Cane e cacciatore 3 parte: avviamento alla caccia col cane da ferma

In principio. Tanti di noi un bel giorno hanno avuto desiderio di possederne uno, e con lui avventurarsi nella natura in cerca di avventure.

A spingerci un senso di incompiutezza, la giusta convinzione che in ogni caso tanto, troppo ci mancava senza un cane al fianco.

E' naturale che prima o poi, uomo o donna, giovane o meno giovane, il cacciatore finisca per innamorarsi dei cani!

Perché a un certo punto della tua vita di cacciatore, è quasi matematico, lo senti che col cane è un'altra cosa, anche se ancora non sai neppure cosa!

Per averne piena contezza, ti basta il venir coinvolto da qualche amico o parente esperto anche una, una sola volta e il gioco è fatto: le immagini di quegli esseri straordinari in cerca, la sorpresa dell’incontro, vederli in ferma, impegnati in recuperi e riporti, ti mangiano l’anima!

È come entrare in un’altra dimensione piena di promesse e mondi da scoprire…

Per quanto mi riguarda, dopo aver praticato in solitaria e sin dalla più tenere età tutta la trafila “rurale”, venne anche per me il tempo di qualche uscita coi miei amici (babbo aveva smesso) e i loro cani. Che dopo un po’ mi ubbidivano, certo. Che sarebbero venuti anche con me, sicuro. Ma sentivo che non mi bastava. Quel che desideravo infatti di più, quello di cui avevo bisogno, era un cane che fosse mio: tutto mio e solo mio!

No, non fu per egotismo o avarizia esistenziale, né per ambizione o aspirazioni da “padreterno”. Era qualcosa di diverso, era un bisogno dell’anima e dello spirito che spronava da un lato a dimostrare di che pasta fossi fatto e quanto fossi capace di fare quel che andava fatto, e dall’altro di farlo a modo mio: creando un cane come-dicevo-io con cui condividere quelle giornate nella natura che da quel momento sarebbero state le nostre.

Insomma, desideravo un cane per amarlo quanto me stesso, che mi amasse e rispettasse di rimando, e con il quale stabilire un rapporto d’assoluta identità da spendersi noi soli fra greppi e fossi crescendo entrambi come cacciatori!

Gioire insieme dei primi successi, guardandosi negli occhi ed iniziando a capirsi. Per davvero...

C’era poi un ulteriore elemento che tanto ha a che fare con quello che possiamo definire senso pratico della caccia in quanto tale: la piena consapevolezza, acquisita con anni di esperienza di prassi in solitaria, che senza un cane al fianco, un’immensa parte di misteri naturali per me sarebbero rimasti tali fino alla fine dei miei giorni.

Cosa c’era infatti là, oltre la collina? Cosa viveva in quel campo? Che animali nascondeva il fosso impenetrabile? Come sperare di aver ragione degli esseri che abitavano le montagne fra le rocce?


Ancora di più: come recuperare il capo ferito caduto a casa di Dio? Insomma: come fare ad essere un cacciatore completo senza l’aiuto di chi, dalla notte dei tempi aveva regalato i suoi istinti e sensi sovrumani alla nostra specie per favorirne scienza ed elevazione?

Ne ero certo: senza un cane a fungere da elemento mediatore fra me e il selvaggio, potevo far finta di sentirmi Cochise e Tremal Naik quanto volevo, ma ero solo un idiota con un fucile fra le mani.

Perché essere cacciatore, è un’altra cosa…

HPR: i compiti del cane da ferma

Cosa ha infatti un cane più di noi, per quanto possiamo dirci esperti nelle cose di caccia e per quanto possiamo essere allenati fisicamente a praticarla? Tre cose e in sommo grado: fattori che è bene aver chiari per poter avviare con profitto la carriera di cacciatore col cane da ferma!

La cura dei cani parte anche da come li si alimenta, conoscendone bisogni, necessità e fisiologia: questa è la mia scelta, MISTER MIX, fra mangimi d'altissima qualità e integratori, in base al lavoro e alla stagione.
  1. Capacità fisiche: parlo di quel potenziale di motricità e capacità energetica, di forza e velocità infinitamente superiori a qualsiasi essere umano, che li fa capaci di battere porzioni enormi di terreno sino a raggiungere zone per noi difficilmente attingibili, e lì attenderci in ferma.
  2. Istinto naturale: della famiglia dei canidi (come i lupi, gli sciacalli o le volpi), predatore per natura, il cane, a prescindere alla razza, ha nei suoi geni e nell’indole una base istintuale che lo rende innatamente capace di fare cose senza doverle imparare. Quelle “giuste” e utili per la caccia. Quelle che tu ed io amico mio, mai potremmo sperare di poter far da soli!
  3. Capacità sensoriali: sono tante sulle quali una spicca fra le altre, e parlo ovviamente dell’olfatto. Quel senso così sviluppato, che lo rende capace di “vedere” col naso quel che è invisibile!
  4. Il nostro lavoro, quindi? Uno ed uno solo: usare le nostre intelligenza ed esperienza di “frequentatori della natura” (capito ora perché negli articoli scorsi insistevo tanto su questo punto?) per far sì che questa terna di requisiti sia esaltata in sommo grado in base a razza e soprattutto soggetto che ci troveremo fra le mani. Senza fare danni!

E parlo di soggetto non a caso, perché, e lo capirete poi con l’esperienza, non c’è un cane uguale all’altro per quel che concerne anima, spirito ed attitudine. Oserei dire “personalità”.

Il tutto, con ben in testa quale sia il lavoro da fare. Che parte da un concetto che gli inglesi sintetizzano in una sigla che raccoglie in modo splendido tutto ciò che il cane da ferma deve saper svolgere per essere definito tale: HPR, ovvero HUNT (caccia), POINT (ferma) and RETRIVE (recupero/riporto).

Caccia quindi: intesa come esplorazione meticolosa e proficua del terreno. La fase della cerca.

Ferma: ovvero tutto ciò che serve, una volta reperita l’usta di un selvatico, per indicarlo e bloccarlo sì da renderlo disponibile al fucile. Dalla presa di punto, alla negoziazione alla ferma vera e propria.

Riporto, con ciò intendendo tutto quel che serve dopo il colpo di fucile a consegnare il selvatico più o meno colpito al cacciatore.

Coi cani di oggi, spesso molto spinti è intraprendenti, diventano necessari strumenti per cacciare sempre in sicurezza, come i satellitari Dog Trace X30 b, distribuiti da C&C HUNTING. Precisi, affidabili, dal grande rapporto qualità prezzo e la super assistenza offerta da Roberto Catasti e la sua C&C.

Tutte cose che, è bene ribadire NON si possono insegnare (specie le prime due) dato che, come abbiamo visto, sono nelle indoli naturali del cane; tuttavia bisogna far sì che ogni soggetto finisca per esprimerle al suo meglio in maniera spontanea e naturale, mettendolo nelle migliori condizioni perché possa farlo. E tutto tramite un lavoro sagace ed indefesso che costituisce base dell’addestramento. Un lavoro che definirei di tipo michelangiolesco, volto semmai a togliere quel che può esserci in termini di eccessi e intemperanze, sapendo come correggerli. Memori che mai, e dico mai, si potrà aggiungere quel che non c’è già in maniera innata.


Attenzione: pare semplice, ed in parte lo è, ma solo se si è disposti a lavorare “come bestie” con la testa sgombra da idiozie; rivolgendo quindi tutta la nostra intelligenza alla realizzazione dello scopo.

Il concetto, assai britannico, di Gun Dog

Sempre i maestri anglosassoni infatti definiscono il risultato perfetto quale GUN DOG, ovvero il cane (DOG) quale arma strategica (GUN) di ricognizione territoriale, abile e sagace nella negoziazione del selvatico, efficace recuperatore e riportatore.

Lo si ottiene solo lungo un processo che preveda:

A sinistra Roberto Brincivalli, della BM HUNTING, che daòl'amore per i cani e della caccia vera con essi, ha tratto una strepitosa linea di abbigliamento tecnico per poterli seguire -protetti e sicuri- in ogni situazione, dal caldo estivo a quali, sino ai boschi più impervi teatro delle sfide beccacciaie!
  1. Capacità di capire quel che deve essere il lavoro ben eseguito di un cane da ferma. Per chiedere e prendere da lui, solo quel che serve ed è in grado di darti senza fare danni. Al riguardo, ottimo farsi una bella cultura anche libraria –specie sulle prime- ricorrendo a manuali e studiando come matti! Avendo cura di scegliere bene fra i testi sacri della materia, e cercando d’immagazzinare, non foss’altro per questione di rispetto verso i nostri predecessori, il grande lavoro compiuto dai padri della grande tradizione cinofila. È importante, ma non è tutto. Diceva infatti San Bernardo da Chiaravalle (proprio lui, quello della Regola dei Templari): “experto crede: aliquid amplius invenies in silvis, quam in libris. Ligna et lapides docebunt te, quod a magistris audire non possis.”. Traduzione: “Ascolta l’esperienza: troverai molto di più nelle selve che non nei libri. I boschi e le rocce t’insegneranno quel che nessun maestro potrà mai.” A dire che poi, letto tutto il leggibile, appresa tutta la teoria del mondo, bisogna uscire a fare pratica, e farlo… sempre! Avendo contezza di come farlo…
  2. Comprensione del carattere dei vari soggetti che ci verremo a trovare fra le mani, per comprendere i migliori codici con cui comunicarci e far loro capire quel che vogliamo da loro. Voglio dire: a prescindere da razza o sesso, ti verrai a trovare fra le mani cani che richiederanno in base alle loro indoli caratteriali: a) pugno di ferro, sono i soggetti di fortissima tempra e spavalda intraprendenza ai limiti della testardaggine. Quelli le cui possibili intemperanze, specie sulle prime, vanno inesorabilmente frenate, avendo cura sempre di non essere troppo coercitivi (mai, mai spegnere il fuoco della passione, ma imbrigliarlo!); b) guanto di velluto, necessario verso soggetti spontaneamente remissivi, docili e iper collegati, che necessitano solo di prender fiducia e credere in sé stessi; c)  pugno di ferro in guanto di velluto, come mix perfetto da usarsi verso quei soggetti che non dimostrano eccessi caratteriali troppo divergenti da un lato verso l’anarchia, dall’altro verso la più assoluta timidezza.
  3. La parola d’ordine è come sia pazienza, ovvero la nostra disponibilità a compiere numerosissime uscite, perché ogni uscita è una lezione, ed ogni incontro un esame. E nella caccia come nella vita, più si studia e meglio è! Divenendo capaci di dare ai nostri amici a quattro zampe, il tempo necessario per capire ed imparare, come abbiamo fatto con noi stessi nei nostri primi passi in campagna.
  4. Il tutto, cercando sempre di poter procurare incontri ripetuti, atti a valutare sulle prime il soggetto, e quindi a fargli maturare quell’esperienza necessaria che poi diverrà affidabilità piena.
  5. Sempre senza mai dimenticare, specie in fase di formazione, di aver cura di variare ad ogni uscita ambienti e territori, per costringere i nostri “allievi” a dar fondo a tutte le loro capacità di elaborazione anche intellettiva, che li farà dei cacciatori totali, senza incertezze. In piena modalità problem-solution.
Roberto Brincivalli, BM HUnting, con uno dei suoi grandi setter.

Lo ripeto, è un cammino lungo e fatto di tanto lavoro. Che richiede soprattutto coerenza, e grande disponibilità al sacrificio. Che si parte dal rapporto in canile, che deve sempre ad opera del cacciatore, dal cibo alla pulizia. Che passa poi dal gioco all’amicizia ogni volta che si può, anche quando non si tratta di uscire in campagna. Per arrivare quindi alla formazione vera e propria, che dovrà essere ricalcata su quella che abbiamo imposto prima a noi stessi. Con costanza e gradualità. Verrà quindi la familiarizzazione con i territori, poi la fase quasi di gioco coi primi incontri, dunque quella col fucile, e via via le sfide più difficili ed entusiasmanti, certi che se saremo stati capaci di fare ogni sacrificio per il nostro amico a quattro zampe, grazie al grande lavoro fatto nei secoli dai grandi selezionatori, quasi per certo ci troveremo un affidabile compagno di caccia capace lui di traghettarci dove nemmeno avremmo immaginato. Sino alla completa identità fra noi e lui, che ci farà giurare di essere un solo essere a 2 teste e 6 zampe! Non noi e lui, ma noi con lui: come una cosa sola!

Un’ultima considerazione prima di chiudere e rimandarti al quarto e ultimo pezzo, dove fra una settimana parleremo di genericità e specializzazione: il 99% dei cani nascono con tutte le carte in regola per essere cacciatori, se non lo diventano, è perché ci sono infinitamente più pessimi padroni che pessimi cani, e ora sai perché e cosa questo vuole dire!