Ha portato con sé tantissime foto per il nostro incontro Sandro Pacioni, immagini di cani e volti storici della cinofilia che ci permettono di commentare insieme un percorso lungo una vita in cui emergono il lavoro e le esperienze vissute fra i migliori terreni d’Italia e d’Europa sempre nel segno della passione. La cinofilia è stata una guida ci racconta il giudice Enci, che mi ha permesso di conoscere persone e luoghi fondamentali, dove sono avvenuti confronti e sono nati progetti che oggi ci permettono di riconoscere i risultati positivi provenienti dalla selezione di tanti validi cani da ferma. Una selezione che non può prescindere dalla caccia chiarisce subito Sandro, perché i cani nascono cacciatori e devono vedere intatte e anzi potenziate quelle che sono le doti naturali finalizzate alla ricerca e all’incontro del selvatico. Allo stesso tempo, visto che la caccia e la cinofilia sono nel 2020 anche e soprattutto delle forme d’arte pratica e figurativa in cui prendono forma le emozioni; non possiamo prescindere dalla pretesa di uno stile che sul campo metta in evidenza gli standard di razza a cui i vari soggetti appartengono.
Così, non è sufficiente che il cane trovi il selvatico per potersi definire di qualità se poi la cerca e il momento dell’incontro vengono sciupati da modalità di accostamento o approccio all’emanazione che non rispettano il duro lavoro che nei decenni è stato svolto per garantire una proporzione delle forme, un’andatura e una presa di punto che fanno di un’azione una bella azione, in stile di razza, meritevole di attenzione e appagante per la vista come appunto un’opera d’arte.
Il Setter Inglese
La perfezione è un ideale antico come la storia dell’uomo, quindi è normale e doveroso tendere alla ricerca del “bello e bravo” con la naturale consapevolezza di quanto non sia facilmente raggiungibile ma comunque positivo nella selezione. Per raggiungere la qualità ovviamente è necessaria una quantità notevole di soggetti da cui attingere le migliori doti, quindi eccoci a parlare di razze e correnti di sangue riconosciute, soprattutto in relazione a quella razza che ha tracciato un solco importante nella cinofilia venatoria e nella vita di Sandro Pacioni come cacciatore, cinofilo e giudice, il setter inglese. Con questi cani, ci rivela, ho vissuto giornate di caccia memorabili soprattutto a starne e coturnici sulle nostre montagne. Negli occhi carichi di emozione e nostalgia si percepiscono ancora i colori dei cieli e dei prati che hanno visto trascorrere ore di caccia autentica e spensierata giovinezza fra quei territori che oggi costituiscono solo un ricordo di libertà. Monti e colline che hanno visto crescere generazioni di cani e cacciatori come Sandro ricadono ora all’interno del Parco dei Monti Sibillini, dove insieme ai cacciatori, ai pastori e agli abitanti della montagna sono sparite anche le starne e diminuite drasticamente le coturnici.
Al cospetto di questi selvatici i cani da ferma dimostravano, e lo fanno dove ancora possibile, le proprie potenzialità sia atletiche che mentali. È normale a questo punto chiedere quali esse siano nello specifico e Sandro Pacioni risponde alle nostre domande delineando un profilo sia stilistico che funzionale a cui dovrebbe rispondere il setter inglese sia a caccia che in prova. Ogni parola testimonia l’esperienza ma allo stesso tempo la spontaneità che il nostro navigato giudice marchigiano non ha perso in giro per il mondo al seguito di cani e conduttori. Quel che più conta però, è che da queste parole emerge chiara una speranza per le giovani generazioni di appassionati che suona anche come un monito, la storia del cane da ferma e del setter inglese in particolare ha ancora dei capitoli importanti da scrivere, non è di certo finita e non dovrà finire.