Non è certo facile presentare un semiautomatico Browning, specialmente se deve essere l’erede dell’intramontabile Auto 5, uscito di produzione nel 1999 ma ancora presente sui terreni di caccia del mondo intero. Un fucile che tra il 1903 e l’uscita di produzione è stato venduto in quattro milioni di esemplari, ma che a fronte di una meccanica affidabilissima e sofisticata aveva costi non più compatibili con il moderno mercato, specialmente in tempi di crisi. Un fucile, l’Auto 5, dall’aspetto inconfondibile.
Molti semiautomatici si somigliano, ma se in una intera rastrelliera bisogna prendere un Browning la scelta è immediata, senza necessità di leggere marchi o scritte. Anche con questo A5, che del progenitore ha mantenuto alcune linee caratteristiche.
Affrontare l’eredità dell’Auto 5 è un compito ancor più gravoso se si considera che Browning inizia a lavorare al progetto di una nuova arma solo quando ci siano le premesse perché l’azienda diventi uno tra i tre primi produttori al mondo nel settore al quale quell’arma appartiene. Progetto ambizioso, ma che come vedremo si fonda su solidi presupposti.
Il nuovo fucile, ad esempio, risulta valido nel tiro al piattello, per via del ridotto rilevamento che consente di doppiare il colpo con facilità. Filmati in slow motion hanno mostrato un rilevamento in volata di 12 centimetri per quotati semiautomatici della concorrenza e di soli sette centimetri per il nuovo A5.
Il nome è nuovo ma segna subito la continuità con quello che si è incominciato a conoscere come Auto 5 praticamente solo quando è uscito di produzione, ma per 96 anni è stato, semplicemente, l’automatico Browning, familiarmente “il mollone”. Un fatto indiscutibile è che chi ha acquistato il nuovo semiauto ma ne possiede ancora uno vecchio, si guarda bene dal disfarsene e se lo tiene caro.
Il nuovo A5 ha il dorso della carcassa rilevato, con l’inconfondibile gobba che non è solo un vezzo estetico ma prolunga la linea di mira. Il mercato di riferimento dei semiautomatici a canna liscia è sicuramente quello americano, tutt’altro che conservatore, ma ciò che a un pragmatico americano degli States può risultare indifferente dal punto di vista estetico non lo è sicuramente sotto l’aspetto pratico; qui la gobba ha una precisa ragion d’essere che non mancherà di essere apprezzata.
Lo sviluppo del nuovo fucile ha comportato la realizzazione di una pre-serie di 140 armi, che hanno complessivamente sparato mezzo milione di cartucce.
Una prestazione imponente, che ha consentito a Browning di offrire una garanzia di sette anni o 100.000 colpi sul nuovo fucile, a dimostrazione che l’accurata progettazione e la precisa evoluzione dell’arma sono confluite, in Browning, in una robusta fiducia nella propria creazione.
Dell’arma sono prodotte due versioni: una Magnum per tutte le cartucce a partire dalla carica di 28 grammi di piombo - anche se questo fucile sparerà più acciaio che piombo - fino ad arrivare ai 56 grammi in cameratura da 76 millimetri: l’altra supermagnum, per munizioni che a partire dagli stessi 28 grammi del Magnum, si spingono fino ai 63 grammi con camera da 89 che negli Usa, mercato d’elezione, sono una delle munizioni più usate, specialmente nella caccia agli acquatici o alle oche.
Entrambe le versioni condividono una canna a foratura larga (back-bored) già omologata per i pallini d’acciaio, con coni di raccordo lunghi. Questo consente di ridurre le pressioni in canna, di diminuire la perdita di velocità della colonna di pallini dovuta agli attriti e di non comprimere i pallini deformandoli, quando si sparino munizioni con piombo. A queste caratteristiche della canna - non del tutto nuova, ma riscoperta negli ultimi due decenni - si aggiungono gli speciali strozzatori “Invector DS”, che sono stati elaborati attraverso una lunga sperimentazione (visto a che cosa servivano, tra le altre, i 500.000 colpi sparati?).
Questo intenso e costoso lavoro ha consentito sia di determinarne la lunghezza ottimale (è di 80 millimetri, ma possono essere ottenuti come accessori anche gli strozzatori interni-esterni che allungano la canna), sia di determinarne il reale grado di strozzatura che consenta di ottenere rosate effettivamente diverse al variare dello strozzatore, nonché di mettere a punto uno speciale anello brevettato che assicura la tenuta all’infiltrazione dei gas tra anima della canna e strozzatore, per mantenere quest’ultimo sempre esternamente pulito e agevolmente smontabile.
In un fucile monocanna come il semiautomatico, uno strozzatore solidamente incollato alla canna dai residui incombusti della polvere può essere fonte di notevole fastidio. Per la determinazione delle strozzature si è agito sperimentalmente mettendo varie placche a diverse distanze e facendo in modo di ottenere sempre la stessa rosata con la semplice variazione dello strozzatore. Ad esempio, si è determinato che la strozzatura “full” che consente di ottenere il miglior risultato non è di un millimetro ma di 85 centesimi.
Col che la strozzatura, sempre caratterizzata da un certo pressapochismo empirico fin dai tempi di Pape (o di Dow? O addirittura di Greener? La questione è controversa) ha finalmente raggiunto una sua precisione scientifica e dimostrata dai fatti.
L’A5 ha abbandonato il costoso sistema a lungo rinculo, presente anche su fucili Breda, Fanchi, Cosmi e sul meno conosciuto semiautomatico Belladonna. Troppo costoso, improponibile in tempi di crisi e in presenza di una concorrenza agguerrita.
La nuova arma ha un funzionamento inerziale nella sua forma più moderna, che sostituisce al puntone del brevetto Civolani - o al sistema brevettato da Axel Sjogren, imbarazzante per la lunga massa mobile che ad ogni colpo rinculava verso il viso del tiratore e prodotto tra il 1907 e il 1912 - con una testina rotante che vede nel portaotturatore la massa che provvede alla conservazione - e allo sfruttamento - della quantità di moto e all’interno del portaotturatore, tra esso e la testina, la molla che ne attua il funzionamento.
La massa resta ferma per inerzia nella prima fase del rinculo, a differenza di quanto avviene alla testina rotante solidamente vincolata alla canna. La differenza di posizione tra portaotturatore fermo e testina rinculante comprime la molla alloggiata tra i due componenti, che con la propria distensione provoca l’arretramento del portaotturatore e la rotazione della testina, che così si svincola dalla canna. Il sistema è semplicissimo, ha pochissimi componenti in omaggio alla regola per cui tutto quello che non c’è non si può rompere ed ha dimostrato nel tempo un’affidabilità assoluta.
L’azienda definisce il proprio sistema come Kinematic Drive System, che nell’ambito del collaudatissimo ed affidabile sistema inerziale presenta alcune caratteristiche di assoluto rilievo. Per citare solo la più importante, l’otturatore dell’A5 ha una testina a quattro alette di tenuta, che richiede un minor angolo di rotazione per la chiusura e apertura; la camma che la aziona è mutuata da quanto realizzato sulle carabine Bar. Ne consegue, anche per via del ridotto angolo di blocco e sblocco, un tempo di ciclo dall’8 al 10 per cento più veloce rispetto a realizzazioni analoghe di altri costruttori.
Sotto il tappo di smontaggio è possibile inserire riduttori di diverse lunghezze per il magazzino. Lo sblocco dell’elemento terminale di tenuta, che mantiene in sede il riduttore, può essere effettuato senza bisogno di attrezzi; anche la chiave dell’auto consente la sostituzione. Per quei Paesi in cui la capacità del magazzino deve essere fissa e i riduttori non sono consentiti, vi sono tubi magazzino con un’opportuna strozzatura. È solo un codice diverso: si può ordinare il fucile con magazzino bloccato o con i riduttori intercambiabili.
Il fucile può essere smontato senza attrezzi; per la rimozione delle due spine che tengono in sede il gruppo scatto si può usare l’estremità della biella che collega il portaotturatore alla molla di recupero. Il calcio è regolabile in piega e lunghezza; per la riduzione del rinculo interviene uno speciale calciolo. Esternamente sembra un normale calciolo di gomma, ma all’interno ha delle cavità orientate che non solo assorbono deformandosi una parte dell’energia, ma la direzionano anche diversamente, allontanando il dorso del calcio dallo zigomo del tiratore. La soluzione era già presente sul fucile B725 da tiro, arma destinata a sparare molto che ne ha dimostrato la notevole efficacia.
In buona sostanza, c’è da pensare che Browning abbia centrato l’obiettivo. Il vecchio mollone con castello in acciaio, quando ha acquisito per lungo uso una patina grigio marrone, resta bellissimo. Ma questo nuovo fucile è dotato di una decisa personalità, è realizzato con sistemi moderni e presenta caratteristiche tecniche di rilievo, che si traducono in migliori prestazioni. D’altra parte, con 110 anni di esperienza nella canna liscia, era difficile pensare che non fosse così.
Browning A5
Scheda Tecnica
Produttore | Browning - FN, Herstal Belgio |
Modello | A5 |
Tipo | Fucile semiautomatico a canna liscia |
Calibro | 12, disponibile in camerature magnum e supermagnum |
Canna | Back Bored |
Strozzatori | Invector DS |
Pallini |
Previsto per pallini
d’acciaio |
Capacità magazzino | Varia secondo i Paesi,
previsti magazzini fissi o con riduttore |
Funzionamento | Inerziale con testina rotante |
Sicura | Traversino al guardamano dietro il grilletto |
Peso | 3 Kg |
Accessori forniti | Chiave strozzatori, intercalari del calcio, prolunga del calcio |
Presentazione | Valigetta in ABS |