In genere chi pratica il tiro, all’inizio dell’attività, si è trovato a sostituire varie armi a causa di acquisti sbagliati. Il neofita ignaro non sa se l’arma è adatta allo scopo (tiro, difesa o altro).
Un caso esplicativo
Un esempio è fornito da chi, senza aver mai sparato con un’arma, acquista un revolver calibro .44 Magnum con canna da 6,5” (16,51 cm) come quella dell’ispettore Callahan. L’inesperto non sa che quel calibro per esubero di energia cinetica, in alcuni poligoni non è ammesso, che per difesa abitativa è eccessivo perché può forare tranquillamente tutti i muri non portanti, che il botto fa saltare i timpani, che la mano e il polso del tiratore poco esperto non abituato al rinculo può subire dei danni e che tirare un colpo al buio fa rimanere accecati per la vampa di bocca. E prendere il bersaglio? Il 44 Magnum è tra i calibri più precisi al mondo ma questo vale solo per chi riesce a dominarlo. Immaginate poi portare un’arma che pesa come un ferro da stiro tutto il giorno in una fondina, neanche a pensarci; meno che mai credere di poter occultare un simile cannone sotto la giacca.
Conclusione, queste armi particolari, acquistate erroneamente, di solito sono relegate nella cassaforte oppure tornano dall’armiere che ritira le nostre armi “vecchie” per rivenderle “semi-nuove”. Così vi ho svelato un modo per fare i soldi.
Pistola o revolver?
Questo è un argomento che suscita molte discussioni. Il revolver, a fronte di un’autonomia di fuoco scarsa, è rinomato per avere una maggiore affidabilità rispetto alla pistola semiautomatica. Nel passato forse poteva essere in parte vero ma oggi, le case produttrici hanno raffinato la produzione al punto che una normale manutenzione della pistola fa sì che i malfunzionamenti dipendano in massima parte dal munizionamento. Per quanto riguarda il porto occulto, i tamburi da 5 colpi dei classici revolver snub nose in calibro .38 Special, risultano essere più larghi di alcune pistole semiautomatiche. Il sistema di scatto misto dei revolver, non deve far pensare a unʼopportunità in più in quanto in situazioni di difesa si dovrebbe utilizzare unicamente la doppia azione.
In ogni caso il revolver assolve egregiamente il compito di arma da difesa personale e abitativa grazie alla varietà di calibri disponibili. Da non sottovalutare che il maneggio in sicurezza del revolver è molto più facile rispetto alla pistola semiautomatica. Il controllo dell’arma avviene semplicemente controllando le camere del tamburo. Stranamente chi sceglie il revolver perché teme il porto della pistola con il colpo in canna non considera che il revolver, una volta caricato e chiuso il tamburo, ha una cartuccia pronta a essere sparata appena tirato il grilletto.
Le armi antiche mettiamole in un museo
In commercio esistono modelli antiquati poco funzionali, delicate armi da tiro o veri oggetti da collezione che dovrebbero stare in un museo. Alcune pistole sono indubbiamente attraenti e possono evocare periodi storici ai quali esse sono appartenute ma sconsigliamo vivamente di utilizzare tali esemplari per difesa, a meno che non ci sia altra alternativa. Portare al fianco un’arma costruita 80 anni fa potrebbe rivelarsi fatale in caso di rottura nel momento critico. La profusione di molle e varie parti soggette a rottura, che spesso si trovano all’interno di alcuni vecchi modelli, e l’impossibilità di conoscere la vita operativa dell’arma, consigliano di mandare in pensione le nostre P08, P38 o vecchie Peacemaker e optare invece per una dozzinale ma affidabile pistola polimerica.
Attenzione all’arma usata (anche se è un modello recente).
L’arma da fuoco è una macchina termo balistica. Al pari di unʼautomobile, l’arma si deteriora con l’uso, specialmente se utilizzata impropriamente. L’aspetto esteriore non sempre è indicativo dello stato di un’arma. È possibile trovare armi dall’aspetto vissuto, dato dal lungo porto in fondina, che hanno sparato solo poche centinaia di cartucce e altre in apparenza perfette, possedute da tiratori accaniti, che hanno sparato decine di migliaia di colpi. Consideriamo che le armi di grosso calibro sono spesso utilizzate con munizionamento ricaricato. Non sempre chi ricarica segue con attenzione i parametri di energia cinetica che può sopportare una data arma e si può rischiare di acquistare un oggetto, apparentemente nuovo, che ha sparato migliaia di cartucce le quali hanno sviluppato pressioni esagerate. In questo caso il tormento subito dall’arma non ne può garantire una lunga durata nel tempo. In ogni caso, prima di procedere all’acquisto di armi usate è necessario procedere ad alcuni controlli che richiedono una certa competenza, spesso relativi all’arma specifica. In poche parole, se la nostra arma è acquistata per salvarci la vita non badiamo a spese e indirizziamoci su un prodotto nuovo.
L’ergonomia
Chi è obbligato per ragioni di servizio a utilizzare un dato tipo di arma deve adattarsi ma non c’è ragione per la quale, senza esserne costretti, si debba scegliere una pistola inadatta alla propria conformazione fisica. Se abbiamo un fisico minuto e mani piccole, difficilmente riusciremo a impugnare correttamente una grossa arma con caricatore “bifilare” e a controllare lo scatto in doppia azione se il nostro dito indice non arriverà a impegnare il grilletto correttamente. Esistono pistole che grazie a particolari metodologie costruttive possono essere adoperate con maggiore facilità. I fusti in polimero, che non richiedono l’uso delle guancette, contribuiscono a diminuire lo spessore dell’impugnatura.
Sono sempre più in voga i modelli dotati di back strap di varie misure che permettono di adattare l’impugnatura alla dimensione della mano. Al momento della scelta controlliamo che si riesca a raggiungere tutti i comandi con facilità senza dover impiegare la mano di supporto. Da verificare che la meccanica dell’arma, come accade con le pistole dotate di sistema di chiusura a massa, non richieda troppa forza per l’arretramento del carrello. Da considerare che alcune armi back up di dimensioni lillipuziane, potrebbero creare problemi in caso di estrazioni veloci eseguite sotto stress. Uno dei problemi che sopravviene quando si ha paura, a causa di ormoni rilasciati nel sangue, è la diminuzione del senso del tatto e la coordinazione motoria. In questi frangenti, afferrare un oggetto relativamente piccolo, come un’arma sub compact, può diventare un’impresa ardua. L’ultima raccomandazione è quella di controllare che l’arma non presenti spigoli vivi in quanto questi possono frenare l’estrazione impigliandosi nei vestiti.
Ultimamente le pistole polimeriche sono del tutto esenti da questo problema. Evitiamo di peggiorare noi stessi la configurazione dell’arma installando ingombranti organi di mira da tiro, leve o pulsanti maggiorati, ottimi per lo sport ma inutili o addirittura dannosi per difesa.
Deve essere considerato, riguardo alle dimensioni complessive dell’arma, il porto e la possibilità o necessità di occultare l’arma. Le pistole full size sono ideate principalmente per porto in fondina esterna. Se indossiamo abbigliamento estivo o attillate giacche eleganti, sarà praticamente impossibile nascondere una grossa bifilare. Ripieghiamo su una compatta o una sub compatta che, quando necessario, potrà essere portata anche in una fondina inside, senza provocare troppi fastidi. Ricordiamo che più è forte la scomodità, più aumenta la tentazione di lasciare l’arma a casa.
Affidabilità
È la prima caratteristica che deve possedere un’arma. Ogni volta che l’utilizzatore preme il grilletto, il colpo deve partire. Questa qualità è indispensabile se vogliamo avere almeno un punto fermo, visto che l’esito degli scontri, di qualsiasi tipo, non è mai certo. L’arma deve essere verificata, testata e messa a punto unitamente al munizionamento e ai caricatori che devono risultare privi di difetti. Non possiamo lasciare nulla al caso. Dovremo individuare le munizioni adatte scegliendo tra quelle di marche affidabili che danno maggiori garanzie.
Fatto ciò, si deve provvedere a effettuare le prove di affidabilità sparando diverse scatole di cartucce di vario tipo. Tra quelle che non hanno dato problemi, devono essere scelte le più adatte alla difesa. In questa fase è importante che il neofita sia supportato da persone competenti che riescano a individuare e risolvere gli eventuali malfunzionamenti. In alcuni casi, senza rimpianto per i soldi spesi, è necessario sostituire l’arma appena acquistata, facendo valere, nel caso, la garanzia di vendita in base alle regole commerciali del proprio stato.
La precisione
Per quanto riguarda la precisione, qualsiasi pistola moderna da difesa riesce a ottenere delle rosate superiori a quanto richiesto per i conflitti a fuoco, quindi non ha bisogno di modifiche di sorta. L’unica cosa di cui si ha bisogno è l’allenamento. Pertanto invece di spendere soldi per comprare l’ultimo modello “super perfezionato” spendiamo i soldi in munizioni e tempo per addestrarci. L’arma è un oggetto inerte e funziona in base alla destrezza dell’utilizzatore. Senza il doveroso allenamento, neanche chi spende 5.000,00 euro per la pistola super rifinita riesce a colpire il bersaglio.
I materiali
Le moderne tecniche metallurgiche e costruttive hanno migliorato notevolmente l’affidabilità nel tempo dell’arma. Oggi le armi, oltre ai normali acciai, sono prodotte utilizzando parti ottenute per microfusione o fusti realizzati in polimeri rinforzati con fibra di vetro. Questi materiali alternativi assicurano una lunga durata, consentendo di utilizzare l’arma per lunghe sessioni di allenamento senza doverla sostituire periodicamente. Una nota a parte la meritano i recenti modelli di revolver, proposti da varie case costruttrici, che impiegano materiali alternativi quali alluminio, scandio, titanio e addirittura i polimeri. Alcune di queste armi, che impiegano il calibro .38 Special o addirittura il .357 Magnum, ideate per contenere i pesi, andrebbero adottate dopo attenta valutazione. La comodità data dal peso ridotto si paga con un rinculo estremamente punitivo che si scarica sulla mano del tiratore. Questo non influirà sparando sotto stress ma farà venire meno la voglia di effettuare i necessari allenamenti.
Facilità d’uso
Durante un conflitto a fuoco manca il tempo e la lucidità mentale, pertanto più si devono fare dei piani preventivi per mettere in funzione l’arma e meno si hanno probabilità di successo. La cosa migliore, in quegli attimi, è dover pensare solamente a estrarre l’arma e tirare il grilletto, senza dover chiedere al cervello di ricordare altre operazioni semplici ‒ solo in apparenza ‒ perché effettuate in tranquillità sulle linee di tiro.
Sotto stress potrebbe essere complicato anche dover ricordare di disinserire una sicura. La nostra preferenza quindi va alle pistole prive di sicure manuali, di sicure al caricatore o di sicure a chiave. Le uniche sicure presenti devono essere quelle automatiche quali la sicura al percussore o quella applicata sul grilletto delle armi dotate di sistema a percussore lanciato o striker system.
Scatto misto, solo singola o solo doppia azione?
Ognuno di questi sistemi di scatto ha dei pregi e dei difetti. Lo scatto misto tipico dei revolver e delle pistole semiautomatiche è teoricamente più sicuro per personale poco addestrato in quanto solitamente il primo colpo in doppia azione, richiede un tragitto della leva di scatto molto lungo e un peso di sgancio più resistente rispetto a una singola azione. Questo fa ipotizzare una diminuzione dei colpi partiti per sbaglio. Purtroppo la doppia azione diviene inutile quando l’operatore, che non sceglie di tenere il colpo preventivamente inserito nella camera di cartuccia, deve arretrare il carrello per mettere l’arma in condizione di sparare. Questo movimento provoca l’armamento del cane e il passaggio allo scatto in singola azione, vanificando così la prima logica. Recenti studi sulle contrazioni involontarie corporee che si hanno sotto stress, hanno evidenziato che la forza di un dito della mano, che si chiude involontariamente per uno stimolo di paura, è superiore a qualsiasi peso di scatto, umanamente gestibile, utilizzabile su un’arma da fuoco.
Filmati reali e fatti di cronaca confermano che, se è ignorata la regola di sicurezza: non mettere il dito sul grilletto se non vuoi sparare, non basta aumentare il peso di scatto per scongiurare la partenza di colpi involontari. Le pistole dotate di azione mista richiedono inoltre un allenamento supplementare per imparare a gestire il primo colpo in doppia azione e i successivi in singola. La nostra preferenza va alle armi dotate di scatto sempre uguale dal primo ai successivi. La doppia azione ‒ only ‒ dei revolver o di pistole semiauto così congegnate, dopo il necessario allenamento, consente di tirare i colpi con precisione e velocità. Sicuramente più operative le armi che impiegano il sistema a percussore lanciato e sfruttano l’arretramento del carrello per armare il percussore parzialmente o totalmente. La corsa del grilletto e il riaggancio dei piani di scatto estremamente breve, fornita da questa organizzazione meccanica, consente di sparare i colpi con estrema velocità. Queste armi hanno inoltre la possibilità, sostituendo delle parti interne, di aumentare o diminuire il peso dello scatto a piacere dell’utilizzatore. La sola singola azione è utilizzata nei revolver datati, a nostro avviso da considerare in mancanza di meglio, o nelle pistole che si avvalgono del System Colt. Queste ultime dovrebbero essere impiegate in condition one (colpo in canna, cane armato e sicura inserita) e richiedono un addestramento particolare.
Il calibro adatto
Questo argomento richiederebbe svariate pagine ma riassumendo: sono anni che compriamo libri spessi come elenchi telefonici, studiamo statistiche, prove effettuate su materiali più strani e abbiamo letto, anche su riviste specializzate, che un dato calibro, a dispetto di tutte le indagini valutative, è meglio di un altro. Nel tiro difensivo il punto più importante è neutralizzare il più velocemente possibile l’avversario, rendendolo incapace di proseguire la sua azione aggressiva. Le proprietà cinetiche dei calibri normalmente impiegati nelle armi corte, non danno sempre questa garanzia chiamata “one shot stop” . Per ottenere tale risultato, occorre attingere il sistema nervoso centrale, zona del corpo molto circoscritta, che risulta difficile riuscire a colpire sotto stress. Al di fuori di questa ipotesi, la resistenza ai colpi di un avversario è estremamente variabile. L’ormone adrenalina, alcol, stupefacenti e persino lo stile di vita dell’avversario, concorrono ad aumentarne la resistenza ai colpi. Potremmo concludere dicendo che, evitando calibri dotati di energia cinetica eccessiva, che possono provocare danni imprevisti in ambito urbano, la preferenza deve essere dettata dal personale allenamento, scegliendo il binomio arma cartuccia più adatta, ammettendo inoltre la scelta in base alla sicurezza psicologica data da un particolare calibro.
Conclusioni
Non esiste l’arma definitiva ma quella che più si adatta alle nostre esigenze, considerando il nostro livello di addestramento e conformazione fisica.
Se possibile, evitiamo cannoni intrasportabili eccessivamente potenti e incontrollabili o armi dalle dimensioni lillipuziane utili come back up ma poco efficaci come arma primaria. Fortunatamente il mercato offre un ampio ventaglio di scelta proponendo prodotti di qualità.