RFM Beccassier: la nostra esperienza al Custom Shop 

Or bene, “tanto tuonò che piovve”! Di che parlo? Semplice: del fatto che anch’io non ho resistito! Insomma, ero a Sarezzo con tutta la nostra squadra per realizzare dei video in RFM e… quattro chiacchiere con Maurizio, una bella vista allo show room, un paio d’opinioni con altri clienti lì arrivati dall’Irlanda, fatto sta che tre secondi dopo mi ritrovo a firmare il foglio d’ordine per il mio fucile!

Il modello, quello che già mi aveva rubato l’occhio già la prima volta che lo vidi e lo tenni fra le mani al Caccia Village: la doppietta “Beccassier”. Un nome, un programma, un sogno trasformato in realtà tramite un processo che ora vi descrivo nei particolari. Ma procediamo per gradi…

Video: Doppietta RFM Beccassier


La doppietta RFM Beccassier, dedicata alla Regina

Partiamo dal modello: trattasi di un classico fucile parallelo con meccanica Anson, la cui caratteristica fondamentale e che può aversi al 100% custom made con un prezzo sbalorditivo! Poco più di 2000 euro: praticamente… nulla!

Un momento topico, essenziale: si prendono le misure e si analizzano con due tecnici le modalità di imbracciata e tiro. Fasi basilari nella realizzazione di un fucile custom.

Non solo, nella sua configurazione di base presenta caratteristiche uniche che la fanno un must per chiunque concepisca la caccia alla beccaccia in senso totalizzante! Non qualche uscita ogni tanto. Non “Se la incontro ok, altrimenti va bene lo stesso”. No! La beccaccia come chiodo fisso e malattia dell’anima. So che sapete di cosa parlo…

Ma torniamo al nostro “attrezzo”. Or bene basta una parola sola per definirla e che la rende unica rispetto a qualsiasi altra cosa presente sul mercato: essenzialità!

Un’essenzialità totale, palese, chiara, smaccata ed esibita con orgoglio. Di più, un’essenzialità gridata con la consapevolezza tipica di “chi sa” di essere unico e diverso da chiunque altro.

È infatti un fucile semplice, e non vuole scimmiottare nulla di più prezioso o complicato: perché non gli serve e non ne ha bisogno.

È uno strumento rustico per gente rustica, e non lo nasconde, anzi!

In parole povere: è un “attrezzo”, e come attrezzo super forte e super funzionale, vuole e sa mostrarsi. Nulla di più, nulla di meno.

Per questo, come un boscaiolo, come un montanaro, non ha paura di esibire i suoi muscoli e le sue “callosità” di grande lavoratore/trice!

Tutto, infatti, in questo fucile parla solo di lavoro: duro, sporco, difficile. Quello tipico del beccacciaio: sempre in mezzo a spini e rovi, boschi e foreste, umido e pietraie, sentieri i meno battuti e i folti più impenetrabili. Dove i lezzi non servono, anzi. Dove il vero pregio è saper sopportare tutto e funzionare bene in quei pochi istanti in cui ci si gioca tutto premiando o meno il sagace lavoro di cani eccezionali.

Come dicevamo quindi, è una doppietta. Fatta benissimo, ma semplice e spartana. Andiamo a conoscerla meglio…

La doppietta RFM Becassier nei dettagli

Aspetto generale: da buon fucile tipo Anson, non scimmiotta gli Holland, per cui niente cartelle ornamentali.

È uno strumento da beccacciai (soprattutto), ergo non ha nessuna esigenza di presentarsi come status gun per farsi belli alle cacce collettive, fra incisioni, fronzoli e lazzi e legni lucidati ad olio. Nulla di tutto questo: all black invece per gli acciai e la minuteria, come una bella tiratura opaca per i legni con cui verrà assemblata. Ma scendiamo nei particolari…

Calibro: si può avere in ogni calibro, ma io la mia l’ho scelta in 20/70 (non 76, 70 perché non ha senso sparare secchiate di piombo in un 20!).

Bascula: corta e bene eseguita dal pieno, finita brunita nera con solo il logo RFM quale nota di colore.

Una serie di calci in lavorazione per alcuni clienti, fra cacciatori e appassionati di tiro sportivo.

Meccanica: la si può avere mono o bigrillo, con estrattori automatici o manuali: la mia sarà bigrillo ed estrattori a mano, per praticità d’uso e meno complicazioni in ogni caso. Si rompe una batteria? Ho comunque un altro colpo. Per non parlare del vantaggio meccanico degli estrattori manuali (no, non ce la faccio a chiamarli ipocritamente ecologici): indistruttibili! A tutto vantaggio della funzionalità eterna dello strumento.

Canne: si possono ordinare di tutte le tipologie e lunghezze, da quelle a strozzatori intercambiabili e/o con prima canna rifled (raggiata), sino a tubi super corti per un uso praticamente esclusivo in chiave beccacciaia. La mia avrà tubi da 66 cm. Cyl. e 3*** per poterla usare prima anche a quaglie e fagiani, poi specificamente a beccacce, giocandomela con le cartucce con la certezza di una resa perfetta di ogni munizione, comprese quelle armate da polveri più progressive.

La finitura delle canne, sarà sabbiata con trattamento Cerakote, quindi nera opaca. Per una maggior resistenza a qualsivoglia agente atmosferico, specie l’umidità, e a qualsiasi asperità ambientale, a partire da rovi e spine sino a rocce e ramaglie. Sarà una fisima, ma credo così di aver evitato anche ogni possibile riverbero o bagliore della luce solare, che vedi mai… Ci siamo capiti!

Mire: si può assemblare in volata qualsiasi sistema di mira concepibile per armi di questa tipologia, dal mirino sferico tipo avorio a quello in ottone sino ai moderni in fibra ottica dal verde fluorescente all’arancione sino al rosso, tipici dei più moderni semiauto. Io, da stoccatore ho scelto il più piccolo dei pallini in ottone, giusto per avere qualcosa…

Legni: li potete avere di qualità e grado che vi pare. I miei, li ho scelti congruenti al tutto: leggeri e molto, molto chiari per contrasto con l’estetica all-black dell’arma.

Calcio: per chi predilige il monogrillo, è d’uopo il calcio a pistola, come per il bigrillista, il calcio inglese. Il mio, sarà la classica via di mezzo per avere qualcosa che non ho: un bel Montecarlo in conformazione anatomica per il palmo della mano, interamente costruito, deviato e piegato in base alla mia corporatura e al mio modo di sparare. Lo completerà un calciolo in gomma rosa/orange, per una maggior stabilità alla spalla.

Astina: le tre tipologie di base sono sottile, tradizionale, oppure a mezza coda di castoro o coda di castoro piena. Ecco, coi badili che ho al posto delle mani il dubbio non s’è nemmeno posto, e siamo andati su una coda di castoro ad ampio sviluppo, senza se e senza ma.

Tutti i legni, che, come dicevo, saranno finiti opachi con vernice antiscivolo e grippante, saranno senza alcun tipo di zigrinatura, dunque completamente lisci. Con una resa anche estetica dell’insieme, che stimo davvero niente male…

In tutta la sua classe ed essenzialità, la splendida doppietta Beccassier RFM, dedicata ai professionisti della Regina del Bosco: la beccaccia, ovviamente!

La modalità d’ordine dei fucili RFM

Il tutto è frutto di un processo semplicissimo, che parte ovviamente da un primo contatto. Il mio, è stato in fiera, a Caccia Village, dove ho iniziato a scambiare le prime idee ed opinioni con patron Maurizio, mentre maneggiavo per la prima volta l’arma. Poi, è seguita la visita di persona in Val Trompia (previo studio sul sito RFM del modello di cui mi ero innamorato: la doppietta Beccassier). E da lì il gioco è incominciato.

La prima fase è stata il factory tour che ha avuto la sua acme nella visita dello show room. Utile per capire con chi si ha a che fare in termini di capacità produttiva. Sbalorditivo per serietà e simpatia, con quella sensazione di essere “a casa” grazie a uno staff di gente eccezionale e di una simpatia assoluta. Poi, con un prototipo di Beccassier più o meno standard in mano ci si è seduti nello studio di Maurizio per la stesura della scheda d’ordine. Di lì, ci si è recati nei vari reparti, il più importante dei quali per certo quello del calcista interno. Dove con un “muletto” mi hanno preso più e più volte le misure, studiando nei dettagli il mio modo d’imbracciare e mirare (che è sempre e solo di stoccata).

Finito il tutto e ricapitolato ogni dettaglio, abbiamo quindi scelto i legni per la mia Beccassier - i più leggeri e chiari possibile, tramite la magica spruzzata d’alcol che ci fa capire come saranno una volta finiti - e il gioco poteva così dirsi terminato.

Seguiranno le due parti più ardue e difficili, anche se non meno entusiasmanti.

Maurizio e Andrea, non solo produttore e cliente, ma amici!

La prima, tutta inerente alla prova in corso d’opera che andrò a fare – ancora di persona, quando i legni saranno stati sgrezzati, sagomati e pre-assemblati alle parti metalliche. Se tutto sarà ok, si passerà a finire, lucidare e all’assemblaggio definitivo: quindi al ritiro dell’arma. Altrimenti, si faranno le modifiche dovute e in giornata il lavoro sarà in ogni caso concluso.

La seconda, è quella relativa allo struggimento dell’attesa prima che da RFM mi giunga la fatidica chiamata perché tutto quello di cui abbiamo parlato divenga realtà: un anno! Un anno o poco meno come tempo minimo per avere la mia Beccassier pronta all’uso in mano!

Le ragioni di ciò, derivano solo dal gran numero di ordini che in RFM stanno ricevendo da ogni parte del mondo, e quindi poco male.

Non si può che essere contenti quando una grande azienda italiana lavora e ha successo: sono questi i fiori all’occhiello del nostro Paese.

E poi, se è vero amore - e lo è - l’attesa non è la parte più dura, è solo quella più pura, fatta di sogni e speranze pronte solo a diventare realtà!

In ogni caso una dritta prima di concludere: se vi venisse in mente di farvi un fucile RFM con la speranza di poterlo usare il prima possibile, pensateci da subito, e datevi una mossa!


Per ulteriori informazioni visitate il sito della RFM.



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