Era il 1935 quando veniva pubblicato, a puntate, il resoconto del primo safari in Africa orientale che Ernest Hemingway fece assieme alla moglie due anni prima nei pressi del lago Manyara, fra Kenia e Tanzania.
La suggestiva descrizione della ricerca ed abbattimento del bufalo, uno dei “big five” africani, che Hemingway fa nel suo “Verdi colline d'Africa” è rimasta memorabile nonostante una accoglienza iniziale non favorevole della critica di allora.
Carabina per la caccia al bufalo africano
Certo il famoso scrittore e cacciatore sarebbe stato ben felice di imbracciare e sparare con la bella carabina che Giovanni De Barba ha appena costruito per un Professional Hunter udinese.
Si tratta infatti di una specifica richiesta per la caccia al bufalo africano. Tutti i dettagli sono stati concordati tra costruttore e committente per ottenere il massimo in termini di efficienza, precisione ed estetica. Il lavoro, appena concluso, è durato quasi due anni comprensivi dei tempi tecnici di attesa per lavorazioni speciali. Ma il risultato ottenuto ben ripaga le aspettative di entrambi.
Carabina su meccanica Mauser K98 calibro .410 Rigby
Si tratta di una carabina su meccanica Mauser K98 standard bolt-action ad armamento manuale con otturatore girevole scorrevole takedown tipo "H&H".
La peculiarità e difficoltà costruttiva di questa carabina è quella di riuscire ad alimentare una cartuccia in calibro .416 su un'azione standard "corta".
La canna da 56 cm è una Lothar-Walter camerata per il calibro .416 Rigby.
La cartuccia che la John Rigby Rifle Company di Londra produsse a partire dal 1911 è stata per molti decenni il punto di riferimento dei cacciatori africani assieme alla .375 H&H Magnum.
La potenza estrema (700 Kgm alla bocca) e la ottima tensione della traiettoria ne fanno ancora oggi una cartuccia di grande uso per prede di grossa taglia (elefante, rinoceronte, bufalo).
Caratteristiche della carabina in .416 Rigby
La sua lunghezza complessiva è di ben 95,25 mm con palla montata da 400 grs (26 grammi) che esce dalla volata ad una velocità di circa 700 m/s.
La carabina monta tacche di mira a foglietta Rigby abbattibili tarate a 50 e 100 metri.
Tutte le parti metalliche hanno subito un delicato e lungo trattamento di tartarugatura eseguito in Germania dalla ditta Schilling, specializzata in questa finitura.
L'effetto estetico è di grande impatto e ben si accorda con la filosofia costruttiva generale dell'arma.
Non poteva certo mancare un ulteriore contributo per sottolineare i particolari costruttivi con incisioni e rimessi in oro eseguiti magistralmente dalla brava e nota (sta quasi superando il padre e maestro Renato!) Flavia Sanzogni che opera a Gardone Val Trompia. Vista l'origine dell'arma, nell’ornato viene anche inserita l'insegna del Friuli: l'aquila d'oro.
La calciatura non poteva che essere in noce trattato ad olio per proteggerlo e meglio evidenziare le venature del legno.
L'arma è una copia della carabina di Holland & Holland con sistema takedown, tra i più classici fucili dall'inizio del '900 par la caccia ai “big five” africani, per cui è possibile smontarla e riporla nella valigia con una sola semplice operazione.
La perfetta esecuzione dell'arma trova la sua giusta collocazione in una valigetta in cuoio costruita su misura e a mano da Nizzoli, come un abito sartoriale.
Ha gli interni in velluto rosso ed è provvista di attrezzi per la manutenzione oltre che di un coltello di tipo skinner con lama in damasco della Puma.
Spetta ora al proprietario la prova sul campo, non quello da tiro, dove ha ampiamente superato l'esame, ma quello più ampio ed affascinante delle pianure e verdi colline africane. Good shooting!