Se a prima vista il trattamento Gore Optifade Subalpine può lasciare perplessi, è sufficiente immaginare quest’arma in una caccia alla cerca in tardo autunno o agli inizi della primavera per rendersi conto della sua efficacia. Assodata l’impressione visiva e accingendosi ad estrarre la carabina dalla confezione, la seconda sensazione è quella della leggerezza, peraltro importantissima in una carabina che già nel nome è dedicata alla caccia in montagna, dove ogni grammo di peso in più o in meno ha il suo significato.
Dopo la prima ora di marcia in salita, infatti, il rapporto tra maggior peso e maggior fatica è quello tra x e nx, dove n è un moltiplicatore che può variare anche di molto in funzione dalla forma fisica e della pendenza da superare. Nel nostro caso, un peso di 2,4 chilogrammi è tranquillizzante durante la marcia e non genera preoccupazioni all’atto dello sparo, sia per il calibro dal rinculo non punitivo sia perché il calciolo Pachmayr da un pollice è davvero efficace nel salvaguardare la spalla. La versione che ho provato, nel calibro .30-06, è la più leggera ma anche quella nel calibro maggiore, qui il .300 Winchester Magnum, fa fermare l’ago della bilancia a 2920 grammi. I cacciatori di montagna ringraziano sentitamente.
Caratteristiche del fucile Kimber Subalpine .30-06
La confezione, una semplice scatola di cartone bianco, è ben studiata. La carabina non può muoversi nel trasporto ed è avvolta da una lunga busta di plastica azzurra. L’otturatore è separato dall’arma e nella scatola troviamo e un lucchetto che dovrebbe impedirne l’uso ai non autorizzati o ai minori. La mia convinzione, suffragata da esempi conosciuti, è che a questi ultimi sarebbe opportuno spiegare le armi fin da piccoli, perché si abituino fin dall’inizio a un comportamento responsabile.
Se ciò viene fatto, il problema per loro non si pone mentre resta quello delle persone non autorizzate. Ebbene, mettendo l’arma in un posto non visibile l’unico che può raggiungerla in fretta è il proprietario, che se per qualche motivo ne ha bisogno immediato - benché l’evenienza della difesa abitativa con un fucile a canna rigata non sia comune né frequente - non deve trovarla bloccata. Non occorre buttare via il lucchetto, che potrebbe servirci in caso di vendita; è sufficiente richiuderlo in un cassetto per evitare ogni problema.
Non voglio dire che questa Kimber Subalpine sia in assoluto l’arma migliore per la caccia al cervo o all’alce, ma tra le non poche che ho provato sicuramente lo è, almeno parlando di armi industriali. Nel campo dei kipplauf fini o delle carabine di pregio, da quelle di Ferlach ad alcuni esemplari custom di Flavio Farè, indubbiamente vi sono oggetti che danno maggiori soddisfazioni, soprattutto di ordine estetico e nell’uso in poligono perché non è detto che a caccia la precisione ottenuta dall’incontentabile
Farè sia dirimente; di solito il minuto d’angolo basta e avanza anche se riconosco che il sapere che la propria arma è precisa è sempre fonte di soddisfazione. Ma per un’arma fine occorre apprestarsi a spendere una somma decisamente molto maggiore rispetto al prezzo di questa Subalpine.
Dal primo esame anche distratto dell’otturatore, è impossibile non notare il lungo estrattore del sistema Mauser 98, ottenuto per microfusione o realizzato a MIM. Naturalmente con i tempi che corrono l’idea di realizzare un estrattore di quel genere dal pieno per asportazione di truciolo è del tutto improponibile; finirebbe per costare quanto la carabina. L’otturatore Mauser prevede un espulsore collegato all’azione in posizione fissa, per cui la distanza di eiezione è regolata dalla velocità con la quale arretriamo l’otturatore. Utile in poligono per i ricaricatori, che faranno cadere i bossoli molto vicino, salvaguardandoli. Inoltre l’espulsione avviene solo ad arretramento completo dell’otturatore, cioè quando la sua testina ha oltrepassato il fondello della cartuccia nel magazzino; ciò che evita la possibilità di chiudere l’otturatore dietro una camera vuota.
In Europa verrebbe spontaneo escludere l’incontro con animali pericolosi, ma imbattendosi in un cinghiale che carica o in un’orsa che vede minacciati i suoi cuccioli è bello contare sulla certezza assoluta di avere un colpo in camera. La seconda caratteristica dell’estrattore Mauser è che, nel momento in cui la cartuccia esce dal magazzino, il solco del fondello va ad alloggiarsi sotto l’unghia dell’estrattore.
Non essendoci un pistoncino a molla che esercita una spinta, la cartuccia è guidata in modo rettilineo fino alla cameratura completa.
Naturalmente centinaia di migliaia di carabine Remington certificano che l’alimentazione a spinta funziona; è una questione di preferenze individuali che dipendono molto dal tipo di caccia e dalla volontà di ricaricare le proprie cartucce.
Esaminando l’arma dal di sotto, si nota l’assenza dello sportellino che serve a svuotare il magazzino. Per togliere le cartucce dall’arma occorre agire sull’otturatore, che peraltro non può essere maneggiato con l’arma in sicura.
Estrarre le cartucce agendo sull’otturatore richiede cautela e impone che la volata sia indirizzata verso una posizione sicura, tuttavia la fessura per lo sportellino del serbatoio necessariamente indebolisce il calcio e sappiamo che un calcio rigido è indispensabile per la precisione. In volata, la canna ha un tratto filettato. È coperto da una boccola rimuovibile a mano, che mentre protegge il filetto protegge anche ulteriormente la volata. Al tratto filettato potrà essere avvitato un silenziatore per le situazioni in cui esso sia obbligatorio per legge, come accade in vari Paesi per l’uso dell’arma in poligono urbano. Per il .30-06 un eventuale freno di bocca mi sembra assolutamente superfluo; il rinculo è mite e il calciolo funziona molto bene. Tuttavia, visto che l’arma è leggera ed è disponibile anche in .300 Winchester Magnum, sull’inutilità del freno di bocca alcuni cacciatori potrebbero non essere d’accordo.
Montaggio dell'ottica
Passiamo al montaggio del cannocchiale per la prova; qui si è manifestato un inconveniente. Quandoque bonus dormitat Homerus, a volte anche il buon Omero si assopisce. Con questa frase i Romani ammettevano che non è sempre possibile mantenersi ai massimi livelli in ciò che si fa. Ebbene, in questo caso dormitat Leupold. Che fa buoni strumenti ottici e anche basette e anelli di qualità, ma che in questo caso ha generato delle complicazioni. L’anello anteriore di fissaggio dell’ottica si inserisce in una fessura della basetta, entro la quale deve ruotare di 90 gradi come se si trattasse di un attacco a pivot. Ma a mano non c’è verso di farlo ruotare.
Memore del fatto che l’ultima volta avevo usato una pinza e segnato la basetta, questa volta ho usato un cannocchiale di poco conto. Ma al tentativo di rotazione ho sentito un netto “crack” dopo il quale, agitando il cannocchiale, si sentivano pezzi di vetro muoversi all’interno. Poco male, il cannocchiale dovevo regalarlo a mio nipote e lo avevo pagato 50 Euro dai polacchi, ma per ruotare l’anello è stata necessaria una pinza. E la basetta si è segnata, come dovevasi dimostrare. Se capiterà ancora una basetta di quel tipo mi farò tornire un bastone del diametro di 30 millimetri, però ho visto soluzioni più comode.
Prova a fuoco con il fucile Kimber Subalpine .30-06
La prova a fuoco si è svolta con cielo sereno, temperatura di 24 gradi e assenza di vento.
Il cannocchiale montato è stato un UTG 4-16x56, strumento molto economico che ha finalmente abbandonato il reticolo mil-dot, poco utile e fastidioso essendo collocato sul secondo piano focale, in favore di una sorta di wide duplex con punto centrale illuminabile. Il rapporto qualità-prezzo è davvero eccellente e l’ottica, almeno per l’uso in poligono e in luce diurna – non l’ho provato al crepuscolo - non fa rimpiangere strumenti anche molto blasonati.
Però è bene non esagerare con l’illuminazione del punto centrale perché alle alte luminosità diventa un po’ confuso e non più puntiforme.
D’altra parte un punto illuminabile che resta puntiforme sempre a qualsiasi intensità l’ho visto solo su ottiche Zeiss che costano dieci volte di più. La distanza di tiro è stata di 100 metri, adeguata per la prova di un’arma da caccia.
Credo che la rosata ottenuta, dell’ampiezza di 0,4 MOA, possa testimoniare efficacemente la precisione della carabina. Sicuramente qualcuno - non io - usando munizioni ricaricate con estrema cura riuscirà a fare meglio di così, ma è una prestazione di cui a caccia non riesco a vedere l’utilità.