Le armi corte Steyr-Mannlicher hanno un impostazione costruttiva tradizionale e sono assimilabili ad una scuola realizzativa armiera particolare: tra i nomi dei progettisti spicca quello di Wilhem Bubitz, che si può accostare ad alcuni dei prodotti armieri di maggiore successo del recente passato.
Si tratta di pistole semiautomatiche con fusto polimerico con slitta porta-accessori, con caricatore ad alta capacità, sistema di chiusura “stabile” tipo Browning-Petter modificato, percussore lanciato con sistema di scatto ad azione “semi-doppia”, sistemi multipli di sicura.
Sicure automatiche quella al percussore e quella “anti-caduta”, finalizzate a prevenire spari accidentali con arma in condizioni di “pronta al fuoco”; le sicure manuali bloccano il grilletto e sono quella con comandi al fusto e quella, opzionale, di blocco permanente, che si inserisce e disinserisce con un apposito utensile.
Se il colpo è camerato due dispositivi, visivi e tattili, segnalano la circostanza: una “finestra” d’osservazione ricavata all’estremità superiore della camera di scoppio, in corrispondenza del fondello; un segnalatore che fuoriesce dalla faccia posteriore del carrello.
Le armi, commercializzate nei calibri 9x19, 9x21 IMI e .40S&W, sono prodotte in 4 configurazioni: L,M,C,S ed ogni esemplare è in grado, utilizzando un apposito kit di conversione, di utilizzare ognuno dei quattro calibri di riferimento.
L’interpretazione corretta della sigla commerciale è la seguente: la prima lettera si riferisce alle dimensioni (Large, Medium, Compact, Sub-Compact), la cifra che la segue al calibro del proiettile, la sigla “A1”, infine, indica la versione meccanica di riferimento.
La versione L9-A1 è quella di grandi dimensioni, con le seguenti caratteristiche di ingombro: 20,5 cm di lunghezza totale, altezza di 14,2 cm, spessore di 3,3 cm. Il peso, con caricatore vuoto inserito, è pari a 787g.
In Italia queste armi sono importate dall’azienda T.F.C. di Villa Carcina (BS), che ha attivamente collaborato con noi nella raccolta di documentazione tecnica ufficiale e ci ha aiutati a stabilire un prezioso contatto di comunicazione con la stessa azienda produttrice austriaca.
Preparazione della prova
Per quanto riguarda i test operativi, abbiamo chiesto l'aiuto di Alessio Carparelli di Tirooperativo.it.
Quando si è passati alle manipolazioni in bianco alcune soluzioni costruttive hanno dato luogo a perplessità, premesso che lo scopo di questa fase sperimentale consiste da una parte nella verifica della funzionalità ergonomica dell’arma ad una procedura di caricamento e scaricamento universalmente valida in poligono come in altri ambienti, a riposo come in combattimento e, dall’altra, nel ricavare delle prime, sommarie impressioni riguardanti l’utilizzo delle sicure, la velocità dei comandi, l’efficienza ergonomica dei principali comandi meccanici.
Le perplessità la conformazione del bocchettone di caricamento, le dimensioni contenute del comando di sgancio caricatore, l’utilizzo della sicura manuale di blocco del grilletto.
Dopo le manipolazioni sono state eseguite le misurazioni dello scatto: spazio di precorsa, peso specifico (0,780 Kg), l’individuazione del punto di sgancio, il peso occorrente per eseguire lo sparo (2,5Kg), il retro-scatto e lo spazio di riaggancio (4mm).
Il protocollo di prova
Per verificare che la L9-A1 fosse affidabile e versatile negli scontri a fuoco è stato necessario comporre un protocollo di prova complesso, che ci ha imposto determinate restrizioni per quanto concerne la struttura ospitante: troppi i limiti, ambientali ma anche di sicurezza, di un classico poligono per il tiro accademico; più adeguato alle esigenze del caso un campo di tiro privato, all’aperto, opportunamente allestito.
Abbiamo usato munizioni commerciali Fiocchi 9 x 21 con palla LRNCP da 124 grn come standard di riferimento e una serie di munizioni ricaricate per alimentare l’arma con munizioni dalle caratteristiche disomogenee, per verificarne l’affidabilità in ogni condizione.
La sessione a fuoco si è aperta con una serie di manovre di tiro mirato a 12 e 25m dove la Steyr ha evidenziato un’eccezionale precisione.
Subito dopo ci si è spostati allo stand allestito per il tiro in movimento, eseguendo esercizi di tiro rapido con cambi caricatore e simulazione degli inceppamenti, finalizzati a verificare la funzionalità dei comandi del’arma come anche l’ergonomia e la versatilità degli organi di mira in questa situazione.
È proprio in questa fase che si sono avuti dei rallentamenti nei cambi caricatore, dovuti alla conformazione del bocchettone di caricamento all’impugnatura, privo di inviti per l’inserimento, senza riferimenti tattili, di dimensioni giusto sufficienti.
Eccellenti invece altre soluzioni costruttive quali il carrello ben conformato e l’impugnatura che consente, anche a chi ha mani piccole, una presa salda.
Gli inceppamenti simulati sono stati infatti risolti con eccezionale rapidità e senza inconvenienti. L’esercizio successivo, effettuato utilizzando un manichino balistico prodotto dall’azienda TAT3D di Sumirago (VA), contemplava l’estrazione da fondina, l’ingaggio rapido, l’allontanamento a 3 metri ed era volto a testare l’efficienza del binomio arma/fondina (personalizzata nel caso specifico), la bontà del disegno dimensionale, del bilanciamento complessivo e dell’impugnatura. Risultato? Ottimo, con fluidità d’estrazione, rapidità di manovra e precisione.
Il penultimo esercizio era quello dei tiri dietro copertura alta, media e bassa ed è stato diviso in due sessioni poiché, come copertura “bassa”, è stato utilizzato un autoveicolo. Prova superata ma, anche in questo caso, gli organi di mirai si sono rivelati poco confortevoli, costringendo l’utilizzatore ad usare una tecnica di mira d’emergenza, che si basa sul traguardo della sola siluette della tacca di mira ignorando il mirino.
Ultimo esercizio quello del tiro rapido di 15 colpi da posizione statica. Si voleva, in questo caso, verificare l’efficienza della catena di scatto, con particolare riferimento alla pre-corsa ed allo spazio di riaggancio del grilletto: l’esecuzione più rapida è stata di 3,22”, quella più lenta di 4,11”. Tempo medio pari a 3,78”.
Conclusioni
Alla luce di questa intensa esperienza possiamo affermare, di concerto con Alessio Carparelli e la sua equipe, che la Steyr L9-A1 è idonea all’utilizzo operativo e che affidabilità e precisione siano in assoluto i suoi maggiori punti di forza. Rispetto ai prodotti concorrenti, tuttavia, sembra risentire di alcune scelte progettuali incoerenti con le moderne tecniche di tiro da combattimento, che privilegiano la rapidità d’azione. Punti deboli? Organi di mira di serie, sgancio caricatore, bocchettone d’alimentazione. Soluzione? Tanto addestramento..