L’occasione era troppo ghiotta: un bando della polizia di frontiera indiana per la fornitura di 34.000 pistole mitragliatrici, quantità espandibile a 40.000. Non si poteva proprio evitare la partecipazione, ma con che cosa? In casa Beretta c’era già una eccellente pistola mitragliatrice, la PM12, sicuramente in grado di affrontare la concorrenza costituita dall’israeliana Mini-Uzi, già presente sul mercato indiano con il Tavor, e dalla MP9 di Brugger e Thomet. La PM12 è piuttosto corta e per trasformarla in carabinetta sarebbe bastato sostituire il calcio pieghevole con uno fisso, ma non poteva assolutamente rientrare nei requisiti di peso.
Si decise quindi di trasformare un’arma anch’essa già presente in catalogo, questa volta in quello civile: la carabina CX4 che già spara munizioni in calibro 9. La Mx4 Storm è il risultato di quella decisione.
Al primo impatto visivo la pistola mitragliatrice è avveniristica; l’uso del tecnopolimero ha consentito di avere forme sinuose e una realizzazione che, grazie ad incastri precisi, consente lo smontaggio con separazione in due parti semplicemente sfilando un traversino. La ricomposizione è altrettanto veloce.
Per via del tiro a raffica, è stata modificata la zigrinatura nella parte anteriore del calcio. Osservando meglio l’arma noteremo anche una leggera modifica dello scafo: vicino al selettore è stata aggiunta una sporgenza che ne evita lo spostamento indesiderato.
Come è di moda oggi, anche nella sua configurazione base l’arma è dotata di una slitta Picatinny, che può essere estratta dalla parte anteriore del calcio ed è tenuta in sito dall’attacco molleggiato per la maglietta della cinghia. La slitta estraibile consente l’installazione di una torcia, di un puntatore laser o di altri accessori, forniti direttamente da Beretta o commerciali e facilmente reperibili in ogni Paese. Con l’aggiunta di una ulteriore triplice slitta Picatinny, fornita come accessorio, che si aggancia alla parte anteriore del calcio, è possibile anche equipaggiare l’arma con una baionetta - espressamente richiesta dagli indiani - o di un bipiede, peraltro eccessivo sotto una carabinetta corta e leggera munita di uno scatto davvero duro.
L’arma, alle cui caratteristiche si addice il red dot come strumento di puntamento, è intelligentemente dotata di organi di mira tradizionali, costituiti da un mirino abbattibile e regolabile in altezza e deriva e da una doppia diottra a “L” per due distanze predefinite di 30-35 e 80 metri, intese come “Short Range” e “Long Range”. Caratteristica encomiabile, la diottra in condizioni normali oscura completamente l’occhio che prende la mira, per cui per vederci è indispensabile traguardare attraverso la diottra e per conseguenza mirare. Una caratteristica che previene qualche futuro problema, visto che il tiro istintivo è sempre da evitarsi con armi a raffica.
In volata, una boccola zigrinata copre una filettatura utile per l’aggiunta di uno spegnifiamma o di un eventuale soppressore di suono. In questo caso saranno necessarie cartucce subsoniche.
L’arma, che pesa solo 2,5 chili ed è lunga 65 centimetri, caratteristica quest’ultima che la rende molto adatta all’uso in spazi ristretti, funziona a chiusura labile ed a otturatore chiuso. Ha vinto la gara in funzione di resistenza nelle peggiori condizioni (polvere e fango), precisione e durata, con prove che prevedevano ben diecimila colpi.
Al pari della CX4 da cui deriva, la pistola mitragliatrice è ambidestra con finestra di espulsione reversibile. La reversibilità è efficace ma non è agevole; non basta spostare il tappo della doppia finestra di espulsione, ma occorre anche intervenire, pur se con estrema semplicità, su organi interni per scambiare tra loro estrattore ed espulsore. Sarà bene affidare il compito ad un armaiolo di reparto e non al singolo agente.
Però chi è mancino oggi lo sarà anche domani e dopodomani per cui dopo aver riconfigurato l’arma non saranno necessari ulteriori interventi. La condizione di camera carica è indicata dall’estrattore, che sporge e può essere avvertito anche al tatto; una sicura automatica al percussore previene ogni sparo involontario. La canna è cromata internamente, per accrescerne resistenza e durata.
La carabinetta usa un caricatore da 30 colpi, munito di una placchetta laterale destinata a bloccare un inserimento troppo violento, compatibile con quello della pistola 92/98, tanto che possono essere utilizzati sia il caricatore da 17 colpi della 92A1 sia quello da 15 colpi della 92FS. In questo caso il caricatore è inserito in una guaina parziale, inserita nell’alloggiamento che lo ospita, realizzata nello stesso tecnopolimero in cui è realizzato il calcio dell’arma.
La struttura dell’arma renderebbe possibile una versione in calibro .45 ACP, che però al momento non è prevista. Lo smontaggio, come già anticipato, è di assoluta semplicità: con un bossolo o una cartuccia si preme sul traversino sotto la manetta d’armamento e lo si sfila dalla parte opposta. Poi si spinge in avanti la parte anteriore dell’arma e si separano le due parti. Quindi si sfila la manetta d’armamento e si estraggono otturatore e molla di recupero. Sfilando la clip metallica posta nel portaotturatore è possibile accedere ad estrattore ed espulsore per poterli eventualmente invertire tra loro.
Allo sparo a colpi singolo, la sensazione di rinculo è praticamente inesistente, come sulla Cx4. Il movimento rettilineo dell’arma rende estremamente facile il riallineamento sul bersaglio; lo sparo ad otturatore chiuso conferisce all’arma un grande stabilità.
Le masse in movimento nel gruppo di scatto al momento dello sparo sono esigue in rapporto al peso complessivo dell’arma; ne risulta una precisione utile decisamente elevata, che è stata una delle ragioni del successo, visto che la precisione era un ben preciso requisito del capitolato.
A raffica, per contro, il peso ridotto si fa sentire, soprattutto visto che unito all’elevato rateo di fuoco di 1200 colpi al minuto.
Il problema del calore è stato risolto con efficacia, anche considerando che per le forze alle quali la Mx4 è destinata e per le condizioni operative, è da escludere una situazione che preveda lo sparo di tre-cinque caricatori consecutivi a raffica, secondo il test che effettivamente ha un senso sui fucili d’assalto.
Posso ragionevolmente supporre, però, che nei test indiani le prove di stress, oltre a quelle tradizionali di acqua, polvere e fango abbiano compreso anche quella di smaltimento del calore.
In conclusione, l’insieme di peso leggero, meccanica efficiente, curato binomio canna-cartuccia ed ergonomia totale fa di questa nuova pistola mitragliatrice un’arma di successo.