Per affrontare al meglio questo tema bisogna evocare eventi leggendari che affondano saldamente le loro radici nel tempo in cui stava terminando la II Guerra Mondiale… Le truppe alleate erano ormai a due passi da Berlino. Il III Reich era vinto ed è lecito pensare tutti stessero tornando a sognare pace e vita tranquilla. Siamo in un campo americano dove alcuni soldati – cacciatori nella vita privata – impegnati in una missione di sorveglianza notturna improvvisamente vedono comparire tra le campagne alcuni cani che girovagando cercavano di che sostentarsi… Il loro aspetto sconcertante li folgorò facendogli tornare a sognare le distese dell’Iowa e del Maine, ore spensierate di caccia tra piane ed incolti.
Gli erano apparsi quali spettri a quattro zampe, con un manto lunare che brillava come di luce propria sotto un cielo freddo tempestato di stelle. Fu un colpo di fulmine! Sapranno poi, dalla gente del posto, che a causa del nome del Land di cui erano originari – e nella capitale del quale dal 1895 erano tornati ad essere allevati per la passione del Magistrato Plitzchke e della Guardia Forestale Felstens – questi cani, pur sembrando a una prima occhiata bracchi tedeschi dallo strano mantello, in realtà erano una razza a parte, antica, originata dal primordiale segugio Leithund (come il kurzhaar), specializzata nella ferma e migliorata nel corso degli anni. Weimaraner eran dunque già detti ben prima di quel 1923, anno in cui la “Commissione dei delegati”, nel pieno della “rivoluzione cinofila tedesca”, li riconobbe ufficialmente stilandone il duplice standard; vi si leggeva di un cane caratterizzato da due varianti di pelo in quanto a lunghezza, ma tutto sommato identico per quel che concerneva colore, lavoro e psiche.
Un bellissimo, forse troppo, continentale moderno, dalla complessione robusta ma scattante, dall’occhio sovente ceruleo e dalla strabiliante pigmentazione del manto completamente grigio-lunare. Una sorta di sogno… quasi sprecato da portare a caccia, avrebbe potuto obbiettare qualcuno! Non la pensarono così – fortunatamente – quegli stessi hunters americani – temporaneamente soldati – che al ritorno in patria vollero senza indugi portarsi alcune coppie di bracchi di Weimar con cui dar vita ad un diffusissimo allevamento.
…E che successo ebbero proprio Oltreoceano i weimaraner! Sì che oggi son più di cinquanta i Clubs d’appassionati di una razza che, grazie alla sua grande versatilità e intelligenza (e diciamocelo, prestigio che trasmette al proprietario), ha saputo dare ottima prova di sé – oltre che in campagna dietro a colini, fagiani e galli vari – anche in usi civili e di polizia! Ma è stato un po' in tutto il mondo che il weimaraner ha potuto trovare i suoi estimatori, facendosi assai apprezzare in Olanda, Inghilterra, Austria, Cecoslovacchia Australia, Nuova Zelanda, Canada e Sud Africa ed ovunque nel mondo si richiedesse il lavoro sapiente ed equilibrato di un bracco, capace non di meno di strabiliare con la sua bellezza aristocratica.
Quanto alle nostre latitudini poco da dire: il suo successo fu per lungo tempo assai limitato in uno scenario venatorio di cacciatori “accaniti”, concreti e carnieristi quali siamo noi italiani; sempre volti a guardare con sospetto – nonostante la nostra smaccata esterofilia – prodotti la cui forma troppo aggraziata possa porsi quale sintomo di scarsi livelli di rusticana efficacia operativa.
A ciò v’è da aggiungersi che il weimaraner è certamente il più lento e “continentale” dei tre grandi “tedeschi da esportazione”; quello in definitiva il cui lavoro è pressoché sovrapponibile a quello di altri grandi bracchi nazionali, l’italiano in primis. …Sia come sia va detto che oggi, pur con poche iscrizioni, il bracco di Weimar sta iniziando a trovare pur lui la sua nicchia d’appassionati italiani; anche se è decisamente ancora presto per poter parlare di una vera diffusione e di proprie linee di sangue nazionali di questo grande cacciatore teutonico. Staremo a vedere e vi terremo informati, così come semplici informazioni sono quelle che mi sento in animo di dare riguardo ad altre razze da ferma germaniche che, per loro caratteristiche peculiari, poco spazio poterono trovare sia nella loro terra d’origine ché, a maggior ragione, fuori.