo in pochi minuti, etc, etc, passando così per noi “spettatori emozionati” dal regno della cinofilia a quello delle imprecazioni selvagge, mentre con tanta pazienza, proviamo goffamente a rimettere a posto cocci e imprevisti. Tutto in un’ora, spesso una stagione intera, un destino intero chiuso nei pochi metri che scegli di percorrere in una direzione o nell’altra.
Video: Cinghiali e segugi. Campionato Sociale Club De Gascogne
Il nostro turno
Il nostro turno si gioca come una spensierata scampagnata di fine mattina, con le orecchie degli Ariegeois che sventolano e si agitano dalle teste saltellanti in un campo di grano segnato da lunghi solchi aperti dalla mole pesante dei cinghiali in rimessa. Giù i cani e via nell’ebbrezza e nella frenesia che l’usta notturna lascia persistere sulle spighe fresche e verdi sopra Campolungo. A ridosso del calanco la muta si allinea e alza il ritmo, Pegaso è già dentro, l’aria è pregna del fiato dei cinghiali poco distanti nelle loro rimesse. Il naso si stacca allora dalle pedate a terra e sonda l’aria a caccia di molecole e effluvi, gli occhi scrutano attorno per individuare il foro tra i rovi dal quale penetrare il bastione. La buca di spini trasuda di odori, i cani alla ricerca delle lestre sciacquano da una sponda all’altra come acque agitate in una conca.
Quando Pegaso e Leo infilano il foro giusto mettono ordine all’accostamento e sfidando un muro di rovi chiudono la fase nella rogaia più grande dove la muta si abbatte con violenza e tenacia. Fermo distinto, scandito e ben assestato, crepitano i rovi, si spezzano i rami, Il cinghiale si leva dal covo e accende la seguita che brucia la costa e corre lungo la ripa. La mia parte è ora quella del brocchiere, semicerchio che scavalca il fosso e mette a riparo il bastione per chiudere le porte in faccia al possibile ritorno della bestia. La caccia nei calanchi mi ha insegnato che non bisogna indugiare, non bisogna concedere fiato e soste al cinghiale qui dentro, da qui non si esce con facilità a cielo aperto, non si abbandona una roccaforte così sicura dove potersi difendere e massacrare i cani. Devo utilizzare l’imbuto del calanco di Creta per incanalare e spingere il cinghiale fuori occupando la sponda fitta e lasciando che la muta prema sulla sponda di fuga verso il parco. Forza e spinta, voce e ritmo forsennato fino a farlo saltare al pulito. In questo caso c’è meno cinofilia e più caccia al cinghiale, ma il terreno lo richiede e io faccio la mia parte senza pensare all’etichetta. I cinghiali sono in realtà in branco avvistati dagli amici che seguono l’azione dalle colline circostanti. L’azione dei cani è da manuale, compatti, pieni nella voce e pressanti, forzano un maschio solitario fino a costringerlo sul ciglio della ripa buona, ora basta una manciata di urla e lui è fuori che attraversa il grano alto sfidando la strada e il pubblico. Saltano i cani e arriva il suono della tromba a decretare la fine del nostro concitato turno. La muta è qualificata, con la medesima relazione che mi sarei redatto da solo, qualità del giudice e umiltà dei cinofili sono il punto di incontro più alto delle verifiche zootecniche.
Il Campionato Sociale del Club Italiano Bleu de Gascogne si conclude sotto una leggera pioggia, mentre sfilano in esposizione i bellissimi soggetti rappresentanti le razze francesi più utilizzate sul cinghiale. Ancora una volta questi eventi dimostrano di essere dei momenti di grande aggregazione e confronto, dove cani, cinofili, allevatori, appassionati si riuniscono per condividere il lungo percorso della selezione. Il raduno evidenzia i soggetti morfologicamente migliori, cosi come le prove di lavoro evidenziano quelli con le caratteristiche venatorie migliori, soggetti che i giudici hanno il compito di qualificare come interessanti per la riproduzione e il miglioramento delle razze. Partecipare a manifestazioni come queste è fondamentale per capire come migliorare i propri cani. Ascoltare i giudici che dispensano consigli e severi giudizi sui cani ci proietta in un ambiente professionale, serio e fortemente educativo. A Caldarola abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza e continueremo a raggiungere luoghi vicini e lontani dove club, società e gruppi cinofili, organizzano verifiche zootecniche su cinghiale.
Un pensiero finale
È un universo misterioso quello delle verifiche zootecniche, tutti i nostri pregi e i nostri difetti vanno in scena su un palcoscenico che ogni volta ci illudiamo di conoscere troppo bene, pensiamo di dominare i boschi e i loro abitanti e ogni volta il destino ci da lezioni di vita e di cinofilia. Tuttavia è bello per questo, perché non smetti mai di essere l’ultimo arrivato, non smetti mai di sorprenderti, di cercare negli altri l’aiuto giusto, di essere umile e accorgerti di quanto piccolo sei davanti all’immensità della natura. Oggi è stata un’altra lezione da giganti, un passo in più per diventare uomini, un cammino che comincia presto e non finisce...