La perfezione non è di questo mondo, o meglio, di volta in volta tocca ridefinirla, e quando Sako ha deciso di aggiornare la 75 ha quantomeno ammesso di poter ulteriormente migliorare il suo miglior prodotto. Molte le novità, anche se a prima vista la 75 e la 85 parrebbero pressoché identiche. In comune le due armi hanno il concetto che l’azione deve essere proporzionata alla munizione impiegata per ottenere la massima funzionalità, affidabilità e precisione. Le 5 azioni disponibili, realizzate in acciaio lavorato dal pieno, coprono le camerature dalla .222 Remington fino al .416 Rigby, offerte in versioni destre e mancine.
L’otturatore ha tre tenoni di chiusura, con un angolo di apertura di 70° ed è monolitico: testa otturatrice e manubrio compresi. I due tenoni inferiori sono scanalati, e l’azione è sagomata in modo da offrire 5 superfici di guida dell’otturatore (6 nella 85). L’otturatore è eccezionalmente semplice, contiene solamente 3 pezzi (percussore, molla e perno guida), si smonta con semplicità ed è provvisto del robustissimo estrattore Sako, spinto da un pistoncino caricato a molla.
L’espulsore meccanico caricato a molla è posizionato in corrispondenza del pacchetto di scatto; l’otturatore ha, in prossimità della testa e tra i due tenoni inferiori, una piccola fresatura in cui, arretrando il complesso, si inserisce l’espulsore: si tratta dell’unica azione dotata di tre tenoni ad avere un espulsore meccanico.
Rispetto alla 75, dotata di un otturatore con testa incavata ad alimentazione libera (push feed), la 85 passa alla alimentazione controllata, o CRF (Controlled Round Feeding), tipica delle azioni Mauser. Il CRF consiste nella “cattura” da parte dell’estrattore del collarino del bossolo nel momento in cui quest’ultimo è sfilato dal caricatore e che lo trattiene lungo tutto il percorso nella camera di cartuccia e, a ritroso, nell’estrazione ed espulsione del bossolo.
Per ottenere questa caratteristica, le porzioni aggettanti rispetto alla faccia dell’otturatore dei due tenoni di chiusura inferiori sono state rimosse. La faccia dell’otturatore non è più incavata come nella 75 e quindi, quando la cartuccia è sfilata dal caricatore e passa sulle rampe di alimentazione dell’azione, il suo fondello sale e scivola sulla faccia dell’otturatore; in fase di cameratura la cartuccia si allinea e il collarino del fondello passa sotto il “controllo” dell’estrattore.
In realtà, nella 85, l’alimentazione dovremmo definirla “semicontrollata”, perché questa diventa “controllata”, impegnando il fondello sotto l’unghia estrattrice, solo nell’ultimo terzo del percorso della cartuccia verso la camera, quando la cartuccia è già allineata e quindi quasi camerata. I vantaggi ci sono comunque, offrendo sia una maggiore affidabilità, sia la possibilità di alimentare colpo per colpo l’arma.
L’otturatore della 85 pesa 25,6 g di meno rispetto a quello della 75: i tenoni sono ora più piccoli ed è presente una sesta superficie di scorrimento sulla sommità del tenone superiore. Il manubrio è anche di minor diametro, mentre il tappo posteriore è più piccolo.
L’azione è stata parzialmente riprogettata: il ponte posteriore del già robusto castello chiuso è ora più largo e il fianco sinistro spianato ha una parete più alta con lo stesso spessore, sempre rispetto alla 75. I bordi inferiori del castello sono stati arrotondati, togliendo ancora qualche grammo di peso.
La 85 mantiene le basi integrali per gli attacchi Optilock dell’ottica, che vanno selezionati in funzione del dimensionamento dell’azione stessa. Il pulsante di sblocco dell’otturatore è ora più lungo e sporge di meno.
L’azione presenta un piccolo dente filettato sporgente rispetto alla porzione spianata dell’anello stesso che si impegna in una piastrina sagomata (dotata a sua volta di un proprio blocchetto di rinculo) fissata con due viti nell’incassatura. Nella filettatura si impegna la vite principale di montaggio anteriore, realizzando così un assieme monolitico di notevole robustezza; la forza del rinculo è meglio distribuita mentre lo smontaggio e la costanza di riposizionamento della meccanica sono facilitate.
Lo scatto è regolabile tra 950 e 2500 g circa, ed è dotato di stecher “alla francese” che porta il peso di sgancio sui 300 g spingendo in avanti il grilletto.
Il caricatore, in acciaio, ha pareti verticali e labbra di alimentazione più corte; l’elevatore è ancora in Ergal, e il fondello liscio brunito ripropone l’estetica del classico “floorplate” dei serbatoi fissi. La leva di sgancio del caricatore, incassata nell’astina, è dotata di una sicurezza che previene lo sgancio del caricatore se questo non è leggermente premuto verso l’alto mentre la leva è spinta all’indietro.
Il caricatore è rifornibile direttamente dalla finestra di espulsione dell’arma.
Anche la calciatura in noce della versione Hunter è stata ripensata: l’impugnatura è ora più sottile, il profilo del calcio è dritto, con un poggiaguancia e un’impostazione più classica.
Per il resto, la 85 ripropone la eccellente canna flottante rotomartellata a freddo già impiegata nella 75. La versione della Sako 85 in prova è la Hunter senza mire metalliche, in .30-06 Springfield, con ottica Burris Euro Diamond 3-12x50 mm.
La linea della carabina è elegante, leggera ed esteticamente filante, con la calciatura finita semiopaca in noce. L’ergonomia è migliorata per il tiro imbracciato, o “di stocco”, al limite dallo zaino nel tiro di selezione, in fondo destinazione naturale dell’arma, e mal si presta per il tiro da bancone. L’arma è leggera, manovrabile e veloce. Il ridotto angolo di apertura e la scorrevolezza dell’otturatore unita alla conformazione della nocca a goccia si sommano per offrire una velocità davvero invidiabile nella ripetizione. L’alimentazione è fluidissima, l’azione si appesantisce di un minimo alla chiusura senza però sensazione di attrito.
Lo scatto “di serie” è morbido e prevedibile, con una corsa non brevissima e senza alcuna filatura; impiegando lo stecher, lo scatto è pulitissimo senza alcun accenno di collasso di retroscatto. La sicura è costituita da una levetta a due posizioni più un tasto aggiuntivo che consente di aprire l’otturatore e scaricare l’arma a sicura inserita.
Il comportamento al tiro è eccellente, il rinculo è però elevato considerando la leggerezza della carabina e il calibro in cui è camerata, il potente .30-06. La 85 Hunter non è costruita per tirare molti colpi in successione, stante la sezione e l’impianto della canna, e la garanzia del minuto d’angolo va considerata solo per i primi tre colpi, perché la canna, specialmente con i caricamenti venatori (palle da 180 grani) tende a scaldarsi parecchio.
Conclusione. La Sako 85 afferra il testimone della precedente serie 75 nella corsa infinita verso la perfezione, con la sicurezza di chi aveva già raggiunto lo stato dell’arte e si è voluto superare.