Una storia lunga secoli
Più di 16.000 reperti, tra cui150 modelli di navi ed imbarcazioni, circa 2500 medaglie, 1500 nastri per berretti da marinaio, 6.500 cimeli, oltre 10.000 documenti e fotografie e circa 15.000 libri tutto questo è Il Museo Tecnico Navale di La Spezia. L’allestimento di questa notevole raccolta di cimeli, armamenti e documenti è iniziato qualche secolo fa e tuttora va avanti. Se infatti il museo, voluto dalla Marina Militare, è stato ufficialmente istituito con R.D. 19 aprile 1925, n.659, si può dire che esso abbia origine nel XIV secolo. Infatti l’embrione di quella che diventerà la Marina da Guerra Italiana risale ad Amedeo VII (Conte rosso, 1360 - 1391) che nel 1388, aggiungendo ai suoi possedimenti la città e la contea di Nizza, crea il primo nucleo della marina savoiarda; nel golfo di Villafranca viene costruita una base navale che mette in mare le prime galere.
Di pari passo vengono raccolti modelli, reperti e cimeli, a testimonianza sia delle imprese compiute sia dell'evoluzione della marina militare. Nel XVIII secolo la raccolta prende la forma di museo. Passato il ciclone napoleonico, durante il quale i Savoia si rifugiano in Sardegna con la flotta che getta l’ancora nel golfo di Cagliari e con gli studi e la raccolta dei reperti che continuano nella nuova sede, il Trattato di Parigi del 1814 concede agli stessi Savoia anche il ducato di Genova. Di conseguenza Vittorio Emanuele I (1759 - 1824) sposta la sede della marina militare proprio nel golfo di questa città. Nell’ambito di questi cambiamenti anche il museo navale viene trasferito a Genova sotto la supervisione del direttore dell'arsenale, il generale Felix de Costantin. Ma è con il 1860 che la raccolta museale compie il suo grande passo con la fusione nella Reale Marina Sabauda delle marinerie dell’Italia preunitaria; lo sviluppo della collezione porta ad un ulteriore trasferimento, quello definitivo, nel 1869, nell'arsenale di La Spezia.
Qui dopo la vittoria nella Prima Guerra Mondiale viene anche trasferito tutto il materiale storico collezionistico della importante ex base navale asburgica di Pola. Dopo secoli di crescita ininterrotta il museo viene coinvolto, data la sua ubicazione all’interno dell’Arsenale di La Spezia, nelle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale che arrecano notevoli perdite e danni alle raccolte. Nel 1958 al termine di un lungo periodo di restauro, il museo ritorna nuovamente visitabile nei locali dell’attuale sede ma presto ci si accorge che necessità nuovamente di interventi per sfruttare al massimo la cubatura degli spazi che lo ospitano, ormai insufficienti e per dare maggiore razionalità al percorso di visita. Così, e giungiamo ai nostri giorni, si progetta un radicale riallestimento volumetrico ed espositivo, che includa tutte quelle strutture (depositi, laboratori, libreria, sala conferenze, ristoro) indispensabili ad un museo moderno.
Le sezioni espositive: il giardino
La parte esterna del museo che accoglie il visitatore ad inizio percorso di visita (le sale dedicate all’evoluzione navale e ai mezzi d’assalto sono momentaneamente chiuse per restauro) è un vasto giardino dove si trovano: il monumento ai sommergibilisti caduti per la patria in bronzo con incisi i nomi dei vari sommergibili
operativi durante le due guerre mondiali; pezzi del sommergibile Scirè, in particolare il rostro taglia reti e un cilindro per il trasporto dei cosiddetti “maiali”, siluri a lenta corsa.
L’unità venne affondata nel 1942 nella Baia di Haifa al comando di Bruno Zelik, non prima di essersi distinta ai comandi del principe Valerio Borghese in diverse azioni ardite che valsero alla sua bandiera la medaglia d’oro al valore militare; una collezione di ancore di vario tipo tra cui spicca una rara ancora a fungo.
Sempre nello spazio esterno del museo è possibile ammirare una raccolta di cannoni del XVII e XIX secolo provenienti dalle fortificazioni del Golfo di La Spezia; un lanciabas e un porcospino, armi antisommergibile in grado di lanciare bombe di profondità, utilizzate su corvette e fregate fino agli anni ’80 del XX secolo; un sottomarino Woodstock per azioni esplorative e di recupero, da 22/24 tonnellate con equipaggio di due piloti più un assistente; una delle enormi eliche della nave da battaglia Vittorio Veneto, una corazzata della Regia Marina della classe Littorio, demolita nel dopoguerra. Vicino ad essa si erge un pezzo da 100/47 su affusto a basamento, il cannone di norma montato sui sommergibili italiani della Seconda Guerra Mondiale
La sala sulle armi subacquee
In essa è possibile osservare l’evoluzione tecnologica del siluro, partendo dal prototipo utilizzato dalla Marina nel 1875 (prototipo Whitehead), passando per i modelli dotati di giroscopio e doppia elica contro rotante per stabilizzarne la rotta, per arrivare ai vari tipi impiegati nella prima e nella seconda guerra mondiale. L'evoluzione delle mine subacquee è testimoniata dalla presenza di esemplari originali utilizzati durante i conflitti mondiali.
La sezione esplorazioni subacquee
Da sempre vanto della nostra Marina da Guerra, ancora oggi con il Gruppo Subacquei e fin dai suoi albori, la tradizione subacquea e l’esplorazione degli alti fondali sono qui raccontate da diverse attrezzatura e da alcuni veri e propri cimeli quali lo Scafandro rigido P 200 e la Torretta butoscopica per immersione a grandi profondità, entrambi prodotti dalla ditta Galeazzi negli anni ’30.
La galleria delle armi da fuoco portatili individuali, lunghe, corte, di squadra
In questa sezione si possono ammirare bocche da fuoco di varia provenienza e di varie epoche. Il museo spazia dall'arma a ruota alla MG 42, passando per spingarde moresche del XVI sec., bombardelle ad avancarica e bocche da fuoco a retrocarica. Tanto per dare un’idea della vastità del materiale, le armi da fuoco portatili individuali, lunghe, corte, di squadra ammontano a più di 400 esemplari.
Di particolare interesse è la collezione di fucili: oltre a quelli di ordinanza (numerose sono le versioni di fucili Vetterly e Moschetto presenti), il museo vanta anche nelle sue vetrine molti modelli sperimentali, alcuni unici al mondo, costruiti da fabbriche nazionali ed estere come prototipi per l’Esercito Italiano, che poi li scartò. All’interno del museo opera anche un laboratorio per il restauro delle armi da fuoco e il loro studio. Di particolare interesse, infine, è la documentazione fotografica sui primi esperimenti di Guglielmo Marconi con le stazioni riceventi mobili alla fine dell'Ottocento.
La sezione delle artiglierie navali scudate
Comprende vari pezzi antecedenti e coevi alla Seconda Guerra Mondiale che si sono salvati dalla distruzione generale dell’Arsenale nel 1944-45 e che erano in forza a torpediniere e incrociatori della Regia Marina. Si va dagli scudati 100/47 prodotti dalla Oto Melara e dai Cantieri Orlando ad un cannone cerchiato da 102/45 su affusto a piattaforma di produzione Amstrong Pozzuoli, esploso nel 1927 a La Spezia durante le prove di collaudo.
Il pezzo incidentato ci permette di osservare la sua canna rigata interna che stabilizzava la traiettoria del proiettile ed il guscio esterno che serviva ad aumentare la tenuta della canna agli sbalzi termici e alla pressione. Pezzo veramente unico, una centrale elettromeccanica di tiro delle Officine Galileo risalente al 1937 e impiegata sulle navi della Classe Littorio. Per il suo funzionamento erano necessari 8 addetti che si occupavano di inserire vari dati relativi alla propria nave, al bersaglio e al vento; in base a questi la centrale calcolava gli esatti valori di brandeggio e alzo da impostare sui pezzi di artiglieria.
L'archivio cartaceo
Oltre 10.000 documenti e fotografie e circa 15.000 libri sono un patrimonio inestimabile di informazioni e dati. Ad oggi, anche se non ancora finito, data la mole del materiale, è comunque a buon punto il lavoro di riordino e catalogazione delle migliaia di lastre fotografiche d'epoca; studenti universitari hanno qui compilato le tesi di laurea e sono editate in proprio alcune monografie tematiche.
La sala dedicata all'evoluzione navale
Momentaneamente chiusa per restauro, ospita un excursus sulla navigazione antica, costituito dai modelli di alcune imbarcazioni egiziane del 1500- 1350 a.C., di un'unità da carico etrusca del V-IV secolo a.C., di una trireme romana; seguono la nave vichinga di Osenberg, le tre unita' colombiane, una galera ed una galeazza veneta, una caracca, un vascello anseatico. Fra i modelli del periodo delle Marine pre-unitarie, sono esposti un vascello toscano della fine del XVIII sec., un vascello murattiano del principio del XIX sec., il vascello Il Monarca della Marina Napoletana e le fregate S. Giovanni, Vettor Pisani e S. Michele della Marina Sarda, le prime a propulsione mista, cioè con vele e apparato motore ad elica.
Segue una carrellata di modelli di quasi tutte le principali unità italiane varate tra il 1860 e il 1910 nell'arsenale della Spezia, e quelli di navi italiane della Seconda Guerra Mondiale.
Il percorso inizia con la prestigiosa e potente Corazzata Duilio, progettata da Benedetto Brin nel 1873, e si snoda attraverso i successivi tipi Italia, Sardegna, Regina Margherita, Dante Alighieri e Leonardo da Vinci, fino a giungere alle unità tipo Roma, della II Guerra Mondiale, da 35.000 tonnellate.
Vediamo esposti anche i modelli di vari incrociatori, cacciatorpediniere, torpediniere, sommergibili, cannoniere, dragamine, ecc. ed infine quelli di navi in servizio, tra cui spicca per la pregevole fattura, la nave porta-aeromobili Giuseppe Garibaldi. Molto ammirata dai cultori dell'arte navale è l'esposizione di 115 modelli di ancore, tutti costruiti dal laboratorio del museo in base ai disegni originali, essi illustrano l'evoluzione dei vari tipi di ancora attraverso i tempi, iniziando da quella primordiale in pietra, usata sulle imbarcazioni preistoriche, giungendo ai tipi più moderni.
Tra i cimeli più antichi va annoverata una raccolta di polene e cariatidi appartenute a vascelli del XV, XVI, XVII secolo, alcune di esse sono di particolare interesse storico. Citiamo soltanto la polena Minerva, proveniente dall'omonimo vascello borbonico, a bordo del quale nel 1799 venne impiccato l'Ammiraglio Francesco Caracciolo, reo di alto tradimento per aver aderito alla Repubblica Partenopea. Fra le polene merita menzione la misteriosa scultura lignea femminile, detta Atalanta, che si crede possa fare impazzire con il suo fascino inquietante chi la guardi troppo a lungo.
La sala dei mezzi d'assalto
Anche essa chiusa per restauro,(alcuni pezzi sono stati spostati nel gardino) raccoglie una vasta documentazione. I primi reperti, risalenti alla guerra del '15-'18, sono i resti del Grillo (modello del Mas 15) e un prototipo dell'ordigno con il quale Rossetti e Paolucci affondarono nel porto di Pola la corazzata austriaca Viribus Unitis, il 1º novembre 1918. Sono presenti, inoltre, il prototipo della torpedo semovente di Tesei e Toschi (meglio nota come Maiale), il "siluro a lenta corsa", impiegato durante la Seconda Guerra Mondiale, nonché un barchino e altri mezzi d'assalto, che testimoniano l'attività, nata a La Spezia, del "Gruppo mezzi d'assalto" durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per informazioni
Direttore: Capitano di Vascello Roberto Giovanni Palì
Sede: Viale Amendola, 1 – 19122 La Spezia
tel. 0187 784763 Segreteria: 0187 784836 - Archivio: 0187 784832 – Biblioteca: 0187 785571
email: marinanord.mtn@marina.difesa.it
sito web: Museo Tecnico Navale di La Spezia