Ci sono tre modi per fare una carabina Take-Down in calibri potenti e tutti si riferiscono al sistema di smontaggio, parlando di una carabina in un singolo calibro. Se ci sono due calibri intercambiabili la questione si complica e se i calibri sono tre e richiedono magari un paio di otturatori dimensionalmente diversi tra loro siamo nell’empireo dell’alta archibugeria. Dei primi due modi, uno è fare una connessione rigidissima, che per essere separata necessita di notevole vigore e quasi sempre del martello di gomma, l’altra è quella di usare tolleranze che consentono uno smontaggio agevole e con le quali, quando i pezzi sono connessi, quella connessione non è completamente solida tanto che, se l’arma sarà usata con intensità, tenderà a sciacquare.
Teniamo presente che se la connessione ha il gioco di un decimo di millimetro, all’estremità della canna esso sarà amplificato di varie volte. Un opportuno tirante o una camma che spinga le parti l’una contro l’altra può risolvere almeno apparentemente il problema, ma non è così che si fanno i fucili fini, perché l’uso comporterà inevitabilmente dei giochi. Il terzo modo, applicato sull’arma in esame, è quello dei Piotti. Mi hanno smontato la carabina a mano - non c’era nemmeno una singola goccia d’olio per facilitare lo scorrimento delle parti - e la carabina rimontata aveva una connessione incrollabile. Questo, naturalmente, con tutte e tre le canne.
In teoria non ci dovrebbero essere problemi, perché il sistema delle tolleranze albero-foro è su tutti i libri di tecnologia meccanica. Quello che sui libri non c’è e che quella tolleranza vale per superfici perfette, cosa che nessuna macchina utensile potrà mai realizzare.
È vero che ci sono le rettifiche, ma agire in spazi ristretti, con una mola di diamante sagomata, su un sottosquadro non è precisamente semplice anche perché gli utensili si consumano impercettibilmente e si deve necessariamente agire su superfici temprate. Se gli aggiustaggi fossero fatti sulle superfici ancora tenere, gli impercettibili movimenti che avvengono durante la tempra non potrebbero che rovinarli.
Si tratta quindi di avvicinarsi progressivamente a mano all’aggiustaggio perfetto, con asportazioni minime di materiale perché a togliere si fa sempre in tempo ma aggiungere non si può. Inoltre, ogni piccolo avvicinamento all’unione precisa deve essere perfettamente finito, visto che una finitura successiva comporterebbe una pur minima ulteriore asportazione di materiale. Come è noto, il diavolo si aggira nei dettagli e nel nostro caso quei dettagli sono importantissimi.
Caratteristiche della carabina Piotti Take-down
Fatta questa lunga premessa, necessaria perché quella dell’unione tra due parti è una questione delicata e la sensazione della precisione si può avere solo avendo in mano l’arma, possiamo finalmente parlare della carabina.
Per la quale la parola chiave è eleganza. C’è poco da dire: i fucili dei grandi archibugieri sono belli. È un fatto che è dato dall’estetica generale e non dalle profuse incisioni, perché un fucile deve essere bello già quando la bascula è finita in bianco.
E benché non sia facile spiegarlo agli incisori, una cartella liscia con appena una grechina sottile come un capello e una piccola incisione al centro è bellissima. Qui stiamo parlando di azione e non di bascula, ma il concetto è lo stesso e l’eleganza c’è e si vede. Fatta da piccoli importantissimi dettagli: ad esempio, la parte esterna della giunzione è sottile quanto basta per non rovinare l’estetica, pur se quella giunzione, che nel nostro caso è posta all’estremità anteriore dell’azione, deve sempre essere solida.
L’arma presenta una classica azione Mauser tipo K98, naturalmente finita alla perfezione. Gli otturatori sono due, visti i calibri che sono tutti dedicati alla caccia in Africa. Si tratta di .458 Lott, .375 H&H Magnum e .416 Rigby; i primi due condividono lo stesso otturatore mentre il .416 ha un fondello diverso.
Va da sé che l’azione è lunga, come richiesto dai tre calibri in oggetto. Su ciascun otturatore è indicato il calibro corrispondente; ciascuno di essi scorre fluidamente senza sciacquare anche in posizione di massimo arretramento ed è finito a spuntiglio. È la riprova, per chi non si fosse mai affacciato al laboratorio die Piotti, della lunga serie di aggiustaggi completamente manuali che contraddistinguono le armi fini e spiegano le moltissime ore di lavoro necessarie per il loro completamento
I preziosi dettagli sulla carabina Piotti
Persino Ivo Fabbri, maestro del controllo numerico, ammette che nei suoi fucili c’è ancora un buon trenta per cento di lavoro manuale.
I dettagli che impreziosiscono l’insieme sono costituiti da un’incisione a racemi, dal manubrio dell’otturatore finemente lavorato, dal coperchio del magazzino con inciso un animale africano; una vera chicca è l’estremità della vite delegata a supportare il rinculo, che ha una contropiastra finemente incassata e incisa. per via del territorio in cui l’arma sarà usata le tre canne sono provviste di doppio mirino, diurno e notturno, posto su un’adeguata rampa incisa.
Attacchi per le ottiche
Naturalmente ciascuna azione ha un attacco a piede di porco per il cannocchiale, che è tarato sulla singola canna e munizione; sul piede degli anelli è rimesso in oro il calibro corrispondente.
La parte smontabile dell’arma (qui uso il termine arma per brevità, perché in effetti abbiamo tre armi che hanno una parte in comune, come può essere richiesto da chi voglia recarsi a caccia in Africa e non intenda portare con sé tre fucili con relativi disagi burocratici e doganali) comprende canna e astina, ciascuna canna avendo un preciso riferimento longitudinale che consente un inserimento di precisione nell’azione, in cui è ricavata una corrispondente cava.
Naturalmente tre astine da montare sullo stesso calcio pongono il problema dei legni. È impossibile trovarli identici, perché il legno non si costruisce in laboratorio ma cresce per propria natura e non ci sono alberi identici dai quali si possano ricavare gli sbozzi necessari. È già difficile trovare legni quasi uguali - la parola chiave è quasi - e anche questo spiega perché le coppie di fucili costino più care dei due fucili singoli.
In sostanza, una soluzione su misura realizzata su richiesta per un cacciatore africano - qui sta la caratteristica dei Piotti che fanno tutto: doppiette, sovrapposti, express, kipplauf e carabine, per cui sono in grado di valutare la realizzabilità e solidità meccanica di ogni richiesta, per quanto particolare – ha portato a un vero sistema d’arma dalle caratteristiche finissime e dall’eleganza formale impeccabile.