Reduce da un’esaltante Olimpiade, dove ha vinto 6 medaglie delle 12 disponibili nelle specialità in cui era presente, azienda più medagliata tra tanti nomi altisonanti, la Pardini Armi di Lido di Camaiore non è rimasta a cullarsi sugli allori e ha già provveduto a rinnovare parte della sua gamma di pistole. Secondo una filosofia cui Giampiero Pardini ci ha abituato, l’anno olimpico è quello in cui vengono presentate le novità più importanti, che lentamente andranno a sostituire modelli più obsoleti per proporsi come le armi da battere alle successive edizioni dei Giochi. Il 2012 non ha fatto eccezione.
La pistola K12 Absorber è un’arma che, per certi versi, costituisce il punto di sintesi del processo evolutivo che ha riguardato l’aria compressa in casa Pardini (a partire dalla P10 del 1982 per continuare con i modelli K58, K60, K90, K2, K10 che si sono succeduti) e, al tempo stesso, uno strumento ad alta innovazione, che va ad aggiungere a una meccanica già molto affidabile un efficace ammortizzatore di rinculo.
Ultima frontiera in una ricerca parossistica della prestazione perfetta, l’absorber è stato proposto da molti produttori, diventando popolare tra i tiratori di prima fascia e, a cascata, tra tutti gli altri. Nonostante la K12 sia stata presentata a inizio anno, giova segnalare che Luca Tesconi, argento di specialità a Londra 2012, ha ottenuto il suo straordinario risultato con la sua “vecchia” K10, arma ancora eccellente che Pardini ha tuttora a catalogo e manterrà ancora a lungo.
La K12 presenta gli accorgimenti tipici di un’arma di prima fascia. La tacca micrometrica con possibilità di regolazione dell’apertura della finestra di traguardo e il mirino sostituibile scorrevole lungo una guida ricavata sul compensatore (così da sviluppare una linea di mira di lunghezza compresa tra gli estremi di 340 e 385 mm) costituiscono un abbinamento perfetto per uno strumento che non esitiamo a definire professionale. La canna con tre fori di sfiato è in grado di ridurre la pressione in eccesso e stabilizzare l’arma prima ancora che il pallino abbandoni la rigatura e la colonna d’aria sia interrotta dai deflettori del compensatore. Il compensatore riprende il disegno a due luci della K2.
Rivisto e corretto, è lo scatto meccanico che, grazie alla presenza di leve di braccio più lungo, è più dolce e prevedibile; è presente il selettore per il tiro in bianco che permette l’allenamento senza inutile spreco di propellente. Non cambiano le possibilità di personalizzazione che consentono l’intervento dell’utente su tutti i parametri possibili. Il grilletto è di tipo pivottante in grado di assumere molteplici posizioni ed è applicato a una slitta che ne permette lo scorrimento longitudinale per circa 10 mm.
L’otturatore è comandato dalla classica manetta d’armamento di tradizione Pardini; in posizione di chiusura va a sormontare la culatta che, per facilitare la tenuta, ha una forma tronco-conica. Nuove sono le impugnature, cui sono state apportate piccole modifiche che le rendono più comode; ora sono prodotte con macchine a controllo numerico.
Non è pleonastico segnalare come le armi del produttore toscano siano totalmente realizzate in proprio nello stabilimento di Lido di Camaiore, a partire dalle canne, realizzate secondo il sistema della deformazione plastica utilizzato da pochi ma, tra questi, da tutti i migliori produttori al mondo. Interessante la nuova livrea dell’arma, presentata nel classico accoppiamento nero per canna e fusto con serbatoio, grilletto ed otturatore coordinati in colore oro o argento.
Passando a descrivere la grande novità della K12, è opportuno sottolineare come l’efficacia dell’ammortizzatore di rinculo in un’arma ad aria sia piuttosto difficile da percepire dalla maggior parte degli sportivi. Con pressioni, massa del pallino e velocità tutto sommato modeste, la differenza tra armi dotate dell’ausilio e altre che non lo siano è veramente ridotta, apprezzabile ma in grado di fare la differenza solo a quelle vette d’eccellenza frequentate da pochi. Non a caso, Pardini mantiene la produzione del modello K10 che, per inciso, ha un costo più contenuto. Se è difficile quindi valutare il vantaggio competitivo di un’arma con absorber, è molto più facile valutare lo svantaggio, in termini psicologici e di marketing, che l’assenza di un’arma del genere nel catalogo di un produttore d’eccellenza può avere a livello commerciale.
Ecco quindi che Giampiero ha provveduto a colmare la lacuna e, siccome non si accontenta di proporre novità perché le richiede il mercato, a fare un significativo sforzo d’immaginazione per disegnare un ammortizzatore che fosse efficace, regolabile, semplice. In una parola, innovativo. L’adozione del sistema ha obbligato a ridisegnare tutto l’otturatore, che ora presenta una sezione circolare e la culatta a vista. Scomparso il pistone-calcatoio, il pallino deve essere introdotto in canna manualmente, una soluzione che tanti agonisti dichiarano di preferire.
Il principio su cui si basa lo smorzatore di rinculo è il terzo della dinamica (in un sistema inerziale, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria tale che la loro coppia sia nulla), attuato mediante una massa che si muove per inerzia (ma in questo caso non solo) in direzione contraria a quella del proiettile. Questa massa ammortizzante è costituita da un cilindretto realizzato in una lega ad alto peso specifico a base di neodimio, un elemento appartenente al gruppo delle terre rare che trova applicazione industriale nella produzione di magneti permanenti. Il campo magnetico che si genera tra il cilindro e l’otturatore, al cui interno quello scorre, consente alla massa ammortizzante di mantenere la giusta posizione fino al momento dello sparo senza l’impiego di sistemi di ritegno che andrebbero a complicare il disegno del sistema.
Il distaccamento della massa e il suo arretramento (utile a contrastare il rinculo) è indotto dall’inerzia conseguente allo sparo e favorito da un flusso d’aria proveniente dalla valvola. Questo flusso d’aria, per di più, è regolabile mediante un riduttore di pressione così da consentire regolazioni discrezionali. L’affidabilità è garantita dalle caratteristiche fisiche dell’ammortizzatore (il neodimio è un magnete permanente che non risente dei fattori ambientali); l’autonomia dell’arma non viene inficiata in maniera significativa: pur consumando un 10% in più per l’azionamento del sistema, l’arma conserva un’autonomia superiore ai 200 colpi. Il livello di finiture dei componenti è eccellente e garantisce totale assenza di manutenzione. Infine, il peso contenuto dell’absorber (circa 45 grammi), non influisce sul peso dell’arma, in linea con il modello già a catalogo.
In poligono la K12 ha confermato le doti di bilanciamento, qualità meccanica dello scatto e balistiche che già conoscevamo grazie alla K10. Molto interessante si è rivelato il funzionamento dell’absorber, in grado di ridurre a valori modestissimi, se non di annullare, il rinculo.
La prova di sparo, effettuata alternando in rapida successione le pistole K10 e K12, ha dimostrato come la nuova arma abbia effettivamente una reazione molto neutra, che richiede un minimo di adattamento e in una fase iniziale può anche non piacere. Conscio di questo fatto, Giampiero Pardini ha deciso di mantenere in linea anche la gloriosa K10 che non rappresenta assolutamente, nel catalogo, una seconda scelta rispetto alla più recente K12. Si tratta di due armi diverse, destinate a convivere e a soddisfare le esigenze di tiratori differenti.
SCHEDA TECNICA
Pardini K12 Absorber
Costruttore | Pardini Armi |
Modello | K12 Absorber |
Tipo | Pistola ad aria pre-compressa |
Calibro | 4,5 mm |
Caricamento | Manuale |
Sistema di scatto | Azione singola |
Organi di mira | Tacca micrometrica, mirino sostituibile |
Sicurezza | Dispositivo per il tiro in bianco |
Lunghezza canna | 240 mm |
Dimensioni | 415 x 149 x 49 mm |
Materiale del fusto | Lega leggera |
Finitura | Brunitura nera opaca, lucida per la canna |
Peso | 990 grammi |
Numero di Conformità | 262 |
Prezzo | 1.614 euro |