Sembra un AK 47… e lo è: un vero AK 47 dei primissimi lotti, quelli costruiti in gran parte in lamiera stampata fino al 1949 e che si dimostrarono alla lunga non soddisfacenti, pare perché difficili da costruire con la tecnologia oltre cortina del tempo relativa all’unione delle parti in lamiera, costringendo i sovietici a ripiegare su più lunghe e tradizionali lavorazioni dal pieno fino alla soglia degli anni ‘60.
Si tratta tra l’altro di un Type 1B, con il calcio pieghevole (inesorabilmente fissato per l’importazione nel nostro Paese) e merita descrivere le notevoli le differenze costruttive con i più diffusi e tardi AKM che tutti conoscono.
Innanzitutto la lamiera impiegata risulta di spessore decisamente elevato, ben superiore a quella da un millimetro utilizzata negli AK sovietici e dei loro alleati europei, e persino più spessa di quella da 1,5 mm utilizzata dai cinesi.
Ben diversa anche l’impugnatura a pistola, costituita da due guancette fissate a un supporto interno al posto di quella monolitica tipica di tutti gli AK.
Ovviamente la canna è fissata ad un blocco fresato dal pieno che porta anche le sedi delle alette di chiusura, così come avviene sui “normali” AKM, ma è ben diverso il sistema di fissaggio di questo blocco, il Trunnion anteriore, al castello in “lamierone”.
Innanzitutto questo blocco lavorato dal pieno è molto più lungo che sui più tardi AKM, arrivando talmente indietro da comprendere l’espulsore, rivettato al castello negli AKM e qui invece ricavato dal pieno nello stesso Trunnion.
Totalmente differente, poi, il collegamento con la parte in lamiera del castello: anteriormente non sembra vi siano rivetti di sorta e forse si è fatto ricorso ad un semplice incastro, mentre i rivetti, in numero di due, sono presenti nella parte posteriore, talmente indietro da essere in corrispondenza del vano caricatore.
Altre componenti interne, come le guide dell’otturatore, sono realizzate mediante lamiere stampate e poi rivettate al castello, con le teste dei rivetti e di altri perni spianate a filo della lamiera; esaminando controluce i fianchi del fusto si notano poi dei segni circolari come di punti di saldatura, ma non possiamo esserne sicuri.
Pare comunque che proprio il fissaggio delle varie parti fosse il tallone di Achille di questi AK e solo con la completa padronanza delle nuove tecnologie, arrivata più meno alla fine degli anni ’50, i sovietici furono in grado di costruire armi efficienti e affidabili mediante l’uso della lamiera stampata, per di più di spessore molto ridotto rispetto a quella utilizzata sui questi Tipo 1.
La meccanica è, tutto sommato, la stessa delle versioni successive, al punto che abbiamo potuto scambiare otturatore e portaotturatore con AK e AKM di varia provenienza: le armi ciclavano regolarmente a vuoto ma certo non ci siamo azzardati a spararvi.
Anche il sistema di scatto è molto simile a quello delle versioni successive, ma utilizza normali molle a filo singolo anziché quelle a filo ritorto che sono diventate un segno distintivo dei Kalashnikov.
Diversa, invece, la struttura del lungo pistone, incastrato al solito con un certo gioco al portaotturatore, caratterizzato da uno stelo scanalato e da un foro apicale che ricorda molto quello presente sui più tardi Zastava 76 in 8x57, di cui non si capisce la reale funzione.
Altra piccola differenza riguarda la leva interna della sicura-selettore, qui di ampiezza molto più contenuta e che pertanto non arriva alla parete sinistra del castello.
Pur concettualmente simile, il coperchio della meccanica è del tutto diverso da quelli in sottile lamierino cui siamo abituati: qui abbiamo uno spessore di ben 1,5 millimetri, oltre il doppio di quella dei successivi modelli!
Incredibile la realizzazione del calcio stampella, ricavato per fresatura dal pieno! Passi che i sovietici avessero problemi nelle saldature delle lamiere, ma che non fossero in grado di realizzare una stampella senza dover fresare un blocco di acciaio ci lascia davvero perplessi, eppure questa soluzione la ritroveremo pari pari anche sui successivi AK fresati dal pieno e dotati di calciatura pieghevole.
L’esemplare fotografato porta una strana scritta realizzata con penna elettrica sulla fiancata sinistra del Trunnion: leggiamo la matricola, peraltro riportata su moltissimi particolari interni, uno strano stemma romboidale, ed il numero 1967, forse l’anno di riarsenalizzazione.
Se così fosse non si potrebbero escludere interventi tesi a migliorare alcuni aspetti più critici: fatto sta che così, a prima vista, non abbiamo trovato nulla di sbagliato su questo primo esempio di Kalashnikov e tutto sommato potremmo considerarlo equivalente ai più diffusi AKM, ma appunto è solo un giudizio derivante da un esame molto superficiale ma conforto di questa valutazione possiamo notare che in rete sono disponibili foto di AK primo tipo ancora oggi in uso in varie parti del mondo.
Produttore Arsenali militari russi
Esemplare Importato da Legion Italia SRL Via G. Menconi 17, Carrara Avenza, Tel 058552563 www.legionitalia.com
Modello AK 47 Type 1B
Tipologia ARMA comune demilitarizzata
Calibro 7,62x39