Cosa accade negli scontri a fuoco? Che insegnamenti se ne traggono dalla loro analisi? Come addestrarsi ad affrontare nel modo corretto il malaugurato caso di un’aggressione?
Queste domande, cui non è facile rispondere, presuppongono una basilare premessa poichè l’argomento è sovente trattato con superficialità.
Cos’è uno scontro a fuoco? Riportiamo un passo tratto dalla presentazione di Alessio Carparelli:
“Un confronto in cui entrambe le parti aprono il fuoco, piuttosto che il solo avversario, ovvero quando quest’ultimo brandisca qualunque oggetto, proprio o improprio, atto a provocare la morte, piuttosto che gravi lesioni, rendendo necessario l’impiego della forza o delle armi per scongiurarne le conseguenze”.
I capisaldi del “corso basico” (link “Obiettivo Sopravvivenza”) sono la rappresentazione dei tratti essenziali della materia e l’innalzamento del livello di sicurezza nel maneggio e nel porto mentre il “corso avanzato” entra nel vivo del tema affrontando l’argomento delle scelte, attuate ed attuabili, in combattimento.
Teniamo a specificare tuttavia che, essendo il prodotto didattico di cui scriviamo dedicato ai privati cittadini, le scelte che competono a tale schiera di soggetti rientrano nella categoria delle opere di contenimento dell’aggressione e non in quelle di contrasto, che spettano alle forze di polizia.
Tali premesse hanno importanti ripercussioni sulla dinamica degli scontri ed appartenendo l’iniziativa, purtroppo, a chi aggredisce chi viene aggredito, in via generale, parte in situazione di grave svantaggio.
Da qui l’esigenza, funzionale all’obiettivo fondamentale della sopravvivenza, di essere flessibili, di sapersi adattare allo scenario del caso, di trovare una via d’uscita che permetta di salvare se stessi ed i propri cari.
L’addestramento ha tre componenti fondamentali, strettamente interconnesse ed inseparabili: lo studio della dinamica degli scontri a fuoco, l’organizzazione delle lezioni teoriche e le esercitazioni, collettive ed individuali.
Tutto quello che si svolge sulla linea di tiro, dalla preparazione al rapporto di fine esercitazione, trova un riferimento nelle lezioni in aula, nei risultati d’indagine, dunque nella realtà del combattimento.
La prima delle componenti di cui sopra dunque, cioè l’analisi degli episodi di scontro condotta con criteri scientifici ha, secondo noi, una funzione cardine e rappresenta il vero valore aggiunto dell’intero progetto Tirooperativo.it.
Tre, per ammissione stessa del fondatore, gli errori da evitare: “un approccio meramente statistico o superficialmente probabilistico”, “riportare semplicemente studi condotti altrove ed importati nel nostro Paese”, “diffondere maldestramente degli slogan con fini commerciali”.
Per quanto poi, infine, lo studio di uno scontro possa essere accuratamente condotto rimane da considerare che l’evento analizzato non è replicabile proprio perché il comportamento di ogni singolo protagonista risente di altissimi livelli di stress, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Lo studio di Alessio Carparelli ha prodotto tuttavia dei risultati di estremo interesse, a partire da un confronto tra la situazione estera e quella italiana con approfondimenti dedicati a specifici elementi:
il primo si sostanzia nell’identificazione delle parti di scontro con particolare attenzione a chi aggredisce e con cenni d’analisi su alcuni, tipici, comportamenti criminali;
altro elemento analizzato quello rappresentato dalla durata, diversa a seconda che il combattimento veda impegnati dei militari, degli operatori di polizia o dei privati cittadini;
anche la distanza di scontro è assai importante in quanto, tenendo conto degli effetti del processo della paura, influenza l’urgenza della reazione alle aggressioni:
con l’aumento della distanza della minaccia diminuisce la paura e si ha maggiore tempo per reagire; se la distanza è breve tutto cambia, la paura aumenta a dismisura ed i tempi di reazione devono essere bravissimi, misurabili in frazioni di secondo.
A rafforzare e completare la dissertazione una statistica che raccoglie dati riferiti ad un complesso di elementi ritenuti particolarmente importanti in relazione allo svolgimento degli scontri.
Un esempio? Le fasce orarie in cui sono avvenuti, la tipologia di armi utilizzate, il numero dei colpi sparati e da chi, il numero dei proiettili andati a bersaglio, l’ambientazione, le condizioni di luce etc...
A conclusione di questa prima parte, per non lasciare che asettiche elaborazioni razionali inibiscano la capacità di percepire la portata di certi episodi di violenza e l’effetto del loro impatto sull’uomo, una lunga serie di testimonianze di vittime di crimini violenti ed operatori delle FF.OO. che sono rimasti coinvolti in scontri a fuoco.
La trattazione successiva riguarda proprio l’analisi dei conflitti a fuoco e ogni fase formativa include la proiezione di sequenze video di rapine ed omicidi con relativa discussione incentrata sull’individuazione di elementi caratteristici che consentano di studiare delle soluzioni che accrescano le possibilità di sopravvivenza.
Il materiale didattico, nella sua interezza, riporta una realtà estremamente complessa ma proprio il suo studio, per converso, ha permesso di riconoscere delle caratteristiche comuni alla maggioranza degli scontri.
Si tratta, nella fattispecie, del momento dell’identificazione della minaccia, di quello del combattimento, di quello del c.d. consolidamento.
Il primo di questi è influenzato dalle regole di ingaggio o, come le chiama il nostro ordinamento giuridico, le “scriminanti” del Codice Penale, basilari per scegliere se ritirarsi o combattere in relazione allo status giuridico della persona.
Sinteticamente: una persona, se ne ha la possibilità in questa fase, è chiamata a sottrarsi dal pericolo; cosa ben diversa per gli appartenenti alle forze di polizia.
Questa è anche la fase dell’approntamento, dell’invocazione dei soccorsi e non mancano utili suggerimenti per la difesa abitativa, dalla scelta della copertura alla valutazione dell’entità della minaccia fino all’elemento, sorprendentemente prezioso, della comunicazione con l’aggressore o l’intruso.
Il secondo elemento vede tradursi, in soluzioni pratiche, gli insegnamenti appresi, con valutazioni riguardanti l’opportunità di scegliere soluzioni semplici e non complesse, l’impossibilità di sparare per intimidire o ferire soltanto in ossequio al principio secondo cui “se si è deciso di passare all’azione perché giustificati a farlo, il fatto di non aver dato vita all’aggressione non preclude la possibilità di porvi fine con l’uso della violenza”.
Ci si focalizza, in modo particolare, sull’opportunità di soffocare l’azione avversaria agendo di sorpresa, togliendole tempo, individuandone la vulnerabilità.
“Combattere – spiega la nostra guida - non significa per forza di cose sparare ma, piuttosto, agire in modo risolutivo in modo da indurre l’avversario alla desistenza, alla fuga col bottino o, al peggio, all’impotenza”.
Nella fase del consolidamento chi si è difeso deve riportare la situazione entro una cornice sicura, ordinata ed, eventualmente, prestare cure mediche ad eventuali feriti chiedendo l’intervento medico.
Il resto del tempo trascorre negli stand di tiro ricreando le principali criticità degli scontri a fuoco, in modo del tutto simile a quanto avviene in occasione delle prove di armi corte pubblicate su questo portale (link Steyr, Walther, SFP9, M&P9).
Radicale il cambiamento di impostazione dell’addestramento rispetto al tiro sportivo, dove ci si allena ad affrontare, in modo dottrinale, percorsi rigidamente definiti:
nel tiro operativo nulla è preordinato ma, al contrario, ci si deve preparare all’imprevedibilità di un evento caotico.
Il filo conduttore di tutte le fasi della formazione del corso avanzato è, dunque, quello di far sperimentare al frequentatore una serie vasta di difficoltà che, in fase di addestramento, viene scomposta, analizzata in ogni singolo elemento, dalla dinamicità e accidentalità dello scontro al tiro in posizioni non ortodosse, dal combattimento a terra allo sfruttamento dei ripari nell’arredo stradale.
Le criticità vengono, ad una ad una, individualmente affrontate e risolte ed ognuno è indotto ad adattare quanto appreso a diversi contesti di scontro.
L’idea, conclude Alessio Carparelli, è di “Addestrarsi per come vogliamo combattere e non accettare di combattere per come, ahinoi, siamo stati addestrati!”.
Per ulteriori informazioni visita il sito www.tirooperativo.it