Piotti Monaco “Twelve Twenty”

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Un omaggio ad Araldo Piotti. Ottantʼanni, tanta voglia di fare e un occhio infallibile

Se una delle soddisfazioni che si traggono dal possedere un fucile fine è quella di accarezzarlo la sera, gustandone i dettagli, quella principale si ha portandolo a caccia.

Deve essere trattato con adeguata cura ‒ ma un calcio finito a olio con sistema tradizionale sopporta benissimo le intemperie ‒ però non possiamo dimenticare che  in fin dei conti è stato realizzato proprio per essere portato sul terreno e impiegato nell’attività venatoria. 

Non è solo un’opera di altissimo artigianato e talvolta d’arte; è qualcosa che senza la passione dei cacciatori non sarebbe mai nato.

Il Piotti che qui esaminiamo è un fucile che non appartiene alla serie dei fucili di lusso ma a quella dei fucili finissimi. La differenza può apparire sottile, ma è vertiginosa. 

Il fucile finissimo può anche essere arma di lusso, ma non sempre, se il cliente è davvero esigente. Chi conosce il fucile può chiedere incisioni profuse o radiche lussuosissime, ma solo dopo aver verificato la precisione degli aggiustaggi e la cura delle parti meno visibili. Anzi, soprattutto di esse visto che per definizione, nel fucile fine, ciò che non si vede deve essere possibilmente migliore di ciò che è in vista. La parte inferiore della briglia, il lato della molla che sta contro la cartella, il lato nascosto dei cani, la parte incassata della codetta del guardamano, e così via. Il vero conoscitore compera un fucile, non un’incisione o una radica. Se il fucile non è di altissimo livello, tutto il resto non ha senso.  

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
La postazione di lavoro di Araldo Piotti. Attrezzi semplicissimi e tanta capacità personale

Il fucile fine, prima che un prodotto, è uno stato d’animo. Ed è come certe sostanze: dà assuefazione. Progressivamente, si aumentano le dosi. Dapprima si rifiuta il fucile industriale, per quanto il cliente davvero accorto sappia apprezzarlo per quello che è. Poi si incomincia a richiedere quel certo dettaglio raffinato e inconsueto, si cerca una nuova soluzione, ci si concentra sull’estetica di alcuni particolari.

Il grande costruttore sarà sempre disponibile, purché la sua esperienza gli assicuri che il risultato è convincente. Altrimenti, piuttosto che investire il suo nome su un prodotto che non lo convince, rifiuterà  la commessa.

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Il fucile in apertura parziale. Le proporzioni delle masse sono elegantissime
Piotti Monaco "Twelve Twenty"
Le mani di Araldo Piotti mentre rifinisce con carta di grana 1500 lʼaggancio dellʼastina

Tra i fucili creati per raffinate esigenze e difficili da costruire, nella stessa serie di cui fanno parte il sistema droplock di Westley Richards e la Round Action di Dickson, questo Monaco “Twelve-Twenty” occupa a pieno titolo uno dei posti d’onore. Evidentemente, qui abbiamo una moderna accezione del Twelve Twenty. 

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Una vista della cartella sinistra. Le batterie sono smontabili a mano
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
I Piotti hanno acconsentito a smontare il fucile per permetterci di vedere lʼinterno

Non si tratta, nel nostro caso, di una riedizione del fucile di Lancaster in calibro 12 accreditato del rinculo di un calibro 20, bensì di un entusiasmante esercizio di archibugeria che porta ad avere un fucile in calibro 12 sull’aggraziata bascula di un calibro 20, oltre che di un difficile esercizio di progettazione meccanica che solo pochi possono affrontare. Vediamo perché. 

La doppietta ha il perno sotto le canne e il chiavistello della duplice Purdey che è praticamente all’altezza del perno, sollevato di soli pochi millimetri. Questa caratteristica genera, allo sparo, una coppia rotatoria che non può essere eliminata, perché l’attrito del piombo che spinge in avanti le canne è contrastato dalla reazione dei tenoni. Azione e reazione sono su piani diversi, da cui la coppia che tende a far ruotare le canne sul perno, alla quale si oppone il chiavistello.

Va da sé che con una bascula del calibro 20 le dimensioni dei tenoni e del chiavistello si riducono in modo non proporzionale alla distanza tra i piani, quindi la coppia è proporzionalmente maggiore.  

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
La finitura del chiavistello allʼinterno della bascula è qualcosa che il proprietario del fucile non vedrà mai. La finitura è comunque superba
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
I componenti della bascula saranno assemblati così
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Lʼincassatura rimuove la quantità di legno minima possibile

Ne consegue che tutti gli aggiustaggi del contatto tra le superfici e del tiraggio devono essere eseguiti con cura maniacale, per tener fede alla propria reputazione. Ecco perché questo fucile non è alla portata di qualunque costruttore. Quegli aggiustaggi maniacali, bisogna essere in grado di farli perché un fucile non è solo un problema banale di meccanica. Se lo fosse, certi prodotti industriali turchi, costruiti con le stesse macchine che ci sono a Gardone, non avrebbero mai avuto problemi. Il fucile richiede conoscenza approfondita, comprensione dei fenomeni e, naturalmente, capacità manuale per gli aggiustaggi di precisione. 

Una superficie impeccabile è il risultato di un lungo lavoro, in cui ciascuna parte è perfettamente rifinita prima di verificarne l’aggiustaggio, e di nuovo perfettamente rifinita dopo ciascun ritocco. C’è un motivo per tutto ciò. Quando l’aggiustaggio è perfetto, la finitura delle superfici interessate asporta una piccolissima quantità di materiale. E questo non è concepibile. 

 

Da queste considerazioni risulta che un fucile fine è ancora un affare dal punto di vista economico se si pensa alla quantità, e qualità del lavoro specializzatissimo necessario per ultimarlo. Tra l’altro, occorre ricordare che un fucile fine, anche se usato intensamente, durerà più a lungo di qualunque fucile industriale. 

Quella che stiamo esaminando è una doppietta della serie Monaco, la più raffinata di casa Piotti, con batterie smontabili a mano.  

Di essa la tradizionale e squisita cortesia dei Piotti ha consentito le viste di alcune parti smontate che forse resteranno ignote allo stesso proprietario dell’arma. 

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Il banco dellʼincassatore. Tutto è fatto a mano

Smontare un fucile le cui viti hanno uno spacco largo tre decimi di millimetro, è operazione difficile che si fa solo quando è indispensabile oppure ‒ ma molti non accettano di farlo ‒ in un caso come questo, a dimostrazione che un fucile come questo può essere esibito con l’orgoglio di chi sa bene come abbia lavorato.  

Il fucile è aggraziato, calciato con incassature di precisione realizzate a mano. Il Monaco “Twelve-Twenty” denuncia la sua origine senza infingimenti, a onta della teorica sproporzione tra canne e bascula. Teorica, perché tutto ciò che distingue a prima vista questo fucile da un normale calibro 12 è una sensazione di maggior eleganza, che solo a uno sguardo più attento fa marcare le differenze.  

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
La generosa corsa degli estrattori
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Perfetti i segni di strisciamento sui lati dei tenoni
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Il mirino è dʼoro; noblesse oblige
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Una doppietta fine ha necessariamente strozzature fisse

Le parti sono raccordate così armoniosamente che la vista laterale della bascula, a fucile montato, non denota incertezze di alcun genere e manifesta una linea filante davvero bella, naturale nella sua difficile scelta. Sembra che tutti i fucili in calibro 12 debbano essere così, con i seni di bascula ingranditi per adattarsi alle nuove canne, ma senza quasi che questo si noti. Le canne,  noblesse oblige, hanno strozzature fisse, i tenoni vanno a contatto con la bascula su tutta la superficie e persino il chiavistello, nella sua estremità posteriore, è sagomato e lucidato. 

Le viti che tengono la molla della sicura e quella dei grilletti, cioè due viti che potrebbero essere smontate e toccate con le mani, sono lucidate a specchio. Lo fanno a mano, a partire dalla sagomatura perfetta della testa realizzata a lima. A specchio è finito anche il tenoncino dell’astina, quasi a specchio è l’interno della batteria. Ma quel “quasi” è una scelta voluta. Qui si è preferito giocare tra parti lucidate normalmente e parti lucidate a specchio per creare un aspetto elegante, sottolineato dalla briglia messa a giorno e dalle teste delle viti finite al brunitoio e colorate in blu. 

E pensare che molte delle parti così impeccabilmente finite sono nascoste. Quale cliente avrà mai l’occasione di vedere l’estremità posteriore del chiavistello?

Questo fucile è fatto a regola d’arte, secondo scienza e coscienza, come si diceva un tempo. Ed è costruito per durare. Con la normale e dovuta  manutenzione, i nipoti dell’acquirente lo useranno ancora.

 

 

Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Sui migliori fucili dei Piotti, il grileltto anteriore snodato si realizza così
Piotti Monaco "Twelve Twenty" 
Peccato che nessuno vedrà la perfezione di questa estremità della chiave

Scheda Tecnica

Costruttore: Piotti, via Cinelli 10/12, 25063 Gardone Valtrompia. Tel. 030 8912578

Modello: Monaco

Tipo: Fucile a canne giustapposte

Calibro: 12/70

Caratteristiche particolari: Twelve-Twenty

Strozzature: 2/10 – 4/10

Batterie: Sidelock tipo Holland & Holland, smontabili a mano

Scatto: Diretto bigrillo

Sicura: A cursore, blocca i grilletti

Mirino: A perla in oro

Lunghezza canne: A richiesta, 72 cm su questo esemplare

Calcio: In radica di noce

Peso: 2800 g su questo esemplare

Lunghezza totale: 109 cm

Prezzo: Da definire in base alle caratteristiche richieste