Cronistoria d’un progetto
Conosco Tiziano Poli ormai da qualche anno. No, non solo per motivi professionali, quanto per il fatto che io stesso sono suo cliente. Cioè, uno che un fucile Poli è andato a Gardone e se lo è acquistato. Parlo della Lapis Lusso in calibro 20 espressamente fabbricata su misura per me, e con le mie iniziali sulla guardia del grilletto con la quale mi si vede qui e là da un po’ di tempo.
Fatto sta che vuoi per motivi anagrafici, vuoi per semplice simpatia reciproca, ne è scaturita un’amicizia sincera. Un’amicizia che un bel giorno ha assunto i caratteri della collaborazione disinteressata. Ora non ricordo se fui io a lanciare l’idea a lui, o se capitò il contrario, comunque era esattamente l’EXA 2012 quando - risma di fogli di carta in una mano e penna perfettamente “imbracciata” nell’altra - ci trovammo assieme io e Tiziano nel mini-ufficio dello stand della Poli per iniziare a buttar giù schizzi, idee e caratteristiche di una nuova arma da destinare al cacciatore col cane da ferma a solidissima vocazione beccacciaia.
Doppietta o sovrapposto? Mah, decisamente sovrapposto, direi. Ché la doppietta è fichissima, ma per i tanti che vengono dai semiauto spesso appare un “salto” troppo grosso. Insomma, se vuoi una cosa “popolare”, andiamo di sovrapposto.
Calibro? Guarda Tiziano, se lo devo provare io facciamo in 20, dato che adopero solo quello col cane ormai da anni.
Ok, che sovrapposto in calibro 20 sia. E adesso veniamo alle caratteristiche di base.
Dammi due dritte... Allora: corto, svelto, leggerissimo e bilanciatissimo, e poi “ecologico”, pratico, essenziale: il tutto con corpi balistici (leggi canne) all’altezza di ogni - e dico ogni - situazione giocandosela con le cartucce; una cosa nuova poi, per certi versi, ma altrettanto legata alle tradizioni, anche le più strane e dimenticate...
Ah, siccome lo sai che sono uno che spesso fa caccia all’estero, in luoghi anche impervi, servirebbe che fosse il più semplice possibile dal punto di vista costruttivo, e in grado di funzionare sempre, anche in caso di piccole rotture: cioè, di lasciarmi sempre con la possibilità di avere almeno un colpo da poter sparare...
È stato partendo da qui dunque, da queste idee che prima fra di noi e poi nell’officina di Gardone abbiamo iniziato a lavorare.
Punto per punto... le canne
Un fucile da beccacce, più di qualunque altro, non deve essere ingombrante in termini di lunghezza e per due ordini di ragioni:
1) tubi troppo lunghi non servono proprio, dato che si spara in ogni caso entro certi range e tutti relativamente prossimi;
2) tubi troppo lunghi poi, sono dannosi sia per districarsi in tiri d’imbracciata nel folto, sia per mandare in mira l’arma nei tiri di stoccata. Idem tuttavia, un fucile con canne troppo corte può dare vita a cattivi rendimenti per certi tipi di cartucce caricate con polveri progressive (fuochi lunghi e vampe di bocca), ha limiti d’efficienza nel long range relativo al tipo di caccia, senza poi dire che finisce quasi per sembrare una... lupara!
Per questo il mitico genio britannico del “weapon making” e delle tecniche di tiro, Robert Churchill, stabilì che il perfetto compromesso fra tutte queste esigenze (compresa quella di cui poi parleremo a lungo della leggerezza) stesse in tubi di una misura ben precisa, serviti da lunghi tronco coni di strozzatura: 63,5 cm. E così è stato. Tanto che proprio la misura “Churchill” è quella delle canne di questo particolarissimo fucile: 63,5 centimetri! Di qui l’armonia della linea, ancora perfettamente preservata.
Per contenerne il peso poi, lasciarle libere di dilatarsi e di vibrare (ne guadagna la resa balistica), nel mentre si cercava pure di migliorare la dinamicità del tutto negli swing laterali, ecco che si sono eliminate tutte le bindelle, limitandoci per quelle laterali a semplici quanto ben eseguite saldature in volata ed in culatta; mentre per quella superiore si è optato per due corti bindellini tipo battue. Il mirino rigorosissimamente a pallino, piccolissimo, d’ottone, è una mia fisima (mi danno noia quelli in fibra ottica nelle armi per il tiro di stoccata, “li vedo” troppo).
Per le strozzature, una “mossa” controcorrente: sono fisse, ben eseguite, senza tanta roba da avvitare/svitare, montare e rimontare (e che puoi perdere, specie nei viaggi all’estero fra cani, cucce, beeper, satellitari e 1000 diavolerie) su volate sempre più pesanti e “incicciottate” nelle forme.
La prima canna, quella in basso, è perfettamente cilindrica, a favorire ingaggi nello short e medium range; la seconda, quella sopra, servita da una perfetta *** dal tronco cono di raccordo molto lungo e dolce, per seconde chance sul medium e long range che si possono trovare cacciando con cani da ferma, il tutto realizzato in ottimo e leggerissimo acciaio speciale trilegato al nichel cromo molibdeno.
Le camere di scoppio, in fucile come questo, naturalmente sono 20/70, senza nessuna concessione alla “Magnum-mania” dilagante per la quale si fanno camere da 76 anche su fucili ultraleggeri per sparare a 10 metri su selvatici di 300 grammi: cui prodest? E a cosa servono estrattori automatici in armi come queste?
Dice, eh no, talvolta servono! Ecco perché, benché perplesso, ho acconsentito che ne venissero montati di opzionali, capaci cioè di lavorare sia come automatici – stlak - e le cartucce saltano via, sia che come “ecologici” - click- e non salta via nulla e devi far tu con le tue manine e poi riporre in tasca o nella cacciatora i bossoli sparati, senza lasciare nulla in giro ché non si può (per legge), e non si deve (etica ed estetica!) credo infatti sia imperativo morale del cacciatore naturalista del terzo millennio quello di passare per la natura e lasciarla così come la si dovrebbe trovare: senza rifiuti in giro.
La bascula
Visto che, come si diceva, quella della leggerezza è per certo una necessità primaria in un fucile destinato ad una caccia dove si cammina tantissimo, e si spara pochissimo, ecco che per la bascula senza mezzi termini si è optato per materiali ultraleggeri. La si è ricavata quindi per fresatura da un monoblocco di Ergal, preoccupandosi poi, al fine di dare “lunga vita all’arma”, d’incastonare due robustissimi, tetragoni piastrini di titanio in corrispondenza dei punti in cui insistono i fondelli delle cartucce: proprio dinnanzi ai percussori. Questi sono armati da “feroci”, tradizionali batterie classiche che più classiche non si può, fra le normali corte a molla/spirale. Garantiscono piena efficienza con velocità d’esecuzione e quasi esuberante energia di percussione, riscontrabile dal livello d’incisione sugli inneschi: ottimo.
Un piccolo particolare: quello che si vede nelle foto, è il prototipo in assoluto. Cioè, non è nemmeno il numero 1 di una serie, quanto il numero 0 proprio. Di qui l’aspetto assolutamente spartano dell’insieme, con appena un’incisione a ricciolo a profilare il tutto, non priva tuttavia d’una sua casta eleganza. Poi c’è l’altro, il definitivo, la “pantera nera”: il Professional.
Una cosa quindi tutta volta alla sostanza - da prototipo al definitivo- la cui peculiare bellezza sta proprio nel non fare nessuna concessione al fronzolo nel nome dell’essenzialità e della più pura funzionalità congiunta all’eleganza della semplicità.
Gruppo di scatto
Di qui la scelta del bigrillo (ma in opzione si può anche avere mono) abbinato a un calcio inglese, che oltre a far risparmiare come minimo un’altra sessantina di grammi di peso derivati dall’eliminazione della pistola, garantisce una praticità d’uso assoluta con questa configurazione: poco da fare, il dito indice così scorre molto meglio dal primo al secondo grilletto!
Si diceva della praticità e della funzionalità relativamente ai due grilletti; sono due i fattori che la determinano:
1) se anche se anche si rompe il primo percussore e sono a casa di Dio, come minimo un colpo lo posso tirare sempre (vantaggio non da poco, specie per chi come me non di rado è a caccia all’estero in posti sperduti dove un armaiolo è a 300 chilometri di distanza! Cioè, a piedi non ci rimango mai...
2) I tiri nella caccia col cane, quelli insomma che derivano dalla ferma, per quanto la si rigiri per poter essere efficaci devono avvenire entro uno spazio di 4/5 secondi. Spesso (anzi, quasi sempre) molto meno. Cioè, con selvatici che quali siano, partono, esplodono in volo dalla ferma e prima possibile cercano di sottrarsi dalla nostra presenza in una qualsiasi direzione. E tutto questo che mai o quasi mai avviene secondo un rigido copione prestabilito, ma in maniera assolutamente casuale. Cane fermo qui, ma selvatico che parte là, a 20 metri. Cane in alto lungo, e selvatico che invece di fuggire ci punta addosso. Cane lì, ma selvatico che si copre tra le fronde per poi riapparire a 25/30 metri per qualche decimo di secondo.
Insomma, abbiamo appena descritto situazioni per le quali sarebbero più indicate seconde canne (sempre più strozzate, ed armate di cartucce per il medium e long range), che non prime. Ora, è vero che fucili monogrillo hanno il selettore per invertire l’ordine di sparo delle canne, ma chi è capace di azionarlo, in frangenti ad alto impatto emotivo come quelli? Chi lo può fare con velocità e automatismo consolidato, dinnanzi ad un’inafferrabile beccaccia che finalmente si concede alla tua vista un nanosecondo, per l’occasione di un colpo solo e solo quello? Io assolutamente no! Per questo TUTTI i miei basculanti li pretendo rigorosamente bigrillo. Ci vuol nulla ad automatizzare i movimenti, ed una volta imparato il movimento minimale, è un gioco da ragazzi, vantaggioso e anche molto divertente, direi rassicurante.
La calciatura
Si è optato per un bel noce di grana tuttavia non esagerata. Cioè, siamo andati alla ricerca di un compromesso fra tre fattori quali la robustezza, l’eleganza e soprattutto la leggerezza.
Ripeto, questa non è un’arma da far invecchiare pigramente in rastrelliera salvo qualche invito in riserva o rare uscite casalinghe per farla magari vedere agli amici: questo è un ferro da lavoro! Un attrezzo che è stato chiamato a servire un esigentissimo beccacciaio (io)! Insomma, il vero e proprio corrispettivo di un cane da beccacce ad alto tasso di sagacia, durezza e raffinatissime quanto efficacissime capacità di negoziazione, punto.
Ecco quindi la bella pala cui fa riscontro l’astina a becco d’anatra a sgancio rapido, nel prototipo, poi sostituita con un’altra più elegante, nel modello definitivo.
Di magliette porta cinghia ce n’è una sola: quella sul calcio, dato che -come ben mostrato nelle foto- ho optato per un altro sistema di aggancio che lascia le canne totalmente sgombre da qual si voglia aggiunta metallica. Praticissimo e balisticamente molto più logico e adeguato.
Minuteria
Come si vede, è stata scelta per la guardia dei grilletti, bottone di sgancio dell’astina, leva di sicura e chiave d’apertura (che aziona una duplice chiusura efficacissima), minuteria brunita nera. No alla finitura acciaio - dovendosela giocare poi col tono opaco dell’alluminio della bascula - davvero non era il massimo, almeno così ci pareva. Quindi almeno per il prototipo via di contrasti nero/alluminio e satinato/legno, che non mi pare facciano poi ‘sto brutto effetto!
Stato dell’arte
Eccoci infine dinnanzi ad un’arma a mio dire bellissima nella sua essenziale praticità, che oltre a trasparire sia dall’insieme sia dall’analisi di ogni particolare, diventa un dato di fatto inconfutabile non appena la si prende in mano, e s’inizia strabiliare. Pare una specie di miracolo infatti, ma il fucile pesa appena 2,150 chilogrammi! Sì, avete letto bene, appena due chili e cento e rotti (nel 20), per una piacevolezza d’uso e di brandeggio impressionanti. A camminarci avendola appresso infatti, non ci si accorge di averla. A maneggiarla... Beh, a maneggiarla è una specie di magia!
Sensazioni d’uso
Ho il fucile in prova (come prototipo definitivo) dai primi di settembre del 2012, e ne scrivo solo ora per una sola, precisissima ragione: volevo provarlo per davvero! Chi mi conosce lo sa, ho 1000 difetti e forse più, ma uno di sicuro non mi appartiene: non sono bugiardo. Non sono bugiardo e nemmeno un marchettaro, cosa che mi ha portato poi nel corso degli anni ad avere certo parecchi nemici, altri che semplicemente mi giudicano uno stronzo (capita!) ai quali tuttavia fanno riscontro tanti altri che mi stimano, soprattutto come voce affidabile in campo di armi e poi di caccia. Or bene, tutto per dire che il nostro sovrapposto super leggero Poli, canne Churchill e concezione “aromatica”, l’ho voluto strapazzare io per varie stagioni prima di darne un giudizio definitivo.
Cioè, l’ho portato con me dall’apertura in avanti, su quaglie e fagiani, lepri, starne e pernici (fra libero e splendide riserve private) beccacce e beccaccini. Sempre e solo lui, tanto che ora mi sento di formulare il giudizio sia generico che analitico: dovrebbe essere reso illegale!
Davvero, non scherzo. È un’arma così perfetta, così straordinariamente ben concepita per svolgere il proprio lavoro che dovrebbero “quasi” vietarne la produzione! Viene infatti in mira in un baleno. No, di più: vola letteralmente alla spalla. È quindi il fucile perfetto per lo stoccatore, per chi tira d’imbracciata, il tutto ottimizzato dal fatto di essere costruito su misura.
Di fagiani non ne ho sbagliato nemmeno uno. Tanti ne ho veduti, tanti ne ho sparati, tanti ne ho raccolti. Punto.
Da vicino, bellissime ampie rosate che anche se centrano, mai spaccano l’animale. Da mezzo, abbattimenti pulitissimi, con selvatici raccolti spesso come integri, che poi pelati dimostravano una distribuzione strepitosa di parecchie ferite mortali.
Fino a qui, tutto perfetto: ma è stato tuttavia nel long range (sui 40/45 metri) che l’arma mi ha fatto addirittura strabiliare, consentendomi di raccogliere animali che avevo battezzato “ai confini della realtà”. Merito anche di ottime munizioni, certamente. Merito anche tuttavia di una seconda canna *** capace di miracoli!
Starne e pernici infatti (salve un paio di padelle, colpa mia punto e basta), sono andate via solo quelle partite troppo lunghe per qualsiasi altra cosa non fosse un pezzo d’artiglieria da campo. Ma era nel bosco e all’acquitrino che volevo vederlo all’opera...
Or bene, delle prime tredici beccacce sparate il primo anno (quando ancora non avevo la mano), undici le ho prese tutte di prima canna, con solo due seconde all’attivo, attinte a lunghezze davvero significative. Per vedere la prima padella quindi, dovremo arrivare alla quattordicesima, sulla quale tuttavia avevo sparato tardi e male dato che avevo perso l’attimo in attesa di capire se casomai fosse una starna (vietata in Croazia, dove mi trovavo) o una beccaccia.
Altre poi ne ho pigliate, con in mezzo due padelle: una per la stessa ragione di cui sopra, un’altra perché sono un coglione io, e quando mi partono cotte cotte e m sorvolano maestose, mi fermo a guardarle anziché incattivirmi nel buttarle giù. Lui invece, il “Polino”, a svolgere perfettamente e sempre il suo lavoro. Anno dopo anno, stagione dopo stagione. Senza mai un malfunzionamento, nulla. Rinculando anche pochissimo e non solo in relazione al peso, ma in assoluto, e questo grazie alla perfetta costruzione dell’insieme. Bilanciatissima, equilibratissima, con un ottimo allineamento fra canne, bascula e calciatura, capace di creare uno scarico decisamente coassiale del rinculo.
Quanto ai beccaccini, perfetto su tutti quelli pizzicati a distanze ragionevoli, con alcune mie incertezze solo su alcuni capi un po’ più lunghi che mi sono attardato a mirare un po’ troppo... Ma parliamo forse dell’unica caccia col cane che praticandosi in campo aperto, su selvatici sempre tendenti al lungo, magari viene a richiedere armi con corpi balistici più da tiro mirato che non fulminee stoccate...
Per chi vuole comprarlo
A chi è indirizzato: al beccacciaio ultra-specializzato, che come tale prima delle regine (e anche durante) non disdegna anche altre digressioni cinofilo/venatorie.
Cosa richiede: la capacità di adattarsi a un “attrezzo” sulle prime sorprendentemente leggero.
Perché comprarlo: perché speciale, leggerissimo, robusto e al contempo versatile ed efficiente grazie ad una resa balistica interessantissima.
Con chi si confronta: in teoria con tutti i sovrapposti leggeri a vocazione cinofilo/beccacciaia quali Beretta Ultralight, Bettinsoli Nexus, Browning B525 Hunter light, Caesar Guerini Magnus Light, F.lli Redolfi Eos Light, Franchi Falconet pro, Fausti Albion Light, Fabarm Axis Field AL, Fair X-light, Rizzini Aurum Light, Sabatti Olimpo, Silma M70 Ergal. In pratica con nessuno, perché nessuno ha le sue caratteristiche tecniche riunite tutte assieme in unico fucile.