Non ci sono grandi punti di contatto tra cacciatori italiani e quelli del mondo anglosassone, inglesi o americani. E neppure con molti europei. Tuttavia, è interessante notare proprio le differenze e l’origine di certi capi specifici, tessuti o particolari ancora oggi utilizzati.
All’inizio dell’Ottocento, in Inghilterra, la caccia era considerato uno sport e apprezzata da molti, indipendentemente dal ceto, ma il declino delle popolazioni di animali selvatici causato dall'urbanizzazione portò ad approvare leggi che proibivano la caccia e il possesso di armi da parte di persone che non erano proprietari terrieri. Un tempo diritto di tutti, la caccia divenne un indicatore di privilegio. Mentre l'industrializzazione spingeva la fauna selvatica fuori dalle terre abitate, le foreste inglesi divennero il terreno di gioco per nobili e nobildonne. Le battute di caccia divennero un importante passatempo sociale dell'aristocrazia.
La moda maschile rifletteva l'esigenza di facilità di movimento necessaria per montare a cavallo, il modo più comune di viaggiare. L’abbigliamento per caccia maschile non si discostava molto da questo tipo di abbigliamento: le camicie erano più lunghe e più larghe per adattarsi al posizionamento del braccio durante il tiro e le brache, che erano appunto pantaloni da equitazione attillati, fornivano ampio spazio nelle cosce per la seduta in sella.
Le donne, non volendo indossare abiti da uomo, ma vincolate da una moda tutta trine e merletti, lacci, corsetti, gonne e sottogonne, erano obbligate a cercare sarti per creare abiti da equitazione e da tiro accettabili, che includessero bottoni e cinturini usati per alzare proprio le gonne durante le escursioni o la caccia, che venivano poi abbassate per mantenere il decoro in pubblico.
Dunque, gli abiti per caccia nei primi anni del XX secolo si rifacevano alle due attività per le quali si svilupparono abiti specializzati: l'equitazione e il tiro a segno. Nella tradizionale caccia alla volpe, giacca rossa (pink coat) e pantaloni bianchi sono rimasti fino a oggi.
La giacca sack coat e la Norfolk
La situazione è cambiata con l'introduzione della sack coat e della giacca per l’equitazione con l'aggiunta di soffietti per consentire libertà di movimento. La sack coat, in italiano giubba a sacco, largamente impiegata in ambito militare, era piuttosto larga, terminante poco sotto la vita, con un numero di bottoni variabile (da 4 in su) e colletto rigido.
Quando sparava, il tipico cacciatore inglese del primo decennio del Novecento indossava una giacca di tweed con o senza paracolpi in pelle sulla spalla. Il tipo più popolare di giacca da caccia, in Inghilterra così come negli Stati Uniti, era la giacca Norfolk in tweed o Shetland, modellata sull'abito da caccia indossato nella tenuta del duca di Norfolk, appunto, all'inizio del XIX secolo. La tradizione vuole che lo stesso principe di Galles ordinò ai suoi sarti un indumento che gli permettesse di maneggiare un fucile con maggiore facilità rispetto alle giacche attillate e sartoriali che indossava di solito. Le tasche della giacca erano applicate e abbastanza grandi da contenere piccola selvaggina o animali, con cintura, stretta in vita e con polsini per proteggere il corpo dal vento. Inoltre, la schiena ventilata e le cuciture anteriori ricurve permettevano alla pioggia di defluire. La giacca Norfolk fu la prima specificamente progettata per la caccia e non adattata, era lunga fino alla vita e non richiedeva pantaloni abbinati. Fu così popolare che furono create versioni sartoriali attillate per le donne.
Per completare il suo abbigliamento, il cacciatore dell'inizio del XX secolo indossava calzoni di stoffa o calzoni alla zuava (pantaloni corti che si allacciano strettamente al ginocchio), calzettoni e stivali. A partire dal primo decennio del ventesimo secolo, gli stivali neri “black jack” (da equitazione, pesanti con la parte superiore alta e semplice) erano popolari, anche se dopo un paio di stagioni un cacciatore alle prime armi poteva aspettarsi di passare agli stivali “top boots” (stivali neri con parte superiore in pelle marrone). Sulla testa erano comuni berretti e cappelli di feltro o di tweed, compreso il berretto di tweed "fore-and-aft" o berretto da deerstalker, con i paraorecchie legati sopra la testa. Anche i cappelli a cilindro e le bombette di seta erano piuttosto di moda durante la caccia.
Durante questo periodo si sviluppò anche una variazione informale sull'abbigliamento da caccia. Chiamato ratcatcher, cacciatore di topi, a causa di un'osservazione del re Edoardo VII (1841-1910) lanciata a uno dei suoi lord. Lo stile combinava giacca da equitazione, calzoni di stoffa e un berretto di stoffa o un cappello di feltro morbido. L'abbigliamento ratcatcher è ancora indossato in certe stagioni o in determinate condizioni sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna nel ventunesimo secolo.
L'abbigliamento da caccia negli Stati Uniti
Il lanificio Woolrich è stato fondato in Pennsylvania (Stati Uniti) nel 1830. Inizialmente fornì solo i militari, ma poi si specializzò nell’abbigliamento da lavoro e poi per svago e tempo libero. Famosi i completi Buffalo chek e Pennsylvania Tuxedo a scacchi rossi e neri. Nel 1897 Clinton C. Filson aprì la C.C. Filson's Pioneer Alaska clothing and blanket manufacturers, specializzata in articoli di abbigliamento per i cercatori impegnati nella Corsa all’Oro del Klondike. Finita quell’epoca, si dedicò agli amanti della vita all’aperto. Introdusse poi l’abbigliamento per l’industria del legname, tra cui il Filson Cruiser, il capo che avrebbe fatto guadagnare a Filson un posto nella storia. Disegnata e nominata da C.C. Filson, e brevettata il 3 marzo del 1914, la Cruiser continua a essere uno dei capi più venduti della collezione Filson. Negli anni ‘60 la reputazione di Woolrich e Filson come principali fornitori di abbigliamento per coloro che amano la vita all’aperto si diffuse in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti negli anni Venti dello scorso secolo, i tessuti per l'abbigliamento outdoor da uomo erano di lana o velluto a coste di cotone in un verde scuro o marrone chiaro. L'altro tessuto popolare era il panno di cotone impermeabile color kaki, simile a una tela pesante. Gli uomini potevano indossare calzoni o pantaloni corti allacciati al ginocchio, larghi sui fianchi e stretti in fondo. Avevano una fodera extra nelle parti maggiormente sottoposte a sfregamento. I calzoni erano sostenuti da una cintura di pelle opzionale, mai da bretelle. I pantaloni allargarono la gamba a metà degli anni '20. Erano sostenuti da bretelle o da una cintura.
Nel 1917 si colloca un’invenzione rivoluzionaria, quella della cerniera lampo, da parte dello svedese naturalizzato statunitense Gideon Sundbäck. Negli anni successivi, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale e grazie anche agli studi dei militari, si assisté a sempre più numerose invenzioni di tessuti, filati e materiali utili per l’attività sportiva che si diffuse a tutti i livelli, da parte delle aziende di articoli sportivi, molto attive soprattutto negli Stati Uniti (ma anche in Italia e nel Nord Europa), in particolare per l’alpinismo e lo sci. Nel 1970 Bob Gore ottenne il brevetto sull'applicazione di Ptfe sottile (meglio conosciuto come Teflon) per creare una membrana impermeabile: il Gore-tex.
La caccia ha accolto forse in ritardo le innovazioni per l’abbigliamento, ma sta recuperando ovunque, anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, con capi high-tech, anche se di tanto in tanto emergono revival di stili più antichi...